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Sustainability management: ecco perché il ruolo della strategia aziendale è destinato a crescere

Sustainability management: ecco perché il ruolo della strategia aziendale è destinato a crescere

I tradizionali vincoli di progetto nel management aziendale, quali ad esempio “tempi-costi-ambito-qualità”, potrebbero non essere più sufficienti in f

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I tradizionali vincoli di progetto nel management aziendale, quali ad esempio “tempi-costi-ambito-qualità”, potrebbero non essere più sufficienti in futuro. Di conseguenza le fasi di progettazione e realizzazione dovranno necessariamente tener conto di nuovi driver ed obiettivi impliciti, come la sostenibilità, obiettivo che oggi è spesso fuori dal perimetro progettuale. La presente pubblicazione si pone l’obiettivo di approfondire il tema della sostenibilità nella sua accezione più ampia e di analizzarne gli impatti sulle dinamiche di impostazione strategica e realizzativa dei progetti, al fine di garantire il massimo livello di efficienza integrata dei prodotti/servizi fino al termine della loro vita utile.

Introduzione
Da diverso tempo i temi di sostenibilità sono considerati a pieno titolo tra gli aspetti più importanti della storia recente determinando, in maniera più o meno invasiva ed evidente, gli stili di vita e i macro-trend sociopolitico-economici mondiali. L’elevato grado di attenzione in tal senso e dimostrabile ripercorrendo l’evoluzione degli impegni che l’Unione Europea (UE), ha sottoscritto nel tempo fino alla strutturazione delle più conosciute agende, Europa 2020 e Agenda 2030, programmi strategici decennali orientati alla definizione di obiettivi e linee guida per la promozione ed il supporto di approcci di sviluppo sostenibile.
La definizione di sviluppo sostenibile oggi universalmente riconosciuta, quale condizione di armonia, è piuttosto un processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali. Tale definizione evidenzia due aspetti: il primo è che la sostenibilità non concerne esclusivamente la sfera ambientale, come spesso si è tentati ed indotti a credere, ma abbraccia una serie di tematiche, esplicite ed implicite, complesse ed interconnesse tra loro. Il secondo aspetto si riferisce alla natura evolutiva del processo di sviluppo, il cui obiettivo ultimo è il bilanciamento di tutte le componenti in gioco, traguardando orizzonti di medio e lungo periodo. La realizzazione del bilanciamento necessita di approcci non convenzionali, tipicamente olistici, la cui strutturazione permette di progettare e realizzare iniziative complesse di sviluppo sostenibile mediante metodi multidisciplinari, incentrati sul funzionamento di sistemi complessi e basati sul meccanismo del feedback come elemento cruciale per la comprensione del loro comportamento. Esempi olistici sono ad esempio la dinamica dei sistemi, la teoria della complessità, le scienze cognitive, le reti neurali e l’intelligenza artificiale.

I principi cardini della sostenibilità
In letteratura è possibile reperire diversi studi che contribuiscono all’identificazione delle macro tematiche a maggiore impatto sulla sostenibilità di un’iniziativa. La definizione più efficace inquadra i tre principi, prima richiamati, della sostenibilità sostanzialmente nella rappresentazione degli aspetti finanziari, sociali ed ambientali. Tali principi sono in realtà integrati tra loro dando vita ad ulteriori tre sottolivelli rappresentati dall’equità, integrazione delle dimensioni sociale-economica, dalla vivibilità, integrazione delle dimensioni sociale-ambientale, e dalla realizzabilità, integrazione delle dimensioni economico ambientale. La matrice comune dei tre principi unitamente ai relativi sottolivelli rappresenta il grado di sostenibilità. Nel merito giova evidenziare l’effettiva sostenibilità di un’iniziativa: 

  • considerare gli elementi di sostenibilità come requisiti fondamentali per il successo di lungo termine;
  • agire con orizzonti di riferimento ben oltre l’ottica di costo o del tempo di consegna, prediligendo una prospettiva di sistema;
  • progettare una serie di soluzioni equilibrate, piuttosto che un’unica soluzione ottimale.

