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Autostrade per l’Italia tornano allo Stato: Cdp, Blackstone e Macquarie completano l’acquisto dell’88%

Autostrade per l’Italia (Aspi) passa dai Benetton alla Cdp, cioè allo Stato, con due fondi internazionali al fianco. È la conseguenza della tragedia del Ponte Morandi

Autostrade per l’Italia tornano allo Stato: Cdp, Blackstone e Macquarie completano l’acquisto dell’88%

Dopo 23 anni le Autostrade per l’Italia (Aspi) tornano allo Stato. Ieri la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp, la holding controllata dal Tesoro) insieme

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Dopo 23 anni le Autostrade per l’Italia (Aspi) tornano allo Stato. Ieri la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp, la holding controllata dal Tesoro) insieme ai fondi Blackstone Macquarie ha definitivamente completato l’acquisto della partecipazione dell’88,06% di Autostrade per l’Italia che era in mano ai Benetton, che incassano 8,18 miliardi di euro.

L’operazione è la conseguenza del crollo del Ponte Morandi di Genova e della inadeguata manutenzione della precedente gestione di Autostrade, ma offre lo spunto per qualche riflessione. Negli anni ’90 lo Stato italiano, per poter entrare nell’euro fin dalla prima ora, doveva ridurre l’indebitamento e accelerare sul piano delle privatizzazioni: ma fu davvero una scelta lungimirante, al di là della tragedia del Ponte Morandi che nessun poteva prevedere, vendere un’infrastruttura strategica, ossia importante per il Pil e non replicabile, come le Autostrade?

E, ammesso e non concesso che la cessione ai privati fosse inevitabile, aveva senso avviare la privatizzazione senza aggiornare la regolamentazione e senza prevedere contestualmente una qualche forma di liberalizzazione che servisse anche a calmierare il rincaro delle tariffe? Non aveva senso e ora possiamo dirlo: la privatizzazione senza liberalizzazione di Autostrade fu un grave errore di politica economica e industriale. Con grande gioia dei Benetton, che ne furono i maggiori beneficiari.

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Fonte: Firstonline.it

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