L’occhio del mercato, che tutto vede. La partita per il Quirinale si apre oggi, almeno ufficialmente. Nelle stanze di Montecitorio si susseguono i col
L’occhio del mercato, che tutto vede. La partita per il Quirinale si apre oggi, almeno ufficialmente. Nelle stanze di Montecitorio si susseguono i colloqui tra le diverse forze politiche al fine di trovare la quadra sul successore di Sergio Mattarella, sempre che non si materializzi in caso di stallo a oltranza, un clamoroso bis. Ma sulle grandi piazze finanziarie, tra gli investitori e le banche d’affari, qualcuno le sue conclusioni le ha già tratte. D’altronde, i giochi di palazzo sono una cosa, la credibilità di un Paese dal terzo debito pubblico al mondo è altra storia.
Di questo avviso sono, per esempio, gli analisti di Bank of America. I quali si attendono un esito politico di coesione fra i partiti, con Draghi alla guida o come premier o come Capo dello Stato. Questo, scrivono gli economisti della banca d’affari americana, manterrebbe calmo e tranquillo lo spread, con l’ex presidente della Bce da una parte garante della stabilità politica dall’alto del Quirinale o in una posizione più operativa a Palazzo Chigi.
Goldman Sachs, pochi giorni fa, era stata più netta nell’esprimere un suo giudizio sulla partita per il Quirinale, respingendo l’idea di eleggere Draghi presidente della Repubblica. Non tanto per una qualche forma di pregiudizio personale, ma perché l’ex presidente della Bce rappresenta ancora oggi una sorta di garanzia per la realizzazione del Recovery Plan. C’è chi poi, come Bloomberg, tira in ballo direttamente lo spread. Senza il padre del whatever it takes al centro della scena, Chigi o Colle, si rischia di far schizzare il differenziale ben oltre i 200 punti base in poco tempo.
“Gli spread tra i titoli di Stato italiani e tedeschi a 10 anni si sono ampliati in vista del voto di questa settimana, ma non in modo enorme. Draghi è al potere da quasi un anno e in questo periodo c’è stata un’espansione economica del 6,3%, ha realizzato una delle campagne di vaccinazione di maggior successo in Europa e avviato riforme per affrontare i mali di vecchia data, come una burocrazia gonfia e lenta sistema giuridico”, ha chiarito l’agenzia americana.
E ed è Mario Draghi il boccino della politica anche per Alberto Nagel, ceo di Mediobanca, che, intervistato dal Financial Times e riferendosi al Pnrr sottolinea che “il fondo per la ripresa può essere un game changer in termini di ulteriore crescita economica, che è particolarmente significativa per un Paese indebitato. Chiaramente, la migliore garanzia perché ciò accada è che Draghi rimanga in un ruolo istituzionale di primo piano per alcuni anni”. Insomma, Chigi o Colle, purché sia Draghi.
Fonte: Formiche.net