Dal punto di vista della dimensione economica, il concetto di sostenibilità si traduce nel cogliere le opportunità di leva finanziaria favorendo nella fase:

  • di avvio, la progettazione focalizzata sulla riduzione dei costi dell’intero ciclo di vita, compresa la possibilità di adottare una catena di fornitura corta, anche in ottica manutentiva, e il coinvolgimento precoce dei fornitori;
  • di esecuzione, la condivisione del lavoro, gli approcci produttivi lean, la modularizzazione di materiali o work package a vantaggio della produzione condivisa;
  • di chiusura, la raccolta ed analisi di lesson learned e best practice su base programmatica.

Relativamente alla dimensione sociale ad oggi già esistono degli indicatori delle prestazioni sociali quali, ad esempio la Global Reporting Iniziative, la SA 8000 del Social Accountability International, la AA 1000 dell’Institute of Social and Ethical Account Ability e la ISO 26000.
La reale difficolta, in questi casi, consiste nel valutare quantitativamente gli effetti prodotti dalle attività dell’impresa che influiscono sui vari stakeholder, aspetto che rende complesso sommare gli impatti sociali e i benefici di un’iniziativa.

Più spesso le organizzazioni adottano schemi generali di compliance alla sostenibilità sociale, definiti programmi di responsabilità sociale, guidati da un insieme di principi universali incentrati sulla responsabilità, la trasparenza, l’etica, il rispetto delle parti interessate, lo stato di diritto e il rispetto delle norme di comportamento e dei diritti umani. A seconda del contesto di riferimento, tali indirizzi possono essere integrati con aspetti di sviluppo locale, mediante fornitura di prodotti e servizi a prezzi competitivi e mutuo scambio di esperienze, conoscenze e competenze a favore di un meccanismo di crescita condivisa. In ultimo l’aspetto ambientale, probabilmente quello più popolare, viene spesso considerato tra gli elementi che definiscono il grado di sostenibilità o meno di un’iniziativa. A differenza della dimensione sociale, in questo caso esiste un campionario molto diffuso di strumenti e norme a supporto della rilevazione quantitativa degli impatti a livello ambientale della politica dell’impresa.
Nello specifico i criteri definiti dalla famiglia di standard di certificazione ISO 14000 possono essere integrati all’interno dei contratti e delle linee guida di progettazione di un’iniziativa.
La dimensione ambientale può spesso nascondere dei forti punti di contatto con il principio della sostenibilità economica. Nello specifico le iniziative su larga scala hanno la possibilità di impostare paradigmi di efficientamento che difficilmente potrebbero essere adottati a livello di singola attività.
Alcuni esempi, non esaustivi, comprendono:

  • restituzione di materiali non utilizzati e/o imballaggi ai fornitori;
  • conservazione di acqua ed energia;
  • riciclaggio dei rifiuti, uso di materiali riciclati e/o ecosostenibili;
  • incoraggiamento alla realizzazione di iniziative di ricostruzione.

In un’accezione più ampia, la sostenibilità ambientale riguarda anche gli aspetti di sicurezza.
Tale dimensione include tutta quella serie di sforzi tesi ad una migliore pianificazione ed attenzione all’identificazione e alla gestione dei rischi di qualsiasi tipologia e al miglioramento delle pratiche di esecuzione del lavoro. Il gestore dell’iniziativa deve garantire che tutti i processi di gestione, qualità e sicurezza siano rigorosamente applicati al fine di garantire la salute e la sicurezza della forza lavoro e della comunità in generale. Oltre i tre principi sopra descritti, esiste un’ultima dimensione di sostenibilità, di natura prettamente implicita, cioè il tempo. Il prodotto/servizio sostenibile, generato a sua volta da un processo produttivo sostenibile, deve infatti generare valore nel periodo di tempo giusto, pena l’obsolescenza, ma contestualmente deve essere in grado di mantenere inalterata la propria capacita di generare valore per tutta la durata temporale per la quale è stato destinato.

