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Leonardo è partner di Skydweller per il primo aereo solare a volo autonomo

Il velivolo solare Skydweller può effettuare lunghe missioni con strumentazioni che possono arrivare a 400 kg e alimentarle con una potenza di 2000 watt. Leonardo partecipa all’iniziativa mettendo in campo le sue competenze nel volo unmanned, senza pilota

Leonardo è partner di Skydweller per il primo aereo solare a volo autonomo

Il Solar Impulse 2 rischiava di finire in un museo europeo per essere guardato da ignari avventori come una stranezza del mondo aeronautico. Il suo vo

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Il Solar Impulse 2 rischiava di finire in un museo europeo per essere guardato da ignari avventori come una stranezza del mondo aeronautico. Il suo volo di 117 ore di fila per un totale di 5 giorni dal Giappone alle isole Hawaii senza una goccia di carburante fossile poteva rimanere una delle tante imprese ricordate negli annali dei record. Invece, la startup aerospaziale ispano-statunitense Skydweller Aero Inc. lo ha trasformato in uno dei più innovativi, ecosostenibili e (si spera) redditizi progetti dell’aeronautica militare e civile. A prevederne il grande potenziale industriale è stata Leonardo azienda italiana attiva nel mondo dell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza. “Skydweller è il primo progetto internazionale che è arrivato sulla mia scrivania nell’ambito del ruolo che ricopro in Leonardo da 3 anni e mezzo” sottolinea Laurent Sissmann, Senior Vice President Unmanned Systems di Leonardo.Ci siamo interessati subito a questa realtà perché abbiamo riconosciuto che nel team creato da Robert Miller c’erano le tecnologie, l’esperienza e la capacità per portare avanti con successo il progetto e soprattutto c’era la possibilità di andare a far fruttare un investimento pregresso di anni in ricerca e sviluppo di Solar Impulse 2 con migliaia di ore già acquisite per passare a uno step successivo.”

In una macchina così perfetta, l’elemento estraneo e limitante diventa il pilota. Ecco perché, l’idea break trough di Skydweller è stata introdurre nel Solar Impulse 2 una tecnologia di volo autonomo con un autopilota in grado di rendere superflua la presenza dell’uomo a bordo e garantire così al velivolo la maggiore permanenza possibile in volo. Attualmente il Solar Impulse 2 è safety piloted. L’aereo ha dimostrato capacita di volo autonomo, ma ha ancora la presenza a bordo del pilota con funzione di sentinella che può intervenire in caso di necessità. Questa scelta evita tutta una serie di lungaggini burocratiche e assicura alla startup agilità e flessibilità nel percorso di sviluppo. “In più,” ricorda il responsabile di Leonardo, “è stato fondamentale per il progetto partire dal mondo della Difesa per la sua prerogativa di autorizzare in autonomia determinate missioni vincolate a precisi criteri di sicurezza. Ciò ha permesso a Skydweller di generare primi ricavi e di costruirsi un corpo documentale normativo e configurativo che sarà molto vicino a quello che richiederà la parte civile.” Nel percorso di conversione dell’aereo in drone, il secondo step sarà rimuovere il pilota e tutto quello a lui legato come la strumentazione di bordo, comandi, sedile, riducendo complessivamente il peso del velivolo. Al suo posto sarà installato per garantire la massima sicurezza un sistema di gestione del volo triplex pianificata a oggi nell’estate 2022. Il terzo step prevede un intervento di ottimizzazione del design. Ad esempio, a livello strutturale un aereo che non deve portare un pilota non necessita dell’insieme degli accorgimenti strutturali a tutela dell’uomo in caso di crash. Non sarà più necessario avere le finestre della cabina. Tutte soluzioni che andranno ad alleggerire la versione definitiva.

Ma se la componente umana non è più necessaria a bordo, lo è invece a terra. Per il funzionamento della macchina”, afferma Massimiliano Manfreda “è prioritario impostare la missione. Il ground center, il luogo fisico in cui si pianifica, necessita la presenza di alcune figure chiave. Ci sarà il mission commander a cui è affidata la pianificazione della missione. Insieme a lui il weather operator per il monitoraggio delle previsioni meteo e un payload operator. Questa figura, ma può essere anche più di una, ha l’incarico di gestire il payload, cioè l’attrezzatura specifica montata sul velivolo.” Il Solar Impulse 2, infatti, ha come fattori critici di successo la capacità determinante di stivare circa 400 chilogrammi di attrezzature e di poterle alimentare con una potenza di 2 kW. Queste possono essere delle strumentazioni elettrottiche, dei radar, l’antenna di una rete di telecomunicazioni. In gergo sono chiamati payload e dipenderanno dalla specificità e dalle esigenze del cliente.

