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Economia e Covid-19: una ripresa a forma di V, di L o di K? Meglio a forma di S O S

Pensare ancora all'economia di scala in un mondo flagellato da una pandemia comporta dei rischi. Dalla scala si cadrà se la quantità annulla la qualità

Economia e Covid-19: una ripresa a forma di V, di L o di K? Meglio a forma di S O S

Nei primi mesi del 2020, l’umanità ha smarrito il suo percorso. La Banca Mondiale nel suo rapporto Global Economic Prospects si è così espressa: Covi

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Nei primi mesi del 2020, l’umanità ha smarrito il suo percorso. La Banca Mondiale nel suo rapporto Global Economic Prospects si è così espressa:

Covid-19 è lo shock più negativo per l’economia globale in tempo di pace da un secolo a questa parte. Si prevede che questa sarà la quarta peggior recessione globale dal 1871. Mai dal 1871 una percentuale così alta di economie è stata in recessione [oltre il 90%].

Sotto l’attacco del killer invisibile COVID-19, i tracciatori di sentieri lungo i quali corre la nostra vita materiale hanno presentato una varietà discenari. A forma di ‘V’, si vede l’economia che si riporta sulla via di sviluppo prima dell’aggressione per poi, forse, imboccare un altro cammino percorribile a passo ancor più svelto.

Laurence Boone, capo economista dell’OCSE, nell’Economic Outlook di giugno 2020 ha manifestato a riguardo un forte dubbio, dichiarando: “La maggior parte delle persone vede un recupero a forma di V, ma noi pensiamo che la ripresa si fermerà a metà strada. Entro la fine del 2021, la perdita di reddito supererà quella di qualsiasi precedente recessione degli ultimi 100 anni al di fuori del tempo di guerra, con conseguenze terribili e durature per le persone, le imprese e i governi”.

A forma di ‘U’, si riprende la velocità precedente ma resta ampio il divario da colmare. Ciò vuol dire una perdita economica una volta per tutte. A forma di ‘L’, la scomparsa di attività produttiva è in continuo aumento perché rallenta il ritmo di crescita dell’economia. Michael Spence, Premio Nobel nel 2001, e Chen Long hanno disegnato uno scenario a forma di ‘S’. L’accelerazione sarebbe lenta ma costante. Tuttavia, in prossimità dei livelli di produzione pre-pandemici, i settori che incontreranno le maggiori difficoltà nel rientrare nel loro trend a causa del persistente distanziamento sociale farebbero decelerare il ritmo della ripresa.

L’economista Nouriel Roubini ha mostrato uno scenario a forma di ‘I’, una linea verticale che rappresenta l’economia reale e i mercati finanziari in caduta libera. Sul Financial Times del 10 giugno 2020, l’economista Peter Atwater ha disegnato un percorso a forma di K, con la forbice delle disuguaglianze che si allarga: da una parte, un rimbalzo di fiducia tra la maggior parte delle più grandi aziende del mondo, i ricchi e la gente che lavora a casa; dall’altra, le condizioni ulteriormente peggiorate per le piccole imprese, la classe operaia e tanti lavoratori in ruoli essenziali.

Per immetterci in un cammino affatto diverso dovremmo far scendere dalla bilancia la crescita economica. Essa vi sale e vede il suo peso aumentare. Va bene. Ciò che conta è la quantità. Dopo il tonfo da pandemia, la ripresa a ‘V’ è un arrampicarsi rapidamente. A fine luglio 2020, aggiornando le previsioni di marzo, Nouriel Roubini ha scritto: “Dopo essere scesi del 30-40% all’inizio della pandemia, molti mercati azionari hanno recuperato la maggior parte delle perdite, grazie alla massiccia risposta della politica fiscale e alla speranza di un imminente vaccino COVID-19. La ripresa a forma di ‘V’ sui mercati indica che gli investitori si aspettano una ripresa a forma di ‘V’ nell’economia”. Nello stesso mese, un altro economista, Jim O’Neill, ha sostenuto che “Se la ripresa a ‘V’ arriverà, sarà importante spostare l’attenzione su altre questioni, come la qualità della crescita futura”.

Salire: dal latino scandĕre, da cui ‘scala’. La scala ha ossessionato gli economisti. Aumentare la scala di produzione, cioè far salire di dimensione l’impresa, l’unità produttiva o l’impianto, comporta la discesa del costo medio unitario del prodotto: un vantaggio economico imperdibile. Il ‘principio della scala’ si presenta eterno e universale.

Nell’età paleolitica, osserva Ronald Wright, nel suo saggio A Short History of Progress uccidere due mammut anziché uno era considerato un progresso; un progresso tanto grande da risultare eccessivo e, quindi, dannoso perché si finiva col morire di fame. Molto più in là nel tempo, con il susseguirsi delle ondate di industrializzazione, quel principio si è esteso dall’industria ai servizi e all’agricoltura. Oggi, le aziende agricole in veste industriale si dedicano a una sola cultura estesa per migliaia di ettari. Donna Kilpatrick che presiede Heifer Ranch, una struttura di formazione agricola statunitense, ha avanzato una proposta rigenerativa dell’agricoltura: “Diversificando le colture, gli agricoltori possono resistere meglio alle crisi e proteggere e promuovere ecosistemi agricoli sani”.

Con la scala vogliamo ascendere al regno della quantità, a tutto ciò che suscettibile di accrescimento o diminuzione può essere misurato. Dalla scala, però, cadiamo se trascuriamo la qualità che non è sinonimo di lusso, ma di ben-essere dell’uomo e della natura.

Fonte : www.lavocedinewyork.com

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