Un progetto di media 4.0, che disegni un percorso di sovranità culturale per l’Europa, deve misurarsi con gli elementi di forza e di debolezza non sol
Un progetto di media 4.0, che disegni un percorso di sovranità culturale per l’Europa, deve misurarsi con gli elementi di forza e di debolezza non solo del sistema della comunicazione, ma di quello tecno-industriale nel suo complesso. Capitalismo delle piattaforme e quarta rivoluzione industriale sono due aspetti della stessa trasformazione, che anche territorialmente crea vincenti e perdenti.
Nonostante alcune somiglianze tra le proposte in discussione negli Stati Uniti per riportare sotto controllo il potere politico ed economico delle piattaforme e i progetti in tal senso elaborati dalla Commissione europea, vi è una differenza sostanziale tra le condizioni oggettive nei due mercati. Negli Stati Uniti, il tema è ridimensionare l’eccessivo potere concentrato in un pugno di soggetti, in grado di condizionare l’opinione pubblica, il processo democratico e le dinamiche di mercato. In Europa, il problema si presenta con un duplice aspetto: un eccesso di potere nelle piattaforme, ma anche la dipendenza dell’apparato tecno-industriale da queste piattaforme. Anche qualora negli Stati Uniti prevalesse la soluzione più radicale, quella del breakup dei giganti digitali, resterebbe pure in questo scenario estremo il problema della dipendenza dalle piattaforme statunitensi e l’esigenza di costruire l’autonomia strategica dell’industria europea. In ogni caso, l’Europa dovrebbe ripassare la lezione coreana su come accettare la sfida del capitalismo delle piattaforme con una strategia di sovranità digitale.
La riorganizzazione dei mercati secondo linee di appartenenza geopolitica rende più acuto questo problema. La guerra fredda digitale tra Stati Uniti e Cina, dichiarata in modo teatrale da Trump ma proseguita, con un pensiero strategico più ordinato, da Biden, ha spinto l’Europa, sin dalla fine degli anni Dieci, a cercare un nuovo orientamento della politica industriale. Nell’era della sicurezza e del capitalismo delle piattaforme, anche i media richiedono all’Europa una politica industriale, e non solo la tutela della concorrenza e della privacy.
La visione di un sistema di media 4.0 deve misurarsi con vincoli di scenario. Il primo riguarda l’integrazione tra tecnologie e processi creativi. Le tecnologie, innanzitutto l’intelligenza artificiale, sono ormai parte ineliminabile della produzione culturale: perché l’ideazione e la distribuzione di contenuti sono indirizzate dalla raccolta e dall’interpretazione dei dati; perché la qualità e la competitività dei contenuti post-televisivi, dai social ai videogiochi al video-sharing, dipendono dalla continua capacità d’innovare le tecnologie; perché il contenuto culturale dei consumi mediali riguarda anche la creazione di forme mentali che acculturino al nuovo ambiente cyber-fisico della quarta rivoluzione industriale.
Si tratta di immaginare un processo di sviluppo lungo, che possa acquisire forza nel tempo, e che nell’immediato richiede un’elevata capacità di fare sistema; un processo che sia soprattutto espressione di una visione più ampia del posizionamento dell’Europa nell’economia e nella geopolitica dei prossimi decenni. I media 4.0 hanno l’orizzonte avvolgente della quarta rivoluzione industriale – e sono necessari per darle consapevolezza e soft power.
Fonte: Formiche.net