La sostenibilità nel Project Management
Si è finora parlato genericamente di iniziativa al fine di identificare l’insieme delle attività volte alla realizzazione di un risultato o beneficio sostenibile.
Sintetizzando le più disparate definizioni in letteratura è possibile affermare che un progetto sia un impegno per la creazione di valore basato su specifiche, che viene completato in un determinato periodo di tempo concordato e sotto vincoli, comprese risorse e fattori esterni. Contestualmente, focalizzando l’attenzione sulle modalità di esecuzione, il progetto viene definito come una raccolta di strumenti e tecniche per indirizzare l’uso di risorse diverse verso la realizzazione di un compito unico e complesso […].
Ogni attività richiede una particolare miscela di questi strumenti e tecniche strutturati per adattarsi all’ambiente di attività e al ciclo di vita previsto.
In entrambe le definizioni si sottolineano gli aspetti di complessità e multidisciplinarietà propri del project management (PM) che permette di analizzare, scomporre e successivamente integrare e governare tutte le singole componenti del progetto, portandole ad uno stato di sommatoria funzionale necessario alla realizzazione del beneficio atteso.
Tale approccio è fortemente affine a quello richiesto per l’attuazione dello sviluppo sostenibile. L’anello mancante a corollario di questa affermazione integra le tradizionali definizioni di project management specificando che lo stesso riguarda la creazione di qualcosa che in precedenza non esisteva e che si estende oltre la consegna di un deliverable, confluendo nella realizzazione di benefici più ampi e nei cicli di investimento.
In sostanza si sta affermando che il project management è, ad oggi, lo strumento più congeniale per la gestione di iniziative volte alla realizzazione di obiettivi sostenibili.
Pertanto si può sostenere che i principi ispiratori che dovrebbero guidare la realizzazione di un progetto sostenibile sono:

  • approccio olistico: bilanciare gli aspetti sociali, ambientali ed economici;
  • focus ampio: coordinare le attività a livello locale, nazionale e globale;
  • visione di lungo termine: allineare gli obiettivi di breve termine con quelli strategici;
  • legislazione ed etica: far coesistere vincoli normativi ed etici;
  • reputazione: promuovere la trasparenza e la responsabilità della condotta d’impresa;
  • riduzione dei rischi: prediligere la prevenzione dei rischi piuttosto che la loro gestione;
  • partecipazione: creare e condividere valori di lungo termine con la piu ampia platea di stakeholder;
  • auto-sostentamento: attingere al reddito e non al capitale, sostenendo cosi la capacita delle persone, delle risorse naturali e delle imprese di produrre o generare benefici per il presente quanto per il futuro.

Nello specifico si sottolinea però il pericolo derivato dalla moderna tendenza ad abbattere i tempi e ad essere sempre più efficienti ed efficaci nel minor tempo possibile, infatti più rapidi sono i risultati e minore e il ciclo di consegna, minore e il tempo che abbiamo per sviluppare schemi di pensiero olistici e considerare l’impatto a lungo termine delle nostre decisioni e azioni.
Adottare la sostenibilità e la visione strategica come valori fondamentali, ci costringe a ripensare la relazione con progetti e cambiamenti.
La chiave di questa revisione concettuale di approccio risiede nella promozione della prospettiva di lungo termine, passando dal concetto di progetto di sostenibilità o progetto di responsabilità sociale d’impresa, di natura reattiva e a breve termine, alla sostenibilità del progetto, fondamentalmente proattiva e di lungo termine in cui le organizzazioni concentrano gli sforzi verso il bene comune in modo sostenibile.

