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In Cina le criptovalute fanno a pugni con il clima

Pechino è il leader mondiale delle monete virtuali con l’80% delle operazioni di conio. Ma c’è il carbone dietro 4 Bitcoin su 10 creati in Cina

In Cina le criptovalute fanno a pugni con il clima

Le ambizioni climatiche della Cina tradite dalle criptovalute. Il peso della tecnologia blockchain fa vacillare gli obiettivi sul clima di Pechino, ch

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Le ambizioni climatiche della Cina tradite dalle criptovalute. Il peso della tecnologia blockchain fa vacillare gli obiettivi sul clima di Pechino, che è il leader mondiale delle monete virtuali con l’80% delle operazioni di conio. Operazioni che sono estremamente energivore.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature, se la crescita delle criptovalute viene lasciata senza freni dal governo cinese, nel giro di pochi anni produrrà una quantità di emissioni di gas serra tali da competere con quelle delle economie del G7. I ricercatori calcolano che di questo passo nel 2024 Bitcoin e altre monete virtuali coniate in Cina consumeranno quasi 300 TWh e saranno responsabili di 130 milioni di tonnellate d CO2 l’anno: tante quante ne produce l’Italia.

Questo dipende dalla composizione del mix elettrico del gigante asiatico, dove il carbone ha ancora un posto di assoluto rilievo. Secondo lo studio, c’è l’elettricità generata da centrali a carbone dietro 4 Bitcoin su 10 che vengono coniati in Cina.

Per Wang Shouyang, co-autore della ricerca, il boom del ‘mining’ di criptovalute in Cina “potrebbe potenzialmente minare lo sforzo di riduzione delle emissioni”. Nel settembre 2020 Pechino si è impegnata a tagliare le sue emissioni e impiegare altri strumenti in modo da raggiungere la neutralità climatica entro il 2060 e il picco di emissioni entro il 2030. Nel nuovo piano quinquennale discusso a marzo, però, non viene messo alcun tetto preciso al carbone e le misure in merito restano piuttosto vaghe.

Per Wang, per raddrizzare la rotta Pechino dovrebbe potenziare la rete elettrica per garantire un approvvigionamento stabile da fonti rinnovabili. Infatti “i prezzi dell’energia nelle regioni della Cina con energia pulita sono inferiori a quelli nelle regioni alimentate a carbone”, e se la rete gestisse meglio le oscillazioni delle rinnovabili chi si dedica al mining di criptovalute “avrebbe maggiori incentivi a trasferirsi in regioni” dove alimentare le sue operazioni con energia pulita.

Fonte: www.rinnovabili.it

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