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I cinesi stanno conquistando l’Europa

I cinesi stanno conquistando l’Europa

A parole gli europei considerano la cina un Paese competitor, quasi una minaccia, ma in realtà sulla carta le aziende dell’Unione europea accolgono di

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A parole gli europei considerano la cina un Paese competitor, quasi una minaccia, ma in realtà sulla carta le aziende dell’Unione europea accolgono di buon grado gli investimenti orientali.

Il colosso del credito tedesco Deutsche bank e il Milan sono soltanto le ultime due. Nel 2016 infatti, secondo un rappoto del MERICS (Mercator Institute for China studies) gli investimenti cinesi in europea sono cresciuti del 77%. La quota di partecipazioni o intere aziende su tutto il panorama europeo resta ancora irrisorio, ma la tendenza è chiara e si rafforza mese dopo mese.

Moda, calcio, infrastrutture, industria: i cinesi sono sempre più attirati dalle aziende Made in Europe e sono pronti a sborsare miliardi per assicurarsi un posticino nei principali nomi europei. E non potrebbe essere altrimenti. In un Paese come l’Italia gli investimenti, soprattutto quelli di un certo peso, sono sempre più rari. Le grandi aziende che hanno bisogno di ricapitalizzarsi sono spesso costrette a guardare altrove per la mancanza nel Belpaese di investitori con capitali sufficienti e anche per una scarsa predisposizione al rischio di impresa.

La difesa dell’italianità – un concetto che va sempre di moda e per il quale (vedi vicenda Alitalia) lo Stato italiano ha sempre speso molti miliardi – si scontra con la siccità degli investimenti. E così i grandi colossi cinesi e lo stesso Stato cinese hanno buon gioco nel venire in Italia e in Europa ad investire capitali che non possono spendere in patria.

Cinesi alla conquista dell’Europa

Lo spunto per fare il punto sugli investimenti cinesi in Europa è legato a Deutsche Bank. Nei giorni scorsi infatti, è stata ufficializzata la scalata delle cinese HNA nella principale banca tedesca. Portando la quota di partecipazione al 10%, il gruppo cinese è diventato il primo azionista singolo di Deutsche Bank seguito da due fondi dell’emiro del Qatar e colosso a stelle strisce BlackRock. Insomma nella prima banca della Germania ormai di tedesco è rimasto ben poco.

Ma la cinese HNA – con un giro d’affari vicino ai 30 miliardi di dollari e asset intorno ai 100 miliardi – non si ferma alle partecipazioni tedesche, ma anzi dimostra di essere molto attiva in tutto il mondo. Soltanto nel 2016 il gruppo cinese ha fatto shopping per 40 miliardi di dollari in giro per mezzo mondo: ha comprato partecipazioni di compagnie aeree in Brasile e in Sudafrica; nell’Hilton Worldwide Holdings (ha il 25%) per quanto riguarda il settore alberghiero; nella svizzera Dufry attiva nel duty free e nella logistica con l’acquisizione di una quota nella Virgin Australia Airlines. Non solo HNA è molto attiva anche sul fronte immobiliare: a Londra, nel bel mezzo della City, ha comprato diverse proprietà immobiliari e a New York ha speso più di 2 miliardi di dollari per comprare il grattacielo al numero 245 di Park Avenue.

Ma lo shopping tedesco potrebbe non essere finito: nelle scorse settimane infatti, era circolata anche l’indiscrezione che HNA potesse essere interessata ad acquisire le banca regionale tedesca in crisi, HSH Nordbank.

A fare compagnia alla HNA ci sono altre compagnie pubbliche e private cinesi intente a fare shopping in Europa. Secondo un rapporto di MERICS e Rhodium Group, nel 2016 gli investimenti esteri della Cina sono saliti a quasi 200 miliardi di dollari e l’Unione Europea con 35 miliardi (+77% rispetto al 2015) di investimenti nel 2016 continua ad essere una delle mete privilegiate dai gruppi cinesi. La Germania con 11 miliardi, pari al 31% del totale, è stato il primo Paese europeo ad accogliere capitali orientali, a seguire ci sono il Regno Unito e la Francia che completano il “Big Three”.

