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Partnership o new bank fatte in casa. Il futuro delle banche passa da qui

Il banking va sempre più verso nuovi modelli di business: più snelli, aperti e soprattutto digitali

Partnership o new bank fatte in casa. Il futuro delle banche passa da qui

Il mercato italiano dei Financial Services, articolato in banking, wealth management e insurance, sta attraversando ormai da diversi anni una profonda

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Il mercato italiano dei Financial Services, articolato in banking, wealth management e insurance, sta attraversando ormai da diversi anni una profonda trasformazione volta ad assecondare i progressi nel campo tecnologico ed a rispondere ad importanti sfide di efficientamento. Nel settore banking, ad esempio, si stanno affermando nuove modalità di erogazione e di consumo dei servizi finanziari con focus sulla digitalizzazione. Durante la pandemia, infatti, il 51% degli italiani ha intensificato il proprio rapporto con la banca di riferimento sul canale online, mentre il 54% ha aumentato l’uso del mobile. Similmente, è diventato molto più popolare l’utilizzo delle carte di credito (+32%) e delle carte di debito (+18%).

Alla luce di questo mutato contesto, il presente articolo si pone l’obiettivo di analizzare i cambiamenti che caratterizzano il settore del banking, e di mostrare le più recenti strategie competitive delineate dai principali player di mercato.

Dal punto di vista concorrenziale, il settore banking ha attraversato una fase di forte concentrazione tramite operazioni di M&A, che hanno portato alla configurazione di pochi grandi player con Intesa Sanpaolo al primo posto per capitalizzazione (€40,5 mld.), seguita da UniCredit (€18 mld.) e Fineco Bank (€8,8 mld.). Ma questo trend non è ancora terminato. Recente è l’acquisizione di una partecipazione del 9,2% in Banco Bpm da parte Crédit Agricole, già attiva lo scorso anno con l’acquisto di Creval.

In parallelo, la pressione competitiva è aumentata con l’ingresso di nuovi player dotati di licenza bancaria, noti anche come New Banks (N26, Revolut o Illimity per citarne alcune), che si sono affermati per l’uso di canali distributivi interamente digitali, per politiche commerciali aggressive e una customer experience semplice, intuitiva e coinvolgente. Al loro fianco si sono poi distinte le cosiddette Light Banks (con licenza di IMEL, acronimo di Istituti di Moneta Elettronica) che sfruttano il canale mobile per l’offerta di prodotti e servizi di daily banking. Le IMEL sono imprese autorizzate ad emettere conti di pagamento, carte prepagate e di debito. Possono quindi effettuare operazioni di pagamento quali incasso e trasferimento fondi, ma non sono abilitate alla concessione di credito in nessuna forma. Attraverso la licenza IMEL anche realtà non finanziarie sono state incentivate a competere nel settore banking. Ne sono un esempio Enel e Telepass rispettivamente con il lancio di Enel X Pay e di Telepass Pay.

Di fronte a queste sfide, le banche tradizionali hanno delineato delle complesse strategie competitive basate su cinque pilastri:

  • Riduzione dei crediti deteriorati (Non Performing Loans)
  • Aumento dei margini da fees
  • Integrazione dei fattori ESG
  • Digital Transformation
  • Gestione delle nuove skills IT

I Non Perfoming Loans (NPL) sono esposizioni creditizie verso soggetti che non hanno la capacità patrimoniale di ripagare il proprio debito, cioè in stato di insolvenza o in situazioni equiparabili. Reduce da un’impennata dei volumi di crediti deteriorati negli anni 2008 – 2017, l’attività bancaria odierna si caratterizza per una forte propensione alla riduzione del rischio di credito (i.e. a migliorare la qualità del credito detenuto) al fine di poter applicare tassi, dunque prezzi, sempre più competitivi. Il livello di crediti deteriorati, infatti, pesa sulla redditività delle banche e ne limita la capacità di concedere nuovi prestiti, poiché riduce le entrate e vincola parte degli utili alla copertura delle perdite future connesse agli NPL. Di conseguenza, gli incumbent si stanno impegnando nello sviluppo di modelli e metodologie sempre più raffinati (anche facendo leva sull’Intelligenza Artificiale) per misurare l’affidabilità creditizia dei singoli clienti ed accrescere i ricavi. Nel Piano Industriale 2022-2025, Intesa Sanpaolo si impegna ad avere un net NPL ratio (i.e. un’incidenza dei crediti deteriorati rispetto all’intero stock dei crediti erogati) dell’1%. Obiettivo ambizioso se si considera che in Italia nel dicembre 2021 tale indicatore era al 4,1%.

