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Klarna cresce in Italia e lancia la shopping app che rateizza le spese

La società svedese sbarcata in Italia nell’ottobre 2020 oggi conta oltre un milione di utenti attivi, 6.500 brand partner e ha appena lanciato una app per rateizzare tutti i pagamenti

Klarna cresce in Italia e lancia la shopping app che rateizza le spese

L’ultima arrivata è la app per lo shopping, pensata per rendere l’esperienza di acquisto meno complicata possibile e rateizzare le spese anche nel cas

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L’ultima arrivata è la app per lo shopping, pensata per rendere l’esperienza di acquisto meno complicata possibile e rateizzare le spese anche nel caso in cui i brand non siano partner di Klarna. Il percorso dell’azienda svedese di retail banking, è iniziato meno di vent’anni fa in uno scenario decisamente diverso (dove non solo non esistevano le app ma nemmeno gli smartphone) e ha fatto un balzo importante sull’onda della trasformazione tecnologica: è nata nel 2005 e oggi è attiva in 45 Paesi con 147 milioni di utenti e un gross merchandising value di 80 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2021.

La conquista culturale del consumatore italiano

In Italia Klarna è sbarcata nell’ottobre 2020 con alcuni partner e una decina di persone nello staff e si è affermata cavalcando non solo l’evoluzione tech, ma anche una trasformazione culturale che la pandemia, a suo modo, ha contribuito ad accelerare. Mentre il Covid-19 rendeva l’acquisto online una prassi anche tra le fasce meno tecnologiche della popolazione, le soluzioni di pagamento smart hanno preso piede soprattutto tra i più giovani: «In Italia c’è una bassa penetrazione delle carte di credito, per una certa avversione all’accedere a forme di credito – dice Francesco Passone, head of Southern Europe di Klarna – e così la possibilità di dilazionare le spese fatte con qualsiasi carta, anche prepagata, e senza costi, a fronte di un rapido controllo delle finanze, ha trovato terreno fertile». Così oggi Klarna ha 6.500 partner, un team di 200 persone e un pubblico sempre più nutrito: a metà febbraio 2022 l’azienda ha annunciato di aver superato quota 1 milione di consumatori attivi nel mercato italiano. «L’Italia è un mercato meno evoluto nei pagamenti digitali rispetto ad altri – continua Passone – e ha un peso specifico che dipende da brand a brand, ma al netto di queste considerazioni il tasso di utilizzo dei nostri servizi sta crescendo rapidamente e si sta allineando a quello del Regno Unito».

Brand e acquisti trasversali, dalla Treccani al lusso

La moda – insieme all’elettronica, al design e al beauty – è uno dei settori in cui i pagamenti smart (le 3 rate senza interessi, il “compra adesso e paga dopo”, ma anche il “paga ora”: questi i servizi di Klarna in Italia ) si stanno diffondendo e affermando con maggiore velocità. Tra i partner dell’azienda (online e offline) ci sono marchi diversi che spaziano dal fast fashion (H&M, Alcott) al lusso (Santoni, Aquazurra), ma anche e-tailer come net-à-porter. «Per l’Italia abbiamo scelto un approccio orientato al mondo della moda e del beauty a 360 gradi – continua Passone – ma gli acquisti sono molto eterogenei sia per prodotto – si va dall’abbigliamento alla Treccani, passando per l’aspirapolvere Dyson, sia per importo». Il successo di questo modello di pagamento, come spesso accade, è “certificato” dall’ingresso in campo di alcuni big player del settore e-shopping e e-payment: Paypal e Amazon. «Diamo il benvenuto a competizione di ogni genere, vogliamo migliorare ed estendere esperienza di smooth shopping. Klarna nasce come operatore di buy now pay later ma per noi questo era un punto di partenza: siamo un’azienda a tutto tondo e offriamo diversi strumenti di shopping e pagamento».

La shopping app – che oggi è utilizzata da 23 milioni di utenti Klarna nel mondo – si inserisce in questo percorso di crescita, andando a plasmare un’esperienza di shopping personalizzata (si possono salvare brand o prodotti preferiti, magari in attesa di sconti o riduzioni di prezzo,, e aderire a un bonus club) e anche consapevole, visto che monitora anche le emissioni di Co2 di ogni acquisto.

Fonte: Il Sole 24 Ore

 

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