Negli ultimi anni gli investitori cinesi hanno mostrato un forte interesse per la tecnologia e per i beni produttivi avanzati. Lo scorso anno la cinese Tencent ha speso 6,7 miliardi per l’acquisizione della società di videogiochi finlandese Supercell; Midea ha comprato la società tedesca della robotica Kuka per 4,4 miliardi; 1, 4 miliardi di euro pagati dalla cinese Beijing Enterprises per la tedesca EEW Energy; la piattaforma di viaggio britannica Skyscanner è passata ai cinesi di Ctrip per 1,6 miliardi; l’azienda di moda francese SMCP è andata nel portafogli della Shandong Ruyi Technology per 1,3 miliardi e infine, il gruppo cinese Wanda AMC ha comprato l’azienda cinematografica U.K Odeon & UCI per 1,1 miliardi.

Anche le autorità pubbliche cinesi sono molto attive negli investimenti all’estero. Secondo la banca dati S&P Market Intelligence le partecipazioni di Governo cinese e banca centrale sfiorano i 30 miliardi, di cui 18 miliardi sono del Governo che possiede l’1,56% di Royal Dutch Shell; l’1,59% BP; lo 0,83% di GlaxoSmithKline e lo 0,91% di Vodafone.

Altro colpo grosso è l’acquisizione da parte del colosso pubblico cinese ChemChina della svizzera Syngenta, multinazionale con sede a Basilea che produce semi e prodotti chimici per l’agricoltura. Si è chiusa proprio in questi giorni l’OPA con adesioni ben oltre l’80%. Il perfezionamento dell’operazione avverrà a fine maggio, ma il valore della transazione è di oltre 40 miliardi di dollari.

Come dimostra la recente acquisizione del Milan da parte di Li Yonghong e della Rossoneri Sport Investment Lux i cinesi sono molto attirati anche dal calcio europeo. Per quanto riguarda l’Italia, il Milan di Silvio Berlusconi ha seguito le orme dell’Inter che nel 2016 è passata a Zhang Jindong, l’imprenditore cinese a capo della conglomerata Suning. Ma a stuzzicare l’interesse calcistico dei cinesi è soprattutto il panorama britannico. Tra le squadre che ormai parlano cinese ci sono: il Manchester City con una partecipazione del 13% del China Media Capital; l’Aston Villa passato nel 2016 alla Recon Group, società con sedi in Cina e a Hong Kong. Acquisti anche il Spagna dove la cinese Wanda nel 2014 ha comprato il 20% dell’Atletico Madrid.

Nonostante dinamismo dei gruppi cinesi nelle acquisizioni in Europa, il totale degli investimenti orientali nell’UE resta, secondo Bloomberg, ancora intorno all’1% degli investimenti diretti esteri.

Cinesi alla conquista dell’Italia

Anche il Belpaese è una meta interessante per i capitali cinesi, soprattutto di provenienza pubblica. La People’s Bank of China vanta un bel pacchetto di azioni a Piazza Affari che comprende Intesa Sanpaolo, Unicredit, Eni, Enel, Terna, Telecom Italia, Generali, Prysmiane Saipem per un valore di oltre 4 miliardi.

Non solo quindi la Cina è uno dei principali partner commerciali dell’UE – con i consumatori cinesi che impazziscono per i prodotti europei soprattutto del tessile e della moda – ma sta diventando anche un pozzo di capitali utili alle imprese. Il tutto però, in un contesto in cui le relazioni tra l’Unione Europea e la Cina rimangono relativamente fredde e il dibattito nell’UE, sulla scia delle posizioni USA, verte ancora su misure protezionistiche controproducenti.

 

 

 

 

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