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Microplastiche: l’ingestione a lungo termine danneggia la crescita e la riproduzione dei pesci

Microplastiche: l’ingestione a lungo termine danneggia la crescita e la riproduzione dei pesci

Le microplastiche sono un problema ambientale molto serio e sempre più ricerche mostrano gli effetti dannosi della loro presenza sulla terra ma anche

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Le microplastiche sono un problema ambientale molto serio e sempre più ricerche mostrano gli effetti dannosi della loro presenza sulla terra ma anche in fiumi, laghi e ovviamente nel mare. Un nuovo studio ha ora evidenziato come l’ingestione a lungo termine di queste piccole particelle danneggi la crescita e la riproduzione dei pesci.

La quantità di rifiuti in plastica (e di microplastiche in particolare) nei nostri oceani è in costante aumento. La persistenza nell’ambiente acquatico delle microplastiche, che possono variare nelle dimensioni (da 1 µm a 5 mm) e nella composizione chimica, ha ovviamente serie ripercussioni sugli ecosistemi marini.

Una nuova ricerca, nata dalla collaborazione tra l’INRAE, l’Ifremer e le Università di Bordeaux (Francia) e Orebrö (Svezia), ha voluto studiare gli effetti dell’esposizione permanente alle microplastiche sulle funzioni biologiche chiave dei pesci.

In particolare sono stati prese a campione due specie di pesci: il Danio zebrato o pesce zebra (Danio rerio) e il Medaka, (Oryzias melastigma), esposti per un periodo di quattro mesi a diverse microplastiche.

I risultati, pubblicati sul Journal of Hazardous Materials, hanno rivelato effetti dannosi delle microplastiche sia sulla crescita che sulla riproduzione. La gravità delle conseguenze sui pesci dipendeva da diverse variabili: il tipo di polimero, la presenza o l’assenza di inquinanti organici e la durata dell’esposizione.

In quanto alle microplastiche si trattava in particolare di polietilene (PE) e cloruro di polivinile (PVC), si è scelto proprio di valutare gli effetti di questi due in quanto sono i materiali più comunemente presenti negli imballaggi e negli oggetti di plastica.

Nei pesci esposti alle microplastiche è stata osservata una diminuzione della crescita, o più esattamente delle dimensioni e del peso corporeo, indipendentemente dalla specie o dal tipo di polimero. Questi effetti erano considerevolmente maggiori dopo quattro mesi rispetto a due, il che evidenzia quanto sia importante condurre studi a lungo termine quando si valuta la tossicità delle microplastiche.

Inoltre, questa diminuzione della crescita (compresa tra il 20 e il 45%) è stata osservata principalmente nelle femmine, probabilmente a causa del loro maggiore fabbisogno energetico durante la riproduzione rispetto a quello dei maschi.

È stato anche osservato che i tassi riproduttivi diminuiscono fino al 50% rispetto a quelli normali. Queste interruzioni variavano a seconda della specie di pesce e del tipo di microplastica. Per il pesce zebra, l’esposizione combinata a PVC-BaP e PVC-BP3 ha portato a un ritardo nella deposizione delle uova e l’esposizione a PE-BP3 e a tutti i PVC ha portato a una riduzione del numero di uova.

Nel medaka l’esposizione a quasi tutte le microplastiche ha comportato una riduzione del numero di uova prodotte da ogni femmina al giorno. Infine, il PVC-BP3 ha causato disturbi comportamentali nella prole allo stadio larvale.

Non c’è dubbio che quanto scoperto da questa ricerca evidenzi come l’esposizione dei pesci alle microplastiche, per lunghi periodi, causi gravi problemi al funzionamento degli ecosistemi.  Un problema sicuramente da approfondire.

Fonte: Greenme

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