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Libia: la guerra è alle porte

Libia: la guerra è alle porte

Abdulhamid al-Dbeibah, è scampato poche ore fa ad un attentato; gli assalitori dopo aver bersagliato la vettura del premier si sono dati alla fuga las

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Abdulhamid al-Dbeibah, è scampato poche ore fa ad un attentato; gli assalitori dopo aver bersagliato la vettura del premier si sono dati alla fuga lasciandolo comunque illeso; un episodio che assurge ad esito (finale?) di un periodo convulso che ha visto una veemente disputa tra diverse formazioni politico militari per il controllo dell’esecutivo.

Se il tentativo di omicidio fosse confermato, non potrebbe che aggravare la crisi in corso, che vede ancora una volta in bilico il controllo della Libia, dopo che Dbeibah ha affermato che non terrà in alcuna considerazione il voto in programma a breve presso il Parlamento di Tobruk inteso ad aprire una nuova fase di crisi con la sua defenestrazione. Da considerare, inoltre, le prossime mosse delle forze armate che stanno mobilitando uomini e mezzi a Tripoli già da qualche settimana, legittimando palpabili timori circa una crisi politica foriera di nuovi scontri armati.

Gli avvenimenti odierni costituiscono l’inevitabile pendant ad un’evoluzione degli eventi divenuta incontrollabile: se è vero che Dbeibah era stato insediato quale primo ministro a tempo di un governo di unità nazionale con l’appoggio delle NU, con lo scopo di unificare le istituzioni di un Paese lacerato, preparandolo ad una transizione da chiudere con regolari elezioni, è altrettanto vero che le varie fazioni hanno continuato a battersi per conservare la proprie posizioni di potere specialmente dopo che il processo elettorale si è frantumato tra controversie di tipo regolamentare come l’inopinata candidatura dello stesso Dbeibah, o il ritorno sulla scena politica di figure controverse e di spicco come Saif al Islam Gheddafi.

Il parlamento, abituale sostegno delle forze dell’est nel corso della guerra civile, non ha riconosciuto la legittimità del governo, e tra poche ore voterà per nominare un nuovo premier a capo di un altro esecutivo.

Dbeibah, pochi giorni fa, ha dichiarato che avrebbe ceduto il potere solo dopo un regolare processo elettorale, forte dell’appoggio che sta continuando a ricevere dal consigliere delle NU per la Libia e dai principali paesi occidentali, che continuano a riconoscere il suo governo.

Nel frattempo, il parlamento ha reso noto, pochi giorni fa, che quest’anno non si terranno elezioni, determinazione conseguita all’approvazione di una serie di modifiche costituzionali che hanno definitivamente gettato nel caos il Paese.

La politica parlamentare intesa a nominare un nuovo premier sembra chiaramente intesa a riportare la situazione allo statu quo ante l’insediamento del governo Dbeibah, con entità statuali parallele che governano nell’anarchia la Libia da diverse città.

Al momento non sono segnalati elementi tali da far pensare ad un possibile ripetuto deflagrare della guerra civile, ma di certo la sottovalutazione del rischio e l’incapacità dei servizi di sicurezza locali e stranieri di prevenire il tentativo di omicidio non lasciano presagire nulla di buono.

Fonte: Difesaonline.it

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