Il primo contratto di Skydweller è arrivato dal settore defence; a crederci per prima la NAVY. La Marina Militare degli Stati Uniti d’America sta finanziando infatti le attività di ricerca e sviluppo del progetto. “Alessandro Profumo, il CEO di Leonardo, ha promosso in diverse occasioni la costituzione anche in Europa di una DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency) sullo stile americano” ricorda Laurent Sissmann. “Un’agenzia governativa come quella del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti incaricata dello sviluppo di nuove tecnologie per uso militare. Questi enti, difatti, permettono di avere accesso a risorse economiche in quelle fasi in cui la tecnologia è ancora incerta e l’utilizzo esatto di un determinato strumento deve essere ancora compreso del tutto. Queste risorse sono fondamentali

quando si intende creare qualcosa di molto ambizioso.” Ma mentre la startup sta lanciando la produzione di un secondo prototipo con la funzione di dimostratore tecnologico, Telefónica SA, uno dei giganti delle telecomunicazioni operante in Spagna e America Latina ha stretto una partnership con Skydweller Aero per esplorare lo sviluppo di soluzioni di connettività. Il velivolo autonomo alimentato a energia solare potrà dunque accelerare l’espansione della copertura cellulare e offrire così banda larga affidabile e conveniente in determinate aree rurali in cui sarebbe difficile e molto oneroso portare delle infrastrutture, tanto che anche in altri continenti, in particolare in Africa, si sta guardando con attenzione a questa soluzione per contribuire in modo veloce e conveniente a ridurre il digital divide.

Skydweller, volo autonomo e perpetuo a zero emissioni

 
Questo aspetto permette di sottolineare con maggiore enfasi le qualità eco-sostenibili di Skydweller. “Sembra scontato,” ricorda Laurent Sissmann, “ma stiamo parlando di un aereo solare che si alimenta da solo e alimenta l’erogazione di broadband o di una rete mobile senza consumare nessuna energia fossile. Questo significa non avere alcuna impronta né ambientale né tanto meno fisica sul territorio dato che potenzialmente si potranno rimpiazzare le torri di telecomunicazione alimentate da generatori elettrici a gasolio e le relative infrastrutture che deturperebbero la vegetazione. Skydweller offre un net benefit che è immenso dal punto di vista ambientale. Quando domani si deciderà di portare almeno il 4G al resto della popolazione mondiale che ancora non è connessa, bisognerà pensare anche all’enorme impronta ecologica di questa operazione. Ma questa potrà essere sostituta da velivoli il cui funzionamento non ha alcuna impronta di carbonio. E questo velivolo non crea entropia.

Senza contare che tutte le risorse in ricerca e sviluppo adottate da Skydweller andranno a generare dei brevetti potenzialmente break trought. Ne è convito Massimiliano Manfreda perché sono davvero molte le aree su cui la startup ispano-statunitense sta lavorando. Il machine learning e l’intelligenza artificiale saranno le prime a beneficiare delle weather analisys prodotte da una quantità infinita di dati meteo raccolti dal vivo e non da simulazioni. Sviluppi concreti si avranno anche nella produzione di cellule fotovoltaiche sempre più performanti e finora studiate per il solo settore aerospaziale. Lo stesso vale per le batterie di accumulo che avranno una densità di energia più alte e un maggior numero di cicli.

Secondo Laurent Sissmann, che appartiene al board director della startup, la società italiana porta da una parte di expertise nello sviluppo di Skydweller. Tanto è vero che diversi ingegneri in capo all’Italia sono integrati nel team spagnolo di Albacete, nel sud-est della Spagna, dove si sta sviluppando il progetto. Dall’altra, “questa sinergia per Leonardo è una spinta ulteriore all’innovazione. Ci permette di far nostro un approccio estremamente moderno e agile alla tecnologia e a una nuova modalità di lavoro. Questo progetto ci stimola in modo proattivo a una profonda trasformazione e a un’evoluzione, confermando come oramai il mondo delle startup possa sfidare apertamente quello dei grandi costruttori anche in ambito Aerospazio e Difesa.”

Fonte: Wired.it

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