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Chiusi nel labirinto dell’ inflazione

Chiusi nel labirinto dell’ inflazione

Il presidente della Banca Centrale americana ha di recente dichiarato che non si può più definire transitorio il rialzo dell’inflazione. Un po’ come a

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Il presidente della Banca Centrale americana ha di recente dichiarato che non si può più definire transitorio il rialzo dell’inflazione. Un po’ come affacciarsi a un balcone di Napoli la notte di Capodanno e accorgersi dello scoppio di alcuni petardi. Come liberati dalla forza di gravità, i prezzi di attività finanziarie, immobili, materie prime e più o meno tutto quello che ci viene in mente, salgono senza sosta. Il motivo ormai è chiaro. È l’effetto collaterale delle azioni di banche centrali e governi degli ultimi anni e in particolare del periodo post pandemico. A non essere chiara è la reazione delle autorità. Si credeva infatti che questi rialzi sarebbero stati tollerati purché non generassero inflazione, da sempre il nemico numero uno della stabilità economica. Non è così. Nonostante il maggior rialzo dei prezzi al consumo degli ultimi trent’anni, le banche centrali hanno fatto spallucce. Per il momento non c’è alcun bisogno di alzare i tassi perché l’inflazione tornerà presto alla normalità. Ora, è possibile e auspicabile che gli uffici studi di cui dispongono le persone più influenti del pianeta sappiano cosa accadrà in futuro. Ma un dubbio incomincia a serpeggiare. Non sarà che tutto quell’insieme di norme e interventi implementati dal 2008 in avanti abbiano dato forma a una sorta di labirinto di cui non si conosce la via d’uscita?

Il labirinto è un simbolo che affascina gli uomini da millenni. Nel corso della storia se ne contano numerosi esempi e altrettanti significati. Quello che conosciamo meglio in Europa è collegato alle figure di Dedalo e del Minotauro. Un racconto mitologico che ha, come sempre con i miti, sorprendenti parallelismi con il mondo contemporaneo. La vicenda, la ricorderete, parte dall’adulterio di Pasifae, moglie del re di Creta Minosse, con un magnifico toro bianco donato da Poseidone al re cretese. L’esemplare era così bello che Minosse decise di tenerlo per sé invece di sacrificarlo al dio del mare come promesso. Una decisione che gli costò cara perché, per vendetta, Poseidone fece innamorare Pasifae del toro bianco. I due ebbero un rapporto carnale che generò il Minotauro, un mostro violento e sanguinario, per metà uomo e per metà bestia. Per sfuggire all’imbarazzo di tale figlio, Minosse pensò bene di nasconderlo agli occhi del mondo. Si rivolse così a Dedalo, per ironia della sorte lo stesso geniale architetto che aveva costruito la finta vacca nella quale si era nascosta Pasifae per potersi accoppiare, il quale intrappolò la strana creatura in un labirinto da cui era praticamente impossibile uscire. Il Minotauro rimase imprigionato ma continuò a mietere vittime sacrificali fin quando proprio una di queste, il giovane Teseo, non riuscì a ucciderlo e a ritrovare la via d’uscita grazie a un filo donatogli per amore dalla figlia di Minosse, Arianna.

Proviamo a trasportare questo mito nel mondo economico contemporaneo e precisamente in quell’autunno del 2008 in cui il fallimento della Lehman Brothers fece riemergere una figura che, dopo il 1929, si pensava morta e sepolta grazie al progresso economico. Parliamo della Grande Depressione, un Minotauro anche in questo caso generato dagli esseri umani, anche in questo caso figlio di debolezze che si chiamano avidità, arroganza, ignoranza. Per bloccare il mostro vennero chiamati i migliori architetti finanziari. Come nel caso di Dedalo, erano gli stessi che in realtà avevano creato le condizioni perché il Minotauro nascesse. Uno, in particolare, il presidente della Banca Centrale americana Ben Bernanke, costruì un reticolo di misure non convenzionali che intrappolò il mostro impedendogli di nuocere. L’operazione riuscì alla perfezione ma è il seguito della storia a sorprendere. Da allora, infatti, non si è mai più tornati indietro e il filo di Arianna sembra nascosto dalla polvere del tempo. Come mai nessun Teseo è più sbucato dagli anfratti? E che fine ha fatto il Minotauro?

Sono interrogativi antichi. Per secoli ci si è chiesti come mai il mito descriva un labirinto in cui è facile raggiungere il centro ma dal quale non si esce senza il filo di Arianna. Se la strada è la stessa dovrebbe essere semplice anche il percorso a ritroso. C’è qualcosa che ci sfugge? Il Nobel per la letteratura André Gide fornì nel suo «Teseo» un’originale lettura che è una metafora perfetta dei mercati finanziari di oggi. Secondo lo scrittore francese, Teseo fatica a ritrovare l’uscita perché Dedalo ha inondato i meandri di fumi allucinogeni. Chi li percorre viene di fatto drogato e trasportato in un affascinante mondo dei sogni. È l’accusa che molti oggi rivolgono ai tecnocrati della finanza e della politica. Creatori di un mondo artificiale e ingannevole, in cui i prezzi salgono senza pause, in cui il denaro non costa nulla, in cui se non hai lavoro vieni comunque retribuito. Perché mai Teseo dovrebbe avere voglia di uscire da un luogo simile? Di certo non conviene a lui né a Minosse, al quale non pare vero di dover gestire un popolo così docile.

Ma una spiegazione ancora più convincente ce la fornisce Umberto Eco, che sul tema del labirinto costruì il suo capolavoro letterario, «Il nome della rosa». La verità è che non esiste nessuna creatura mostruosa. Siamo noi il Minotauro, con le nostre trappole mentali, con i nostri comportamenti irrazionali. Non c’è quindi né un centro né una periferia e neanche un’uscita verso cui tornare. Solo una serie infinita di percorsi in cui la fine di uno coincide con l’inizio dell’altro. Nel nostro parallelismo, stiamo dicendo che non c’è nessuna exit strategy da perseguire. È stato fatto troppo debito per utilizzare i tassi di interesse contro l’inflazione. Sarebbe come dar fuoco alla libreria dell’abbazia benedettina del romanzo di Eco. La vecchia strada è preclusa, o almeno così speriamo. Non abbiamo altra scelta che continuare a percorrere nuovi sentieri sperando di trovare dei leader capaci di illuminarli.

Fonte: Corriere della Sera.it

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