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Un summit contro i germi dell’autoritarismo tecnologico

Alla base della competizione tra Usa e Cina c’è un concetto-chiave: chiunque riesca a dominare tecnologicamente sull’altro potrà impostare gli standard per costruire e gestire le tecnologie stesse. L’intervento di Lauren Speranza, direttrice del Transatlantic defense and security program presso il Center for european policy analysis (Cepa)

Un summit contro i germi dell’autoritarismo tecnologico

Il confronto in campo tecnologico è dirimente quando si parla della competizione strategica tra occidente e Cina. Più che sulla mera capacità tecnolog

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Il confronto in campo tecnologico è dirimente quando si parla della competizione strategica tra occidente e Cina. Più che sulla mera capacità tecnologica e sui benefici economici, politici e di sicurezza che ne derivano, questa rivalità si basa su un confronto valoriale che trova nella competizione tecnologica il suo punto focale.

I due maggiori player globali, Usa e Cina, sono ora in continuo confronto per chi prevarrà in termini di potere normativo per plasmare i princìpi che governeranno non solo le tecnologie, ma lo stile di vita delle comunità. Alla base di questa competizione c’è un concetto-chiave: chiunque riesca a dominare tecnologicamente sull’altro competitor potrà impostare gli standard per costruire e gestire le tecnologie stesse.

Il problema sorge però in considerazione della visione della Cina, che diverge profondamente da quella degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Mentre l’occidente e i suoi partner sostengono una governance tecnologica democratica, basata sulla trasparenza, sull’accountability, la privacy, i diritti umani e la libertà di espressione, Pechino ha perseguito un modello diverso, alternativo, che si fonda su valori di tipo autoritario come la censura, l’intimidazione e il controllo pervasivo, che permettono in sostanza al Partito comunista cinese (Pcc) di conquistare i propri obiettivi strategici.

La Cina ha raggiunto così importanti risultati nel contesto della competizione tecnologica, promuovendo il proprio modello a livello domestico ed estero. La strategia di “fusione civile-militare” ha permesso al Partito un controllo sempre più forte su tutte le attività tecnologiche. Il risultato di questo è che il regime centrale ha la capacità di influenzare in profondità con i propri valori la competizione tecnologica a qualunque livello, dalla ricerca e lo sviluppo alla produzione. Nel tempo, Pechino ha infatti scelto in maniera deliberata di utilizzare standard tecnici per aumentare la propria capacità di sorveglianza di massa (restrizioni all’uso di Internet, manipolazione dei dati personali).

Con il programma China standards 2035 e la Global initiative on data security, per esempio, la Repubblica Popolare ha dato grande slancio alla promulgazione e diffusione dei propri standard nel quadro globale. Si aggiunga che Pechino utilizza la propria superiorità tecnologica anche per esercitare un certo grado di controllo sugli organismi globali di definizione degli standard tecnologici, come l’Unione internazionale per le telecomunicazioni, utilizzando la propria capacità di leva per eleggere leadership favorevoli e fare forza sui punti in agenda.

Se da un lato la Cina lavora quindi per plasmare e diffondere regole globali tecnologiche, il sistema di valori della comunità transatlantica è seriamente minacciato. Più in generale con esso è a rischio l’ordine liberale internazionale, sul quale la comunità transatlantica è costruita. Ad alzare la posta in gioco, si aggiunge il fatto che i Paesi del fronte euro-atlantico hanno a che fare con molte minacce dirette a questo set di valori, anche a livello interno.

Per confrontarsi con i vantaggi che Pechino ha già accumulato e offrire una valida alternativa, gli Stati Uniti e l’Ue sono consapevoli della necessità di rafforzare il loro rapporto. Diversi e importanti passi in avanti sono stati già fatti per promuovere innovazione globale, sviluppo tecnologico e standard di governance, attraverso princìpi di apertura e democraticità. Si pensi al Patto sulla sicurezza e la tecnologia tra Australia, Gran Bretagna e Stati Uniti.

Questo tipo di iniziative richiede però alcuni sacrifici sia politici sia economici da parte di entrambe le sponde dell’Atlantico. Aumentare significativamente la cooperazione transatlantica in termini tecnologici implica, per esempio, la necessità di porre il bene dell’alleanza nel suo insieme al di sopra di quello di ciascuna industria nazionale. Altri nuovi format, come il Consiglio commercio e tecnologia, sembrano rappresentare un buon auspicio per allineare i differenti approcci e creare una strategia di politica tecnologica più coerente.

Comunque, finché gli Stati Uniti e l’Unione europea non si prepareranno a concedere di più per il bene comune, il potere tecnologico della Cina e il framework valoriale che da esso deriva potrebbero prevalere nel confronto con l’occidente.

Fonte: Formiche.net

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