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Idrogeno “circolare” con una nuova tecnologia di Maire Tecnimont

Ricavato da plastiche e altri rifiuti non riciclabili, allo studio un progetto da 4,8 miliardi in 12 distretti

Idrogeno “circolare” con una nuova tecnologia di Maire Tecnimont

  Una nuova tecnologia italiana per ricavare l’idrogeno dai rifiuti, con un doppio risultato: favorire la decarbonizzazione e smaltire

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Una nuova tecnologia italiana per ricavare l’idrogeno dai rifiuti, con un doppio risultato: favorire la decarbonizzazione e smaltire materiali di scarto, soprattutto plastica, di cui altrimenti non si sa che fare. E’ la proposta del gruppo Maire Tecnimont, che attraverso la controllata NextChem ha messo a punto un procedimento per produrre idrogeno “circolare” e ha individuato 12 distretti in Italia dove installare impianti di questo tipo, da realizzare con un investimento di 4,8 miliardi. La materia prima di partenza sono rifiuti plastici e secchi attualmente non riciclabili mentre i prodotti finali sono idrogeno, etanolo, metanolo e plastiche a loro volta riciclabili. Dice Pierroberto Folgiero, amministratore delegato di Maire Tecnimont Group: “Il bello di questa idea è che nasce a costi già bassi”, e come tale può facilmente affermarsi sul mercato.

Per chiarire il rilievo di questa novità, va tenuto presente che ci sono vari modi di produrre l’idrogeno, identificati convenzionalmente con un colore. L’idrogeno viene definito grigio quando è ottenuto dai combustibili fossili, con formazione di CO2 ; questo non è affatto un carburante pulito. Invece si definisce blu l’idrogeno grigio prodotto con un accorgimento ulteriore, cioè con la cattura dell’anidride carbonica alla fonte, il che comunque ha un costo aggiuntivo dovuto alla cattura e lo stoccaggio. L’idrogeno è verde se viene generato per elettrolisi dell’acqua utilizzando energia elettrica da fonti rinnovabili (se le fonti usate per l’elettrolisi non sono rinnovabili si ricade nell’idrogeno grigio); infine è viola se è ricavato per elettrolisi utilizzando elettricità prodotta da una centrale nucleare.

Attualmente il 96% dell’idrogeno prodotto è grigio, quindi non è una soluzione alle emissioni di CO2. L’idrogeno blu sì, sarebbe una soluzione, ma mentre ad alcuni ambientalisti piace, altri respingono l’idea di produrre comunque un quantitativo di anidride carbonica, per quanto non in forma libera. Ancora meno piace agli ecologisti l’idrogeno viola generato dall’atomo (che ha comunque i suoi sostenitori, soprattutto in Francia). Il nuovo idrogeno con la tecnologia di Maire Tecnimont è circolare.

I vari colori di idrogeno hanno anche una proiezione geopolitica. Spiega l’amministratore delegato Pierroberto Folgiero: “La Germania esce dal nucleare e dal carbone ma riceve gas russo dal metanodotto Nord Stream 2 e perciò punta sull’idrogeno blu, ricavato da una fonte fossile come il gas naturale con sequestro della CO2. La Francia non fa grande assegnamento né sul metano né sul carbone ma spinge politicamente a livello europeo perché si possa ricavare idrogeno viola dall’atomo. L’Italia non avendo costruito, negli ultimi 20 o 30 anni, gli impianti di trattamento dei rifiuti che sono stati realizzati in tutto il resto d’Europa, adesso non è in grado di smaltire molti dei suoi rifiuti, e ne indirizza una gran parte all’estero, ad alto costo. Questi rifiuti non riciclabili sono per l’Italia quello che è il metano per la Germania e il nucleare per la Francia, una fonte potenziale di idrogeno già competitiva con il riciclo chimico. Abbiamo mappato dodici distretti dove è particolarmente utile e conveniente produrre l’idrogeno circolare”.

Conclude Folgiero: “L’idrogeno verde è il principe ereditario della transizione verde. Tutti dicono che salirà sul trono, ma produrlo richiede molta energia rinnovabile. L’idrogeno circolare di Maire Tecnimont si basa su una nuova fonte ampiamente disponibile, i rifiuti”.

Fonte: La Stampa

 

 

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