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Remote sensing”: ecco come ridurre inquinamento e spreco in agricoltura

Con l’utilizzo di telerilevamenti satellitari, l’agricoltura mira ad avere dati sempre più precisi per evitare sprechi e perdite di tempo e denaro

Remote sensing”: ecco come ridurre inquinamento e spreco in agricoltura

Nell’immaginario collettivo il contadino del passato era visto come un uomo che con stivali e vanga andava nei campi a lavorare, l’agricoltura di doma

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Nell’immaginario collettivo il contadino del passato era visto come un uomo che con stivali e vanga andava nei campi a lavorare, l’agricoltura di domani sarà sempre più basata su informazioni ottenute elaborando immagini satellitari, di aerei e droni. E’ questo ciò in che in gergo tecnico viene definito remote sensing, cioè la capacità di misurare la radiazione riflessa ed emessa a distanza dalla terra. In ambito agricolo grazie a questi rilevamenti è possibile identificare e analizzare diversi parametri, come stress idrico, carenze di nutrienti, malattie, infestanti e molte altre informazioni. L’agricoltura di precisione, segnalata da molti come una delle tecniche per rendere sostenibile la coltivazione dei campi, si nutre di questi dati con benefici facilmente immaginabili: meno sostanze nocive disperse nell’ambiente, minori consumi idrici, un maggiore controllo e la capacità di essere proattivi e non passivi nella gestione dei problemi nel campo.

L’identikit del giovane agricoltore 4.0
Numeri / Sono 53.322 imprese agricole condotte da giovani sotto i 35 anni
Sono i giovani agricoltori a sostenere la transizione ecologica e digitale dell’agricoltura italiana: lo certifica l’edizione 2022 dell’Osservatorio Edagricole- Nomisma in collaborazione con Bayer. L’Osservatorio, con “L’identikit Smart & Green del giovane agricoltore 4.0” arrivato alla seconda edizione, certifica infatti che gli imprenditori agricoli under 40 sono i più predisposti nei confronti dell’innovazione, i più attivi nell’individuare soluzioni in grado di coniugare le ambizioni di sostenibilità con gli obiettivi di resa e redditività. Il 78% utilizza già una o più soluzioni digitali, il 74% punta sulle innovazioni nel campo delle biotecnologie e alle soluzioni per la tutela del suolo e il risparmio idrico, ritenendoli gli obiettivi più importanti in ottica sostenibilità. Il profilo che emerge è quello di una nuova generazione di imprenditori agricoli italiani competenti, interconnessi e aperti all’innovazione. In particolare è in forte crescita l’introduzione di tecnologie digitali nelle imprese condotte da under 40, applicazioni impiegate spesso come chiave per realizzare la transizione ecologica auspicata dal Green deal europeo e in particolare per la sfida più ambiziosa, ovvero quella della neutralità climatica e della mitigazione del climate change entro il 2035. Dallo studio emerge che sono solo 53.322 imprese agricole condotte da giovani sotto i 35 anni su 700.869 imprese attive in Italia, pari al 7,6%.

Batteri al posto dei fertilizzanti chimici
L’uso sregolato dei fertilizzanti chimici in agricoltura è una delle principali cause dell’inquinamento del suolo, delle falde acquifere e dell’aria. Il loro impatto è talmente elevato che sempre più ricercatori stanno lavorando a delle alternative: tra queste, un recente studio ha modificato in laboratorio dei ceppi mutanti di batteri (Azotobacter vinelandii ) che, legandosi alle radici delle piante di riso, sono in grado di fornire loro la giusta quantità di azoto di cui hanno bisogno. Mediante un semplice editing genetico, possono essere adoperati come biofertilizzanti per trasferire l’azoto nella pianta e fissarlo in base alle sue esigenze, quanto cioè ciascuna coltura necessita e riesce ad assorbire, senza eccessi, a differenza di quanto avviene con i normali fertilizzanti. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica della American Society for Microbiology.

Fonte: Il Giornale Nazionale

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