In definitiva, concentrandosi sul risultato finale del progetto a prescindere dal suo ciclo di vita, e possibile garantire l’allineamento strategico.
In questo modo, se nella vision e/o nella mission dell’organizzazione e fortemente radicata l’idea di sostenibilità, ecco che il project management diventa strumento di realizzazione della sostenibilità stessa.
Diventa sostanzialmente rilevante individuare a chi spetta l’onere di definire gli obiettivi strategici di sostenibilità, di attuare, in maniera anch’essa sostenibile, tali obiettivi, e infine monitorare l’effettiva realizzazione dei benefici di lungo termine (out come) relativi agli obiettivi di sostenibilità.
Più in generale individuare chi è lo sponsor dell’impostazione di approcci programmatici e progettuali orientati alla sostenibilità.
Relativamente alla definizione degli intenti strategici di sostenibilità, i primi indiziati sono rappresentati dalla direzione e dal top management che, identificando le opportunità, mediante un processo analitico che le declina in business case e in uno o più progetti, contribuiscono alla realizzazione di deliverable e/o benefici a loro volta input di ulteriori sviluppi della strategia.
Tale ciclo virtuoso, standardizzato nella norma ISO 21500, rappresenta già di per sé un approccio sostenibile per cui tutto ciò che viene prodotto non è fine a sé stesso, ma è orientato alla realizzazione di benefici di sistema.
Analogamente i medesimi ruoli si ritiene debbano fungere anche da sponsor, poiché lo sforzo per realizzare tali benefici deve essere assimilato e diffuso all’interno dell’intera organizzazione, quasi a diventare un elemento della cultura organizzativa, e da “monitore” dell’effettiva realizzazione degli out come di sostenibilità.
In merito alla realizzazione di tali obiettivi si ritiene verosimile assegnare tale responsabilità alle figure di program/project manager, i quali hanno infatti l’obiettivo di portare a termine le fasi implementative del quadro strategico, definendo le modalità migliori per raggiungere tale scopo.
A tal proposito, giova evidenziare le modalità con cui un project manager può influenzare il modo in cui la sostenibilità viene implementata nel progetto e nel processo di gestione del progetto.
Tale tesi è basata sull’assunto che il project manager è intrinsecamente motivato a lavorare in maniera sostenibile per ottenere risultati sostenibili.
Il project manager è determinante nel raggiungimento degli obiettivi strategici, poiché e in grado di percepire e analizzare socialmente questioni e situazioni rilevanti che potrebbero non essere ovvie per la dirigenza.
Analizzando la folta letteratura sull’argomento, si riesce inoltre a sintetizzare gli impatti che gli elementi del project management e i ruoli previsti dai meccanismi di governance, hanno sui princìpi di sostenibilità.
Si evidenzia che in tale schema non sono stati mappati due degli otto principi, reputazione e autosostentamento.
Tale scelta può essere probabilmente giustificata dal fatto che tali elementi non afferiscono prettamente all’ambito di responsabilità del project management.

Conclusioni
A fronte degli studi condotti sulla letteratura esistente e dopo aver argomentato il ruolo dei progetti come strumento di realizzazione degli obiettivi di sostenibilità, si ritiene di poter affermare che quest’ultima rappresenta una finalità del project management, seppur indotta da obiettivi di tipo programmatico e/o strategico.
Indubbiamente e altrettanto corretto parlare di sostenibilità anche per intendere le modalità di realizzazione di tali finalità, ma questo aspetto di natura operativa non implica automaticamente l’effettiva realizzazione di obiettivi sostenibili. Viceversa, la loro realizzazione implica necessariamente un approccio di gestione progettuale che rispetti tutti o buona parte dei principi di sostenibilità.
L’attuazione di questi approcci e certamente una sfida complessa, affrontabile attraverso sistemi integrati di gestione e di qualità propri di enti o imprese con alto grado di maturità organizzativa.
In generale si potrebbe affermare che all’aumentare del livello di maturità, l’organizzazione si dota di metodi, strumenti e sistemi evoluti che garantiscono l’adeguato supporto ai circoli virtuosi innescati dal perseguimento di benefici di lungo termine, senza perdere la focalizzazione sulle aspettative del cliente, degli stakeholder e degli stakeholder.
La difficolta maggiore è pero oggi rappresentata dall’assenza di uno strumento di monitoraggio e controllo della realizzazione degli obiettivi di sostenibilità, poiché la loro estensione, in termini di ambito e tempi, travalica il tradizionale perimetro di progetto.
Anche se si potesse immaginare una piattaforma di natura strategica, sarebbe comunque complesso misurare quantitativamente gli out-come relativi ai tre principi unitamente ai propri sottolivelli precedentemente descritti, al netto della dimensione economica.
A tal proposito si auspica perciò un prosieguo della ricerca in ambito aziendale/manageriale e anche istituzionale, al fine di stabilire dei parametri oggettivi di verifica della realizzazione di benefici della sostenibilità.

Fonte: Denaro.it

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