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Inflazione: non chiamiamola transitoria

Inflazione: non chiamiamola transitoria

Nel 2021 la crescita del PIL più sostenuta rispetto alle previsioni si è realizzata soprattutto grazie al balzo registrato nel secondo e terzo trimest

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Nel 2021 la crescita del PIL più sostenuta rispetto alle previsioni si è realizzata soprattutto grazie al balzo registrato nel secondo e terzo trimestre dell’anno, quando la ripresa è stata trainata dai servizi sia dal lato della domanda che dell’offerta. Determinante è stato l’effetto delle riaperture di molte attività. In molti concordano che per il 2022 il fattore dirimente sarà rappresentato dalla crescita dell’inflazione che da molti è stata sottovalutata durante tutto l’anno precedente quando il rischio inflattivo appariva meno marcato in Italia rispetto al resto dell’Eurozona.

Per il nuovo anno due dinamiche sembrano incidere negativamente sulle previsioni di stima, entrambe pesano enormemente sulla ripresa dei servizi. La prima è causata dallo shock energetico, settore in cui il Paese mostra in questi mesi tutta la sua vulnerabilità. Contrariamente a quanto si pensa, mentre i dati aggregati dimostrano che l’aumento della bolletta energetica pesa maggiormente sul settore della manifattura, nella realtà l’aumento dei prezzi dell’energia incide maggiormente sui bilanci delle piccole attività di servizi.

In molti casi questa incidenza è così elevata che pregiudica la continuità aziendale. Il caso è stato recentemente sollevato dai conduttori di impianti di risalita che hanno visto anche quadruplicare la bolletta energetica ed oggi riflettono seriamente sulla capacità di continuare l’apertura per la stagione invernale ancora in corso, mettendo così a rischio non solo il comparto dello Ski ma la stessa sopravvivenza di intere comunità montane.

Nel terzo e quarto trimestre alla riapertura di molte attività, la ripresa nei servizi si è scontrata con la carenza di offerta di lavoro. Nel 2021 il reddito disponibile delle famiglie è stato alimentato dai trasferimenti fiscali, dai sussidi alla disoccupazione, dagli ammortizzatori sociali, dal reddito di cittadinanza ed altre formule di integrazione al reddito attivate per l’emergenza sanitaria. Infatti, durante tutti i 20 mesi di pandemia la situazione finanziaria delle famiglie è rimasta solida anzi, i risparmi delle famiglie hanno raggiunto record mai registrati, come testimoniato dai depositi sui conti correnti.

A questo ha contribuito anche la contrazione dei consumi a seguito dei lockdown che si sono susseguiti. Una sorpresa del 2021 è stata quindi la mancata ripresa della forza lavoro ed il massiccio aumento delle persone che hanno rinunciato ad una offerta di lavoro, si pensi agli stagionali del turismo. Scelte legate ad una solidità finanziaria e ad un cambio comportamentale dovuto alla pandemia.

Il mercato del lavoro è quindi sotto pressione, con scarsità di manodopera che frena l’attività nei servizi e spinge i salari verso l’alto. E’ possibile prevedere che senza un intervento statale la competizione salariale al rialzo produrrà certamente l’estinzione di tante attività nei servizi, soprattutto quelle più labour intensive. Con l’inizio dell’anno questi segnali diventano sempre più evidenti ed è per questo che la crescita dell’inflazione non può più essere trattata come un fenomeno transitorio.

Fonte: Nicolaporro.it

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