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Investire Net Zero è ormai un dogma

Google Trends indica che le ricerca Net Zero ha raggiunto i massimi di sempre, visto che il clima è il primo obiettivo di sostenibilità per tutti. Da abbinare efficacemente ai criteri Esg

Investire Net Zero è ormai un dogma

Con gli Etf più attenti alle questioni climatiche è possibile indirizzare il proprio portafoglio verso la neutralità carbonica, ovvero su una traietto

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Con gli Etf più attenti alle questioni climatiche è possibile indirizzare il proprio portafoglio verso la neutralità carbonica, ovvero su una traiettoria a zero emissioni nette (net-zero). I dati delle ricerche su Google confermano che sono sempre più numerosi i governi, gli investitori e le aziende che si orientano verso soluzioni d’investimento a favore della lotta ai cambiamenti climatici: nelle classifiche di Google Trends del 2021 l’espressione Net Zero ha raggiunto il numero di ricerche più alto degli ultimi anni a livello globale. Il motivo è che se non si riuscirà a stabilizzare gli aumenti della temperatura indotti dall’uomo, i danni saranno incalcolabili e irreversibili. In tutto il mondo le temperature sono già aumentate in misura significativa rispetto ai livelli preindustriali e l’azzeramento delle emissioni nette potrebbe limitare l’aumento a un livello accettabile.

Tutti in corsa verso il Net Zero

Alcuni Paesi sembrano fare a gara a chi raggiungerà per primo la neutralità carbonica: il governo tedesco, per esempio, ha annunciato l’intenzione di ridurre le emissioni di carbonio del 65% entro il 2030 e del 100% entro il 2045, in linea con gli Stati Uniti che si sono impegnati per un taglio delle emissioni del 50-52% entro il 2030. La corsa coinvolge anche il mondo aziendale, con oltre 3.000 società impegnate ad azzerare le emissioni entro il 2050 nell’ambito della campagna Race To Zero promossa dalle Nazioni Unite. Numerose imprese aspirano alla neutralità carbonica in tempi ancora più rapidi, entro il 2030 per Schneider Electric, entro il 2039 per Unilever e 2040 per Coca Cola, Orange e Amazon. Microsoft ha annunciato che mira a eliminare dall’ambiente, entro il 2050, tutto il carbonio emesso dalla società fin dalla sua fondazione nel lontano 1975. Anche negli stadi di calcio, le decine di milioni di spettatori che quest’estate hanno seguito il campionato europeo avranno notato un nuovo slogan sui cartelloni a bordo campo: Volkswagen ha utilizzato il suo spazio pubblicitario più importante per promuovere il mantra Way to Zero, l’impegno della casa automobilistica alla neutralità carbonica entro il 2050. L’attenzione è molto alta anche tra gli investitori e molti hanno stabilito obiettivi precisi di azzeramento delle emissioni relativamente alle attività detenute in portafoglio: la svedese Swedbank Robur e la britannica Aviva, per esempio, puntano a net-zero entro il 2040, mentre il gruppo J. Safra Sarasin intende raggiungerlo entro il 2035.

 

 

Tre fattori da considerare

Per destreggiarsi con successo in questa nuova dimensione gestionale è necessario considerare una serie di elementi imprescindibili per gli investitori: a partire dal significato dell’espressione “budget di carbonio”, cioè la quantità restante di emissioni di CO2 che può essere emessa a livello globale prima che un determinato innalzamento delle temperature (superiore agli 1,5°C, per esempio) diventi irreversibile. È possibile calcolare con precisione i bilanci del carbonio per via della relazione quasi lineare tra le emissioni cumulative, il livello di riscaldamento e i conseguenti cambiamenti meteorologici.

Inoltre, è necessario porre attenzione all’anno di riferimento, ovvero la data storica rispetto alla quale viene dichiarato l’impegno in termini di riduzione delle emissioni: l’ultimo pacchetto legislativo dell’UE (Fit for 55), per esempio, mira a una riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, dove la riduzione è calcolata rispetto ai livelli del 1990. Diversamente, gli Etf di Lyxor di tipo Paris-Aligned utilizzano una metodologia che applica una riduzione immediata del 50% delle emissioni di gas serra di un’allocazione di portafoglio rispetto all’indice originario e successivamente continuano a decarbonizzare oltre la soglia del 50%, a un tasso del 7% l’anno, ma ancorati all’anno 2019. Ciò significa che riducono immediatamente l’intensità di carbonio del portafoglio del 50% rispetto al livello del 2019, anno in cui l’Ue aveva già raggiunto una riduzione delle emissioni pari al 25% dai livelli del 1990, con la conseguenza che questi Etf riusciranno a raggiungere la neutralità carbonica prima del 2050.

Il terzo fattore da considerare riguarda la verosimiglianza dell’obiettivo di decarbonizzazione: nella migliore delle ipotesi, gli impegni presi rappresentano traiettorie per il cambiamento nell’arco di diversi anni, basate su presupposti importanti come la capacità di decarbonizzare a un certo ritmo. Tuttavia occorre essere realisti: in alcuni casi la tecnologia che dovrebbe consentire la rimozione del carbonio è solo un prototipo o è ancora allo stadio teorico, tant’è che nell’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) vengono raccomandate traiettorie basate su una più rapida riduzione delle emissioni. Gli Etf di Lyxor della gamma Paris-Aligned, per esempio, avrebbero dovuto raggiungere la neutralità carbonica tra il 2043 e il 2045 secondo i precedenti modelli, mentre in base all’ultimo scenario dell’Aie la nuova stima è slittata al 2049.

 

 

Clima e filtri Esg, doppio centro

Gli Etf sul clima di Lyxor si basano su indici che selezionano e ponderano le società compatibili con lo scenario di contenimento del riscaldamento globale entro 1,5° centigradi scaturito dall’accordo di Parigi, applicando criteri di selezione Esg aggiuntivi. Tutti gli Etf di Lyxor della gamma che replicano i benchmark Net Zero 2050 Pab e gli indici Ctb (Climate Transition Benchmark) sono conformi all’articolo 9 dell’Sfdr, il Regolamento Ue sulla sostenibilità degli investimenti entrato in vigore il 10 marzo 2021, e coprono i mercati azionari globali, statunitensi, europei ed emergenti. Antonio Celeste, Head of Esg Product di Lyxor Etf, mette in evidenza che la società ha ritenuto importante affiancare obiettivi Esg più estesi rispetto a quelli di neutralità carbonica: gli indici Paris-Aligned di S&P-Dj, nonché gli indici Climate Transition di Msci, sono stati infatti modificati per includere anche valutazioni Esg più estese, dove i requisiti dei filtri ambientali risultano più stringenti per la gamma Pab. Gli investitori non dovranno essere più costretti a scegliere tra i benchmark focalizzati sulla sola transizione climatica e quelli con filtri Esg più generali. L’utilizzo di questa duplice selezione non comporta significativi scostamenti in termini di settori e fattori, tranne per il comparto energetico che risulta sottopesato, raggiungendo invece un vantaggio in termini di performance di lungo periodo rispetto ai benchmark tradizionali.

Fonte: Milanofinanza.it

 

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