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A Novembre, conguaglio dello 0,8% a saldo perequazione 2023

NADEF 2023: previsti interventi sulle pensioni, ma non ancora precisati

A Novembre, conguaglio dello 0,8% a saldo perequazione 2023

Come da previsioni, il 27 settembre scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato la NADEF (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza

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Il Consiglio dei ministri di ieri

Come da previsioni, il 27 settembre scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato la NADEF (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza) con la quale ha fissato per il 2024 (e per il prossimo triennio) gli indicatori macroeconomici che costituiranno i punti obbligati di riferimento per le scelte relative alla manovra di finanza pubblica che sarà oggetto del DDL bilancio.

Una manovra questa volta particolarmente complessa e complicata, e proprio alla luce delle previsioni per il 2024: bassa crescita del PIL (solo lo 0,8%); debito pubblico che si riduce molto poco (solo 0,1%) e finanziamento in deficit della manovra per più del 50% (oltre 14 mld), in un quadro di situazione economica del Paese peraltro segnato da un’inflazione ancora decisamente alta (5,5 su base annua ad agosto u.s.) e da un costo del denaro pur elevato a seguito dei rialzi dei tassi d’interesse imposti dalla BCE.

Con riferimento alle pensioni, la Nota di aggiornamento preannuncia solo un collegato per “interventi in materia di disciplina pensionistica” senza ulteriori specifiche di dettaglio in merito alle scelte effettive, e  dunque, per conoscerle, si dovrà attendere il varo del DDL Bilancio 2024.

Le direzioni di marcia dovrebbero comunque  essere quelle anticipate nei nostri Notiziari: proroga di “quota 103” e “APE sociale”; revisione della disciplina relativa a “opzione donna” con il suo inglobamento all’interno dell’APE (“APE rosa”); qualche forma di garanzia per le “pensioni dei giovani” attraverso l’incentivazione della previdenza complementare; conferma delle “pensioni minime” a 600 euro per gli over 75; infine, conferma (non inasprimento, si spera) del meccanismo, varato con la legge di bilancio 2023, che ha ridotto sensibilmente – per le pensioni da 2.100 € lorde in su – la percentuale di rivalutazione, con l’effetto di abbassare sensibilmente il loro potere di acquisto. Dunque, di riforma della Fornero neanche l’ombra….

In materia di rivalutazione delle pensioni, c’è però un fatto nuovo che riteniamo di dover segnalare all’attenzione dei colleghi: l’anticipazione a novembre p.v. del conguaglio della rivalutazione 2023.

Come è noto, la “perequazione” delle pensioni è un meccanismo che determina annualmente la rivalutazione degli assegni pensionistici sulla base del tasso di inflazione rilevato da ISTAT al fine di adeguarli al maggiore costo della vita. In base alle regole vigenti, a gennaio u.s. le pensioni sono state provvisoriamente adeguate del 7,3%, giusto decreto del MEF del 9.11.2022. Il saldo della perequazione sarebbe avvenuto a seguito della rilevazione dell’ISTAT del dato definitivo dell’inflazione 2022, che è stato pari all’8,1%, cui sarebbe seguito, a gennaio p.v. e comunque nell’anno successivo 2024, il pagamento del conguaglio dello 0,8%, e cioè del differenziale tra il 7,3% già pagato e l’8,1% definitivo.

La novità sta allora in questo:  per il pagamento del predetto incremento differenziale dello 0,8% non dovremo attendere il 2024, ma sulla base di un decreto preannunciato nella NADEF (e che dovrebbe riguardare anche le risorse per i contratti pubblici)la sua corresponsione verrà anticipata a novembre p.v. (adeguamento + arretrati) con il relativo aumento delle pensioni (per una di importo pari a 1.500 € lorde, trattasi di circa 12 euro mensili) ancorché con le ben note limitazioni: indicizzazione piena solo fino a quattro volte il minimo ( 567,94); fra quattro e cinque volte il minimo, all’85%; fra cinque e sei volte il minimo, al 53 %; fra sei e otto volte il minimo, al 47%;  fra otto e dieci volte il minimo, indicizzazione al 37%; sopra le dieci volte il minimo, al 32%.

Naturalmente, a novembre p.v. il MEF dovrà emanare il decreto per l’acconto relativo alla perequazione delle pensioni nell’anno 2024, che avverrà anche quest’anno in forma di acconto a gennaio p.v., sulla base della variazione in percentuale degli indici dei prezzi al consumo 2023 forniti dall’Istat (allo stato, è pari allo 5,5%).

Fonte: Flp.it

 

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