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Green pass: come cambia il lavoro dal 15 ottobre?

Green Pass obbligatorio sul posto di lavoro e smart working: tra meno di due settimane in arrivo grosse novità per dipendenti pubblici e non solo. Il punto

Green pass: come cambia il lavoro dal 15 ottobre?

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Green Pass, certificazione verde o passaporto vaccinale: dal 15 ottobre, fino al 31 dicembre (per ora) il lasciapassare verde sarà obbligatorio per entrare in qualsiasi posto di lavoro. Senza “qr code”, salvo alcuni casi eccezionali, l’ingresso sarà vietato. L’ufficialità è arrivata dal decreto Green Pass, Dl 127/2021, che ha esteso l’obbligo di Green Pass a tutti i lavoratori: dai pubblici ai privati, dagli autonomi ai dipendenti, dai professionisti ai magistrati.

Doccia fredda per molti, una “quasi normalità” per altri. Personale scolastico e lavoratori attivi nelle residenze sanitarie per gli anziani avevano già l’obbligo di Green Pass. A rientrare in questa categoria, da poco, anche colf, badanti, baby sitter e aiutanti domestici. Esenti invece idraulici, elettricisti e operai. Resta al cliente la possibilità di richiedere il Green Pass all’artigiano.

chi è sprovvisto di certificazione verde, che cosa rischia? Innanzitutto viene considerato assente ingiustificato finchè non ottiene il pass. Ma, a differenza di quanto espresso dalla prima bozza del Decreto Green Pass, non va incontro alla sospensione del lavoro, ma “solamente” alla sospensione dello stipendio. Le sanzioni potranno variare dai 600 ai 1.500 euro. Va ricordato che tali somme potranno riguardare sia dipendenti che datori di lavoro.

Smart working green pass: che cosa cambia

Addio, o forse meglio dire “arrivederci smart working”. Il mese di ottobre, oltre a segnare novità sul Green Pass, fa dire addio anche al lavoro agile, risultato indispensabile durante il periodo più caldo della pandemia. Tuttavia, non sarà completamente cancellato: tramite un accordo con il datore di lavoro il dipendente potrà continuare ad utilizzare lo smart working.

I settori più colpiti dalla forma agile di lavoro sono sicuramente stati la scuola e la Pubblica Amministrazione. Milioni di ragazzi alle prese con la Dad, e altrettanti dipendenti pubblici, spesso privi di competenze digitali profonde, in balìa del lavoro da casa. Ma ora, con la scuola già avviata, anche gli uffici puntano a tornare completamente in presenza. Ad annunciarlo il ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, che ha alzato la percentuale di presenza sul lavoro per tutta la Pa.

Ormai, giunti a una fase “ibrida” dell’emergenza, a quali condizioni si può richiedere il lavoro da casa? Innanzitutto: non deve far diminuire i servizi, l’amministratore deve essere in possesso di una piattaforma o di un qualsiasi altro strumento, in grado di garantire “la sicurezza delle comunicazioni tra lavoratore e amministratore, si legge su Skytg24, i dipendenti devono disporre di strumenti tecnologici adeguati e necessari al lavoro agile, e inoltre, deve esserci un piano per smaltire il lavoro arretrato, qualora fosse presente.

Mentre a livello di regole il ritorno in presenza dovrà essere accompagnato dalle classiche norme “emergenziali”, entrate in vigore a marzo 2020: distanziamento personale, uso delle mascherine in luoghi chiusi, sanificazioni periodiche di mani e spazi comuni, e ove possibile, ingressi e uscite scaglionate e graduali, per evitare affollamenti.

Green Pass obbligatorio: l’opzione tampone o test

Infine, va tenuto a mente che Green Pass non significa necessariamente “vaccinazione”. Si potrà ottenere la carta verde anche attraverso un tampone molecolare, un test antigenico, o aver provato di essere guariti dal Covid. Per i tamponi, sempre fino al 31 dicembre, l’esecutivo ha poi predisposto dei prezzi calmierati: quindici euro per gli adulti e otto euro per i minorenni (dai dodici ai diciotto anni).

Fonte: Affaritaliani.it

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