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Ubi e Banco Bpm: accolta dalla Borsa positivamente la possibile fusione

Ubi e Banco Bpm: accolta dalla Borsa positivamente la possibile fusione

La Borsa di Milano accoglie positivamente l'ipotesi di una fusione tra Ubi e Banco Bpm. La notizia del possibile “matrimonio finanziario” diventa semp

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La Borsa di Milano accoglie positivamente l’ipotesi di una fusione tra Ubi e Banco Bpm. La notizia del possibile “matrimonio finanziario” diventa sempre più insistente, senza dimenticare che il percorso di questa unione è complesso e con diversi ostacoli da superare. Queste manovre piacciono agli investitori perché vedono un assestamento dei conti e spiragli di accordi che possono conferire linfa vitale (economica) al nascente istituto di credito. Due bilanci che si uniscono includono perdite economiche e finanziarie fuori dal controllo contabile che dovranno essere gestite. Come? Difficile da rispondere. Quello che piace maggiormente è l’abbassamento dei costi di gestione perché ormai diventa l’argomento principale che coinvolge il comparto economico delle banche. È sicuramente una preoccupazione avvertita dagli analisti anche se la parte negativa di questa unione resta sempre la stessa: pensare ai costi di gestione. Sarebbe molto gradito un piccolo sforzo di creatività finanziaria per rilanciare le due banche con servizi differenti, magari pensando a innovazioni del proprio business oppure tornando a esercitare il mestiere di banca: prestare i soldi alle imprese e conoscere le realtà imprenditoriali del territorio.

Per restare sui conti Morgan Stanley, in un recente report, ipotizza che dalle nozze possono arrivare risparmi di costo nell’ordine del 30% ma anche il rischio di un aumento di capitale da 1,5-2 miliardi. «Il taglio dei costi sarebbe rilevante» sostiene Fidentiis che individua nella definizione di «una governance a prova di roccia» il «maggior ostacolo per un deal come questo». Opinione condivisa da Equita, secondo cui un’intesa trova per ora «un ostacolo difficilmente superabile nella governance», a cui si aggiunge il rischio che la Bce possa «chiedere rafforzamenti patrimoniali» e la necessità di «un allineamento delle valutazioni dei due titoli», con Banco Bpm che tratta a sconto del 25% rispetto a Ubi in termini di prezzo sul patrimonio. Comunque vada l’accordo si dovrà attendere il prossimo anno per vedere concretamente conclusa la fusione tra le due banche. I due istituti di credito sono al momento focalizzati a studiare i rispettivi piani industriali mentre in primavera bisognerà attendere il rinnovo del cda del Banco.

Francesco Fravolini

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