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Occhiali Di Lana, L’agrifashion Pugliese Che Vince L’Oscar Green

Occhiali Di Lana, L’agrifashion Pugliese Che Vince L’Oscar Green

Occhiali di Lana – l’agrifashion made in Puglia che vince l’Oscar Green di Concetta Colucci Occhiali di lana, è l’idea innovativa di due gio

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Occhiali di Lana – l’agrifashion made in Puglia che vince l’Oscar Green

di Concetta Colucci

Occhiali di lana, è l’idea innovativa di due giovani imprenditori pugliesi che vince l’Oscar Green della Coldiretti con il sostegno di Campagna Amica nella categoria “Fare Rete”.

Un gioiello di arte manifatturiera a cui hanno collaborato Donato Mercadante, allevatore di Altamura e Filippo Clemente di Pecore Attive.

La lana è oggi un rifiuto speciale non pericoloso ma di problematico smaltimento, oltre che un mancato incasso non essendo ormai più utilizzata per guanciali e materassi. Unita al latte costituiva il reddito degli allevatori come Mercadante che ha sposato in pieno l’idea di Filippo Clemente e del suo Pecore Attive di dare nuova vita alla lana della tosatura delle pecore.

Si tratta di razza merinos “Gentile di Puglia” la cui tosatura ha consentito la realizzazione di questi particolari occhiali, un prodotto definito agrifashion con una montatura composta proprio da lana di pecora in una forma morbida ondulata e decisamente diversa dal consueto.

Abbiamo intervistato Filippo Clemente imprenditore di Pecore Attive per Il Sud Online:Come è nata la collaborazione con Donato Mercadante?
Per la nostra piccola realtà artigianale è fondamentale l’incontro con giovani allevatori capaci di investire su un tema molto delicato come quello della valorizzazione della lana, oggi rifiuto speciale.

Non tutti gli allevatori sono disposti ad accettare la sfida di investire risorse umane e finanziare affinché la lana risulti di media-buona qualità per la tosatura e successiva vendita del prodotto che si definisce “sucido”.
Un prodotto di buona qualità conserva la biodiversità e rispetta il paesaggio ed inoltre crea opportunità di reddito ed occupazionali nelle nostre aree rurali aderendo in questo modo agli orientamenti comunitari e agli obiettivi regionali in termini di politiche di sviluppo rurale.

Abbiamo potuto recuperare un’attività come il pascolamento che oggi assume un ruolo significativo nella conservazione di specifici habitat semi-naturali di notevole pregio naturalistico e biologico quali quelli rappresentati dalla pseudo-steppa dell’Alta Murgia barese.

Da qui nasce l’incontro con Donato Mercadante (terza generazione di una famiglia di allevatori) che oggi rappresenta l’azienda agro-zootecnica La Calcara di Altamura.

Sono trascorsi 3 anni dal nostro primo incontro e devo dire che in questo breve periodo siamo riusciti a dialogare in perfetta sintonia.

Pecore Attive ha coinvolto scuole di design e collabora con studenti e docenti del corso di Laura in Disegno industriale del Politecnico di Bari.

Come è nata l’idea di rivolgersi alle scuole?

Ricercare una nuova dimensione concettuale per un materiale tanto versatile come la lana di pecora con un processo di lavorazione “fatto a mano“ con tecniche tradizionali (filatura con fuso e filarino a pedale, feltratura a mano con l’uso di lisciva a base di olio di oliva e tessitura a telaio), ci ha portato ad incontrare gli studenti del corso di Laurea in Disegno Industriale del Politecnico di Bari.

Gli aspetti materici delle superfici dell’abitare con un approfondimento sul valore percettivo e sensoriale delle superfici tessili, grazie al supporto della Prof.ssa Rossana Carullo, è diventato il tema dei primi workshop di tesi sulle potenzialità espressive e percettive della lana di pecora Gentile di Puglia.

La raccolta di questi lavori di tesi, dal titolo: TransHumance a new for textile identity, è stata presentata nel corso della prestigiosa mostra internazionale tenutasi New York Textile Month(Settembre 2016).

Mi racconta il progetto che ha condotto all’Oscar Green?
Il progetto che mi conduce alla finale dell’Oscar Green Coldiretti nasce molto prima, a Novembre 2016, quando mi è stata proposta l’idea di partecipare a un evento legato al mondo dell’occhialeria indipendente ed il tema che avevo scelto era “Il mio luogo è la mia filosofia: concepire/progettare il centro di ottica professionale dove svolgere la propria attività”. E’ proprio questa la domanda che diventa ispirazione del mio prodotto “Tactile Wave eyewear”. In quell’occasione presento una superficie d’interni (orizzontale-verticale) realizzata in feltro di lana con un pattern dedicato al design dell’occhiale…una sorta di manifesto tattile e non solo visivo. Questa mia proposta progettuale non trova il giusto incontro, probabilmente per la presenza di un target focalizzato sulla commercializzazione del proprio prodotto.
Ci avviciniamo alla tosatura primaverile e s’infittiscono una serie di incontri con Donato Mercadante che mi propone di partecipare, insieme alla sua azienda ad un bando riservato ai giovani di Coldiretti: l’Oscar Green.

La proposta è vincente: trasformare il negativo di taglio, venuto fuori dalla realizzazione della superficie tessile in feltro, in un’idea di occhiale tattile. Il feltro in questo modo prosegue ancora la sua vita in un altro modo, in un’altra forma, che rappresenta la sua storia e il luogo da cui proviene.

Le tappe diventano serrate: disegnare e progettare una struttura supporto per i ritagli di feltro.

La categoria da noi scelta è: Fare rete. Ebbene sì, il nostro punto di forza in questo progetto è proprio determinato dalla rete.

Donato Mercadante allevatore e produttore di lana di pecore autoctone, io (Filippo Clemente) progettista e mente creativa di Pecore Attive e l’azienda Vecchia Occhialeria Italia di Matera (produzione di montature di occhiali in acetato).

Tutto racchiuso nel giro di 15 km e con competenze ben specifiche.

Oggi la nostra idea ha l’ambizione di diventare un prodotto ad alto contenuto esperienziale molto incentrato sul tema dell’economia circolare ma senza trascurare il fattore estetico.

Oltre gli occhiali ora quali sono i prossimi progetti?

Il progetto che sto percorrendo in questi anni affronta non solo il tema legato alla cura del prodotto, ma anche quello legato alla necessità di avere un processo “sostenibile”, dal punto di vista ambientale e finanziario per la lavorazione delle lane (circa 10.000 kg/anno) recuperando un’antica filanda, un luogo che oggi mantiene vivo il ricordo di una storia legata alla valorizzazione della lana di pecora, un tempo utilizzata per imbottitura di materasso) di Altamura. La storia di Pecore Attive si intreccia con quella del territorio di appartenenza: l’altopiano dell’Alta Murgia barese. Un patrimonio rurale peculiare dalla grande ricchezza che esprime l’identità culturale del luogo e che costituisce una preziosa risorsa strategica in grado di generare e favorire importanti processi di sviluppo economico e sociale.

 

 

ilsudonline.it

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