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Turchia: l’analisi geopolitica dell’ espansione di Erdogan

La Turchia di Erdogan è sempre più attiva a livello internazionale e punta a espandere il suo territorio e la sua influenza estera, anche a scapito dell’Italia. Vediamo dove e in che modo.

Turchia: l’analisi geopolitica dell’ espansione di Erdogan

Negli ultimi decenni la politica estera turca è entrata in una nuova fase, in particolare dall’arrivo al potere dell'attuale presidente Recep Tayyip E

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Negli ultimi decenni la politica estera turca è entrata in una nuova fase, in particolare dall’arrivo al potere dell’attuale presidente Recep Tayyip Erdoğan. Lo Stato anatolico ha maturato nel tempo nuove ambizioni imperiali e si è inserito progressivamente in vari contesti geopolitici, facendo uso sia della diplomazia sia della forza militare. Questo nuovo espansionismo della Turchia si sta così concretizzando in Asia centraleMedio Oriente (con il caso emblematico della Siria), Corno d’AfricaMaghreb e nei Balcani, scalzando in vari Paesi la presenza dell’Italia, ad esempio in Libia, Albania e Somalia. Le ambizioni di Ankara vanno inoltre a toccare molti altri aspetti, come il rapporto di cooperazione e competizione con la Russia, il ruolo della Turchia nella NATO e i rapporti con l’Unione Europea. In questo articolo cercheremo di dare una panoramica sintetica della questione.

L’ideologia politica turca: impero e Islam

La volontà della Turchia di proiettarsi all’estero iniziò già nel 1982 con l’ascesa al potere di Turgut Özal che comiciò a fare dei riferimenti espliciti al vecchio impero ottomano (abolito ufficialmente nel 1922). Inoltre, dopo che Erdoğan divenne primo ministro (2003), fu progressivamente recuperata anche la dimensione religiosa. L’Islam e l’idea di una società fondata sui valori religiosi, infatti, erano stati messi in secondo piano dal fondatore della repubblica turca: Mustafa Kemal, detto Ataturk (che significa “Padre dei Turchi”). Quest’ultimo, infatti, aveva un’idea di Turchia laica e filo-occidentale.

Celebrazioni in memoria di Ataturk (2019)

I riferimenti all’impero ottomano e all’Islam furono ripresi e diffusi da Erdogan insieme all’ex Ministro degli Esteri Davutoğlu, regista della dottrina della “profondità strategica”. Questa dottrina prevede che la Turchia si impegni in tutti i teatri regionali che la circondano, in modo tale da raggiungere gradualmente gli interessi di Ankara oltre i propri confini. In questa visione è fondamentale la cooperazione economica con gli altri Stati, legata a una dimensione di influenza culturale.

Il “panturchismo” e l’Organizzazione degli Stati turchi

Erdoğan ha rafforzato nel tempo un ulteriore elemento ideologico fondamentale, legato ai primi due: il panturchismo, un disegno che punta a legare ad Ankara tutti i Paesi turcofoni, di etnia turca o sottomessi un tempo all’impero ottomano. Per sottolineare l’importanza dell’elemento panturco, nel 2009 la Turchia ha costituito un organo specifico, il Consiglio di cooperazione dei Paesi turcofoni o Consiglio turco, chiamato dal 2021 Organizzazione degli Stati turchi. All’interno si trovano sia Paesi di lingua turca (Turchia, Uzbekistan, Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan) sia Stati osservatori (Turkmenistan e Ungheria). Il legame panturco non riguarda esclusivamente la dimensione politico-identitaria, ma ha degli sviluppi economici e infrastrutturali.

Il piano di integrazione culturale ed economica di Ankara fa preoccupare la Russia, leader di un’organizzazione in parte concorrente e chiamata Unione Economica Eurasiatica, e impensierisce anche la Cina. Pechino, infatti, proprio insieme a Mosca, fa parte della Shangai Cooperation Organization, la NATO dell’Asia Centrale. Inoltre, sta portando avanti nello stesso contesto geografico anche il progetto delle Nuove Vie della Seta (un insieme di collegamenti commerciali che legano Asia, Europa e Africa). Infine, nell’area dell’Asia centrale si trova una delle sue province più instabili, lo Xinjiang, una regione a maggioranza islamica e a vocazione separatista.

Il ruolo di Ankara nella NATO e la cooperazione competitiva con la Russia

La Turchia è un importante membro della NATO ed è il baluardo sud-orientale dell’Alleanza dai tempi della Guerra Fredda, in chiave di contenimento della Russia. Tuttavia negli ultimi anni Turchia e Russia hanno vissuto una relazione ambivalente in vari contesti geopolitici: a volte si sono sfidate e a volte, invece, hanno cooperato. Per questo motivo, gli Stati Uniti e i loro alleati si sono chiesti se Ankara possa ancora essere considerata un alleato affidabile. In effetti, se analizziamo la questione più nel dettaglio, notiamo che recentemente la Turchia si sta muovendo in modo sempre più autonomo e per perseguire i suoi soli interessi. Basti pensare al controverso acquisto del sistema di difesa missilistico russo S-400 e alle varie fasi di scontro e cooperazione con Israele e anche con la Grecia.

Ma quanto potrà durare questo avvicinamento tra Russia e Turchia? Al momento non si può sapere. È innegabile, infatti, che sia Mosca sia Ankara abbiano obiettivi strategici contrastanti in varie regioni geografiche, anche se per ora hanno spesso trovato dei compromessi: dalla Libia alla Siria, fino al Caucaso e all’Asia centrale. A conti fatti, è plausibile ritenere che la competizione tra le due potenze potrebbe aumentare progressivamente sul medio-lungo periodo. In quest’ottica, il progetto faraonico Kanal Istanbul voluto da Erdoğan (un canale artificiale che raddoppierebbe il Bosforo) costituirà un banco di prova di assoluta importanza per la tenuta dei rapporti russo-turchi, in quanto Mosca è fortemente contraria alla sua realizzazione per motivi di natura geopolitica e strategica.

Le aree di espansione turca e il contrasto con l’Italia

Anche l’Italia deve fare i conti con l’espansione politico-militare turca. La Turchia, infatti, si è sempre più inserita in vari quadranti geopolitici in cui il nostro Paese è storicamente attivo: si va dal Corno d’Africa (Somalia, Eritrea ed Etiopia), ai Balcani (Albania, Kosovo e Bosnia Erzegovina), senza dimenticare il Nord Africa con la Libia. È proprio in questo territorio che Ankara ha mostrato la sua determinazione e la sua capacità di azione diplomatico-militare. Erdogan, infatti, ha efficacemente fornito supporto e aiuto militare a Fayez al Serraj in risposta alle mire espansionistiche del Generale Haftar (sostenuto, tra gli altri, dalla Russia), sostituendosi al ruolo che avrebbe potuto giocare proprio l’Italia.

È plausibile pensare che scenari simili possano ripetersi in altre aree vicine al nostro Paese, in particolare nei Balcani e nel Mediterraneo Orientale, due fronti potenzialmente esplosivi e in cui la partita è decisamente aperta. In gioco ci sono le rispettive sfere d’influenza, gli approvvigionamenti di energia e la ridefinizione dei confini e delle alleanze: un mix pericoloso verso il quale Roma non potrà farsi trovare impreparata.

Fonte: Geopop.it

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