Tuttavia, il driver di fatturato su cui le banche stanno puntando maggiormente è rappresentato dalle fees. L’importanza dei ricavi da commissioni si è già affermata negli ultimi anni per rispondere alla flessione del margine di interesse (20% tra il 2007 e il 2018) a causa di una debole domanda da parte delle imprese e della contrazione dei tassi d’interesse indotta dalla politica monetaria espansiva della BCE. Nel Piano Industriale del 2022-2024, UniCredit ha pianificato una crescita dei ricavi da commissioni del 4% (CAGR), puntando al rafforzamento della propria offerta a privati e imprese, (+0,8 miliardi) ed al lancio di prodotti ESG (+0,2 miliardi), che rappresentano un altro importante driver di crescita nei prossimi anni.

Alla base dei fattori ESG, vi è la logica secondo cui le imprese che creano valore non solo per i proprietari, ma anche per i vari stakeholders (es. dipendenti, clienti, fornitori), hanno maggiori probabilità di avere successo e di generare ottimi rendimenti. UniCredit si è mossa anche in questa direzione sia integrando le logiche ESG all’interno delle proprie policies (es. la riduzione delle emissioni di gas serra del 60% rispetto al 2008) sia favorendo la transizione green e social dei clienti attraverso l’offerta di prodotti sostenibili, che si stima possa generare un valore di 150 miliardi nel triennio 2022-2024.

Infine, gli istituti tradizionali si sono attrezzati per il lancio di nuovi player in grado di rispondere alle esigenze di un pubblico giovane orientato al digitale. Per fare ciò, stanno adottando una delle seguenti tre strategie di Digital Transformation in funzione dei diversi obiettivi aziendali e delle risorse a disposizione:

  1. Iniziative in-house che puntano allo sviluppo organico di nuove competenze ed asset tecnologici
  2. Partnership commerciali per la creazione di piattaforme proprietarie
  3. Partnership industriali per il perseguimento di obiettivi specifici e la nascita di sinergie.

Iniziative in-house. Tra le principali iniziative in-house vale la pena ricordare Buddybank, la new bank lanciata nel 2017 da UniCredit che, oltre all’offerta interamente da smartphone di prodotti finanziari classici, si distingue per il focus su servizi di lifestyle e concierge (es. assistenza h24 nella prenotazione di un ristorante o di un taxi o nella pianificazione di un viaggio).

Partnership commerciali. Per converso, Steppy, il servizio di Gestione Patrimoniale dedicato ai correntisti Buddybank e realizzato da Moneyfarm con l’advisory di BlackRock, rappresenta un chiaro esempio di partnership commerciale con l’obiettivo di avvicinare gli utenti meno esperti di finanza al mondo degli investimenti. Un altro interessante caso di partnership commerciale, è quello tra BPER Banca e Fabrick, una piattaforma di open innovation, che hanno dato vita a DOTS, una App per smartphone con la quale è possibile gestire una carta con IBAN abbinata a un conto di moneta elettronica, inviare e ricevere denaro e fare acquisti online o nei negozi.

Partnership industriale. Una recente accordo industriale è stato invece annunciato nel proprio Piano Strategico 2022-2025 da Intesa Sanpaolo per la creazione di Isybank, una piattaforma di light banking sviluppata in partnership con Thought Machine, una fintech sulla quale la banca ha investito £40 milioni. Una scelta strategica rilevante che conferma l’impegno del Gruppo verso l’innovazione e che si pone in continuità con la Joint Venture siglata con Enel per l’acquisizione di Mooney, una paytech con focus su servizi di proximity banking e proximity payments.

L’implementazione di queste strategie di Digital Transformation, a sua volta, ha reso cruciale l’accesso e la gestione di competenze IT per ridisegnare i processi operativi e le architetture informatiche. Alcuni player come Intesa Sanpaolo si sono attivati internamente con la creazione di una Digital Factory ed un Innovation Centre all’interno dell’Istituto stesso. Altri attori, invece, hanno puntato sulla collaborazione. Nexi Group, in partnership con Reply, ha dato vita a Nexi Digital, un hub europeo di innovazione tecnologica finalizzato ad intercettare ed internalizzare competenze sempre più all’avanguardia. BNL BNP Paribas, invece, ha recentemente annunciato il trasferimento del ramo d’azienda IT ad una società controllata da Capgemini al fine di sviluppare una soluzione cloud di core banking system sia per uso interno che in favore dei propri clienti.

Alla luce di tutto ciò è verosimile immaginarsi un futuro nel quale le banche si impegneranno ulteriormente a snellire ed efficientare i propri modelli di business ed a consolidare la propria presenza digitale, puntando in maniera crescente sulla collaborazione (in ottica open banking) con i diversi attori dell’ecosistema bancario, ivi incluse le Fintech, insieme alle quali potranno nascere significative sinergie.

Fonte: Huffpost.it

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