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Le banche italiane hanno 25 miliardi di dividendi da staccare

Gli istituti hanno liquidità in cassa pari al 75% della capitalizzazione di mercato, ha spiegato Intermonte a milanofinanza.it. Gli analisti ritengono che una parte dei dividendi da utile 2020 dovrebbe essere distribuita entro il primo semestre 2021. Le stime sulle cedole e sugli utili per azione banca per banca.

Le banche italiane hanno 25 miliardi di dividendi da staccare

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Si sta allungando la fila dei membri del board della Bce propensi a riaprire il capitolo sui dividendi bancari, per ora congelati. Questa mattina si è infatti aggiunto Francois Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia, dopo l’intervento di Yves Mersch, membro del Comitato esecutivo a Francoforte.

Il 10 dicembre la Bce aggiornerà l’outlook sull’economia e in quel momento si potrà avere maggiore visibilità sulla questione. Secondo Christian Carrese, analista di Intermonte Sim, “il dividendo del 2020 sugli utili del 2019 dovrebbe restare a riserva per cautela, considerata la seconda ondata di infezioni. Noi restiamo però dell’avviso”, aggiunge lo specialista interpellato da milanofinanza.it, “che i profitti delle banche registrati nel 2020 potranno essere restituiti, in base ai payout previsti dai piani industriali, in parte già nel primo semestre del prossimo anno”.

Nel frattempo, l’Eba lancerà lo stress test, i cui risultati saranno pubblicati alla fine di luglio 2021 e con questi in mano, aggiunge Carrese, “la Bce vedrà se è il caso di poter dare il via libera a pagare un’ulteriore parter del capitale in eccesso, magari con un focus sulle banche più solide”.  Gli istituti coinvolti nello stress test rappresentano il 70% del settore bancario nell’area euro in termini di asset e, fra gli italiani, compaiono Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm e Mps.

L’analista ha calcolato che, grazie ai risultati dei primi nove mesi dell’anno, gli istituti italiani, che hanno nel frattempo messo a riserva gli utili del 2019, alla fine di settembre avevano in bilancio un cuscinetto di liquidità di oltre 590 punti base, ovvero un capitale in eccesso che corrisponde al 75% dell’attuale capitalizzazione di mercato. Detto altrimenti, il cash è pari al 35% della market cap degli istituti di credito italiani se si tiene come riferimento un cuscinetto di liquidità sopra il minimo richiesto da Francoforte (Mda buffer) di 300 punti base (la guidance di fatto della Bce per ritenere solida una banca in questa fase di pandemia). Ne deriva, spiega Carrese, “che le banche italiane hanno almeno 25 miliardi di capitale in eccesso”. Quanto potrebbe essere restituito agli azionisti? Molto dipenderà dalle proiezioni macroeconomiche che la Bce fornirà a metà dicembre.

Le attese di dividendo per azione (dps) per il 2020 (in pagamento nel 2021) da parte di Intermonte sono di 0,107 euro, pari ad un payout ratio del 30% per Unicredit, di 0,134 euro per un payout ratio del 78% nel caso di Intesa Sanpaolo, di 0,030 euro e un payout del 13% nel caso di Banco Bpm, 0,570 euro e 70% per Mediobanca, 0,03 euro e 20% per Bper, 0,2 euro e 38% per il Credem, 0,56 euro e 50% per il Credito Valtellinese, 0,5 euro e 44% per Banca Ifis, 0,083 euro e 25% di payout nel caso di Banca Sistema.

Secondo la Sim milanese, questo è dovuto al fatto che le banche italiane hanno superato le aspettative ni conti del terzo trimestre grazie a maggiori ricavi, guidati dall’effetto Tltro III, dall’evoluzione positiva dei prestiti (ancora protetti dalla moratoria) e da un maggiore contributo del portafoglio finanziario, al quale sono stati aggiunti oltre 20 miliardi di titoli di Stato italiani da inizio anno.

Anche i costi sono stati tra i dati positivi rilevati nei conti del trimestre, in riduzione del 3% rispetto alle stime, insieme a un costo del rischio molto più basso (-26% se confrontato sulle attese degli analisti) grazie al fatto che non si sono registrati segni di deterioramento della qualità degli attivi. E infatti la Sim ha alzato, pur con cautela, le stime di utile per azione in media dell’8% nel 2020, dell’1% nel 2021 e del 4% nel 2022, dal momento che si aspetta una migliore evoluzione dei ricavi e un buon controllo dei costi. La solidità di capitale è stata in realtà la vera sorpresa del trimestre grazie ad asset ponderati per il rischio (Rwa) molto più bassi, secondo Intermonte.

Fonte : www.milanofinanza.it

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