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Un disco nello spazio: il Golden Record della Nasa racconta l’ umanità

La NASA ha lanciato nel 1977 due dischi in oro nello spazio. Al loro interno sono presenti suoni e immagini del nostro pianeta.

Un disco nello spazio: il Golden Record della Nasa racconta l’ umanità

Nel 1977 la NASA lanciò in orbita le due sonde spaziali, le Voyager 1 e 2. A bordo di ciascuna è presente un grammofono e un disco in vinile – anche s

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Nel 1977 la NASA lanciò in orbita le due sonde spaziali, le Voyager 1 e 2. A bordo di ciascuna è presente un grammofono e un disco in vinile – anche se in realtà non è di “vinile”, come quelli che ascoltiamo di solito, ma in rame placcato oro!
Ma per quale motivo lo hanno fatto? Chi potrebbe mai ascoltare un disco su una sonda spaziale?
Beh, l’idea è quella di lasciare una testimonianza del nostro passaggio nell’Universo, una sorta di “messaggio nella bottiglia” al cui interno sono contenuti suoni e immagini che rappresentano le diverse forme di vita e di cultura della Terra. Idealmente questo disco potrà essere trovato in futuro da qualche esploratore umano oppure (nella più fantascientifica delle ipotesi) da qualche creatura non terrestre. Tralasciando però le speculazioni su eventuali forme di vita al di fuori della Terra, concentriamoci sull’aspetto scientifico di questo Golden Record, andando a vedere non solo come è fatto ma anche come funziona e cosa contiene al suo interno.

Come si usa il Golden Record?

Una tra le prime cose che saltano all’occhio guardando il Golden Record è che, a differenza dei classici vinili, su uno dei due lati non ha dei solchi ma delle strane incisioni… Ma a cosa corrispondono? Qual è il loro significato?

Si tratta a tutti gli effetti di un “manuale di istruzioni“, necessario per far funzionare il disco in modo corretto. In alto a sinistra, ad esempio, è rappresentato con un cerchio un grammofono stilizzato, necessario per far funzionare il Golden Record. Attorno a questo cerchio, in aritmetica binaria, è scritta la velocità di rotazione necessaria per farlo funzionare, cioè 3,6 m/s.
Le istruzioni in alto a destra invece mostrano come bisogna calibrare il segnale del vinile per ottenere delle immagini (incise sul disco sotto forma di immagini analogiche). In basso a sinistra invece quelle linee convergenti rappresentano la posizione del Sistema Solare in riferimento a 14 stelle pulsar e, in basso a destra, la rappresentazione schematica di una molecola di idrogeno.

Cosa contiene il disco d’oro delle sonde Voyager?

Come abbiamo visto, oltre alle tracce audio, all’interno di questo disco sono presenti anche immagini. Ma di preciso, quali canzoni e quali foto sono state inserite in questo Golden Record?

Partendo dalle “immagini”, ne sono state scelte 115 da un’apposita commissione e, tra queste, troviamo foto di città, di capanne, di autostrade e di esseri umani, accanto a quelle di animali e di strumenti musicali. Ci sono anche illustrazioni sul DNA, sulla Pangea, sulla struttura fisica degli umani e sulle formule matematiche più importanti.
Oltre alle immagini, sono presenti anche tracce audio di saluti in 55 lingue diverse, alle quali si aggiungono due discorsi dell’allora presidente USA Jimmy Carter e dell’ex-segretario generale delle Nazioni Unite Kurt Waldheim. Oltre alle tracce “parlate”, sono state inseriti sia suoni della natura (come tuoni, versi di animali o vento) che brani musicali.
Ma che musica hanno mandato nello spazio?
Tra le varie canzoni, troviamo composizioni di BeethovenMozart, musica popolare anche qualche pezzo più moderno (moderno per gli anni ’70, si intende), come Johnny B. Goode di Chuck Berry.

La copertina del disco d’oro

Ultimo aspetto, ma non per importanza, è la custodia protettiva nel quale è inserito il Golden Record. Si tratta di una copertina in alluminio sulla quale è presente una piccola porzione larga appena qualche centimetro di uranio-238, con una radioattività pari a 0.00026 microcurie. Perché è stato fatto? Il decadimento dell‘uranio permette di trasformarlo in un “orologio radioattivo”: in altre parole, facendo un rapporto tra la quantità di isotopi “figli” (cioè quelli derivati dal decadimento) e la quantità di uranio stesso, è possibile capire da quanti anni va avanti il processo di decadimento o, in altre parole, da quanti anni il disco è in viaggio nello spazio.

Fonte: Geopop.it

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