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In Oman si cerca la soluzione finale contro l’effetto serra

In Oman si cerca la soluzione finale contro l’effetto serra

Geologi e chimici di tutto il mondo nella penisola arabica sono alla ricerca del meccanismo naturale che trasforma l’anidride carbonica in marmo. Una

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Geologi e chimici di tutto il mondo nella penisola arabica sono alla ricerca del meccanismo naturale che trasforma l’anidride carbonica in marmo. Una delle tante strade che la  ricerca scientifica sta percorrendo per cercare di salvare il pianeta dal riscaldamento globale.

WADI ABDAH (Oman). Nel profondo delle montagne rosse dell’Oman un gruppo di geologi lavora alla ricerca del Santo Graal che dovrebbe permettere di combattere il cambiamento climatico del pianeta, un modo efficiente ed economico per eliminare l’anidride carbonica dall’atmosfera e dagli oceani. Effettuano carotaggi del terreno per raccogliere campioni da una delle rarissime porzioni di mantello terrestre esposta del mondo. L’obiettivo è capire come funziona il processo naturale che nel corso di milioni di anni ha spontaneamente trasformato la CO2 (anidride carbonica) in calcare e marmo.

Il mondo scientifico è mobilitato per combattere gli effetti dei gas serra sul clima. Fino ad oggi i risultati migliori sono stati raggiunti con la produzione di automobili a basso consumo o di centrali elettriche meno inquinanti.

Molti ricercatori, però, stanno lavorando a modi per rimuovere o riciclare l’anidride carbonica. L’impianto geotermico di Hellisheid,i in Islanda, la inietta nella roccia vulcanica, in quello di Sinopec, in Cina, la CO2 è filtrata e riutilizzata come combustibile. In tutto, 16 progetti industriali attualmente trattano in modo ecocompatibile circa 27 milioni di tonnellate di CO2, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia meno dello 0,1% delle emissioni globali.

Una ricerca particolare e innovativa è in corso nelle montagne omanite di Al-Hajjar, dove una formazione rocciosa unica al mondo sembra celare la soluzione del problema.

Peter Kelemen, un geochimico del Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University, ha esplorato le colline dell’Oman per quasi tre decenni. “Si può camminare per questi bei canyon e scendere a 20 chilometri all’interno della terra.

Il sultanato vanta la più grande sezione esposta del mantello terrestre, spinta dalla tettonica a zolle milioni di anni fa. Il mantello contiene peridotite, una roccia che reagisce con il carbonio nell’aria formando marmo e pietra calcarea.

“Ogni singolo atomo di magnesio in queste rocce a contatto con l’anidride carbonica ha formato calcare solido, carbonato di magnesio e quarzo. C’è circa un miliardo di tonnellate di CO2 in questa montagna.”

La pioggia e le sorgenti di carbonio hanno creato stalattiti e stalagmiti nelle caverne di montagna. “Le piscine naturali in superfice producono schiuma bianca di carbonato . ha raccontato il ricercatore – se da una roccia si gratta via la pellicola bianca che la ricopre ricrescerà in un giorno. Per un geologo tutto questo è affascinante.”

Lui e un team di 40 scienziati hanno formato il “Drilling Project Oman”, con l’obiettivo di capire meglio come funziona questo processo e come può essere utilizzato per ripulire la nostra atmosfera. Molte istituzioni di tutto il mondo, come la NASA, hanno finanziato il progetto per 3,5 milioni di dollari.

L’anidride carbonica è il principale tra i gas a effetto serra responsabili del cambiamento climatico, che provoca siccità e alluvioni in diverse aree del mondo. Eventi che generano insicurezza alimentare provocando tensioni sociali che minacciano la stabilità politica in molti paesi.

I livelli di CO2 naturali sono aumentati da 280 a 405 parti per milione a partire dalla Rivoluzione industriale, e le stime attuali prevedono che il mondo sarà di 6 gradi Celsius più caldo entro il 2100.

Nel 2015, 196 nazioni hanno sottoscritto gli accordi sul clima di Parigi, accettando di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra a livelli che dovrebbero contenere l’aumento della temperatura della Terra al di sotto dei 2 gradi Celsius.

Di recente, però, la nuova amministrazione statunitense, guidata da Trump, ha ritirato la sua adesione agli accordi- Una novità preoccupante, visto che gli USA sono tra i maggiori produttori di gas serra.

La squadra di Kelemen spera di costruire una storia geologica del processo che trasforma CO2 in carbonato.

“È come un puzzle – ha detto Nehal Warsi, che sovrintende il progetto – abbiamo raccolto 13 tonnellate di campioni che saranno inviati al Chikyu, una nave di ricerca al largo delle coste del Giappone, dove li analizzeremo.”

La speranza è rispondere alla domanda di come le rocce sono riuscite a catturare tanta CO2 nel corso di 90 milioni di anni e scoprire se c’è un modo per accelerare i tempi.

Kelemen spera di riuscire a ottenere una sorta di macchina naturale per la neutralizzazione della CO2 in eccesso. “Una volta compreso il meccanismo e trovato il modo per accelerarlo, si potrebbe applicarlo e procedere a convogliare acqua carica di anidride carbonica nelle creste oceaniche profonde, molto al di sotto della superfice terrestre. Proprio come nelle montagne dell’Oman la roccia sommersa assorbirebbe chimicamente l’anidride carbonica dall’acqua. L’acqua pulita da questo elemento e riportata in superficie raccoglierebbe di nuovo CO2 dall’atmosfera, in una sorta di nastro trasportatore.”

Un progetto che forse richiederà anni prima di essere realizzato, ma il ricercatore punta anche sulle capacità tecniche sviluppate per realizzare le perforazioni petrolifere in mare profondo.

Chissà se la salvezza dai disastri ambientali provocati dall’abuso dei combustibili fossili può arrivare da un piccolo lembo di terra della Regione che più di altre ne produce.

eastwest.eu

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