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Una violenza sessuale lascia segni anche nel cervello

Secondo una ricerca su 145 donne aumenta il rischio di demenza e ictus. E' come se il corpo avesse una memoria della violenza

Una violenza sessuale lascia segni anche nel cervello

Che le donne che hanno subito una violenza sessuale portino per sempre ferite indelebili nella mente è una realtà conosciuta e scontata. Meno noto è c

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Che le donne che hanno subito una violenza sessuale portino per sempre ferite indelebili nella mente è una realtà conosciuta e scontata. Meno noto è che a conservare le tracce di quella esperienza sia anche il loro cervello. In senso fisico.  E’ questo il risultato di uno studio presentato al meeting annuale della North American Menopause Society a Washington. Secondo la ricerca, le donne che hanno subito una aggressione sessuale, col tempo rischiano danni cerebrovascolari potenzialmente associati a demenza, declino cognitivo e ictus.

Lo studio

Gli autori hanno cercato segni di iperintensità della sostanza bianca cerebrale nelle risonanze magnetiche di 145 donne di mezza età senza precedenti di malattie cardiovascolari, ictus o demenza, ma il 68% di loro aveva subito un trauma e per il 23% quel trauma era, appunto, una violenza sessuale. L’iperintensità della sostanza bianca, una condizione che alle immagini ottenute con risonanza si manifesta sotto forma di piccole macchie, indica la presenza di danni dovute a interruzioni del flusso sanguigno nel cervello. “Osservando le risonanze, abbiamo scoperto che le donne con una storia di violenza sessuale hanno una maggiore iperintensità della sostanza bianca, che rappresenta un indicatore di una patologia dei piccoli vasi che è stata collegata a ictus, demenza, declino cognitivo e mortalità”, spiega Rebecca Thurston, psichiatra, direttrice del Women’s Biobehavioral Health Laboratory alla Graduate School of Public Health dell’Università di Pittsburgh, e autrice principale dello studio.

La memoria del corpo

Gli autori della ricerca, che prossimamente verrà pubblicata sulla rivista Brain Imaging and Behavior, hanno valutato i risultati al netto di altre malattie o condizioni – come l’età, l’ipertensione, il fumo di sigaretta o il diabete – eventualmente presenti nelle 145 donne coinvolte nello studio e che avrebbero potuto giocare un ruolo nella presenza di iperintensità della sostanza bianca, così come hanno tenuto conto dei disturbi emotivi – depressione, ansia, disturbo da stress post traumatico per esempio – di cui avrebbero potuto soffrire le donne del campione. “L’aumento delle iperintensità della sostanza bianca non è giustificato dalla presenza di sintomi soggettivi di angoscia”, ha detto infatti Thurston. “È come – ha aggiunto la psichiatra – se il corpo possedesse una memoria che non si manifesta completamente attraverso i segnali psicologici. L’aggressione sessuale lascia anche tracce nel nostro cervello e nel nostro corpo”.

Un nuovo fattore di rischio?

Ma il fatto è che l’aggressione sessuale è un’esperienza “fin troppo comune – dice l’autrice della ricerca – che negli Stati Uniti vive in media fino a un terzo delle donne e che impatta non solo sulla loro salute mentale, ma anche sulla salute del loro cervello. Questo lavoro è quindi un passo importante verso l’identificazione di un nuovo fattore di rischio per ictus e demenza. I nostri risultati sottolineano quanto sia necessaria una maggiore prevenzione delle aggressioni sessuali, ma forniscono anche agli operatori sanitari un altro indicatore per le donne che potrebbero essere più a rischio di ictus e demenza nel corso degli anni”.

Altre ricerche

Questo non è il primo studio ad aver messo in luce il ruolo dei traumi, e in particolare del trauma legato ad abusi sessuali, sulla salute delle donne nel corpo, oltre che nella mente. Per esempio, c’è una ricerca Usa del 2018, condotta sempre da Thurston e da altri e pubblicato su Jama Internal Medicine che aveva coinvolto 304 donne di 54 anni di media, non fumatrici e senza una storia di malattie cardiovascolari, per di individuare una possibile associazione tra storia di molestie o aggressioni sessuali e pressione sanguigna, umore, ansia e sonno nelle donne di mezza età.

Il 19% del campione aveva riferito di molestie sessuali sul posto di lavoro, il 22% di una storia di aggressione sessuale e il 10% di aver subito entrambe le situazioni. Il risultato è stato che le molestie sessuali erano associate a una pressione sanguigna più elevata, a una probabilità più alta di ipertensione e a un livello di trigliceridi maggiore nel sangue, oltre che a una peggiore qualità del sonno. “Gli sforzi per migliorare la salute delle donne dovrebbero tenere conto delle molestie sessuali e della prevenzione delle aggressioni”,  fu la conclusione degli autori allora, e non può che essere la stessa oggi.

Fonte: La Repubblica.it

 

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