HomeEuropean Start Up

L’open innovation vista da una startup: la collaborazione fra Stamplay e Cisco

L’open innovation vista da una startup: la collaborazione fra Stamplay e Cisco

La società che ha creato una piattaforma per aiutare chi è poco esperto a programmare è la prima fondata da italiani a partecipare allo Spark Innova

Brevetti, start-up e investimenti esteri. A Milano l’ex quartiere operaio di diventa globale
Tutti gli incentivi pubblici per le startup, regione per regione (dalla Lombardia al Molise)
Imprese innovative: definizioni, esempi e agevolazioni fiscali

Il team di Stamplay

La società che ha creato una piattaforma per aiutare chi è poco esperto a programmare è la prima fondata da italiani a partecipare allo Spark Innovation Fund, fondo da 150 milioni di dollari della multinazionale per finanziare progetti innovativi. «Diventare abilitatori di grandi aziende ci fa conquistare gradualmente la fiducia del mercato», dice il co-founder Giuliano Iacobelli

Collaborare con una grande azienda è utile a una startup per molti motivi: l’importante è farlo con player che siano molto vicini alla propria industria e che abbiano motivi reali per stringere la partnership. Per loro non deve essere solo un’operazione di comunicazione”. Così dice a EconomyUp Giuliano Iacobelli che, insieme a Nicola Mattina, ha fondato nel 2013 Stamplay, piattaforma di sviluppo che non richiede elevate competenze di programmazione e che permette di combinare insieme le varie API senza necessità di ricorrere a uno sviluppatore. Le API (Application programming interface, interfaccia di programmazione di un’applicazione) sono in sostanza il linguaggio usato per far parlare sistemi diversi tra loro. “La nostra piattaforma è una sorta di Lego delle API – spiega Iacobelli riferendosi al noto gioco di costruzioni per bambini (e non solo) – che può fare anche chi ha competenze medio-basse di codici. L’utente tipo è qualsiasi persona all’interno di un’azienda che debba far spostare dati da una parte all’altra: senza la nostra applicazione lo dovrebbe fare manualmente oppure dovrebbe chiedere al reparto IT”.

Stamplay è un caso di open innovation che sta funzionando: è stata la prima startup italiana a partecipare allo Spark Innovation Fund, il Fondo da 150 milioni di dollari costituito da Cisco a marzo 2016 e destinato, come si legge nel sito, a “grandi idee con il potenziale di cambiare il modo in cui lavoriamo insieme”.

L’Open Innovation è quella modalità in base alla quale un’impresa ricerca spunti, idee e progettivi innovativi anche al di fuori del proprio perimetro aziendale, attraverso rapporti di vario tipo con startup, centri di ricerca, università, fornitori e collaboratori.

Lo Spark Innovation Fund si propone di stimolare l’innovazione all’interno della comunità degli sviluppatori di Cisco, consentendo loro l’accesso al capitale dell’azienda e ai suoi clienti, oltre che ai tools dedicati ai developer. “Abbiamo potuto mettere il mattoncino del Lego di Stamplay in Spark” commenta Iacobelli. Ma vediamo in dettaglio come lavora Stamplay e come è nata la collaborazione con Cisco.

 Stamplay, la storia – Il co-fondatore di Stamplay, Nicola Mattina, romano, ha un’esperienza ventennale nel campo delle startup e dell’innovazione digitale. Ha collaborato con vari organizzazioni come consulente per supportarle nell’affrontare la digital transformation, è imprenditore e investitore. Nel 2013 ha co-fondato con Giuliano Iacobelli, ingegnere, consulente e imprenditore, la startup Stamplay collocandone la sede legale a Londra. La scelta di costituire una Ltd nella capitale inglese è dovuta sia alla possibilità di usufruire di agevolazioni fiscali, contabilità semplificata e minore burocrazia sia all’opportunità di essere presenti in un mercato come quello anglosassone e anglofono che è ritenuto l’habitat naturale per soluzioni come quella di Stamplay. “In Inghilterra ci sono investitori esperti che conoscono meglio di altri le società come le nostre – chiarisce Iacobelli – perciò essere lì per noi significa  poter massimizzare la possibilità di ricevere investimenti. Il post Brexit? Vedremo cosa succede”. Per spiegare in modo semplice cosa fa la sua società Nicola Mattina dice: “Se voglio realizzare un’applicazione, poniamo quella di Uber, ho bisogno di mettere insieme una serie di applicazioni: per esempio Google Maps, ma anche un’app per il servizio di messaggistica, una per il controllo delle attività di background ecc. ecc. In sostanza le varie app vengono assemblate come pezzi del Lego per poi produrre un’unica applicazione. Noi forniamo un tool, una sorta di collante, per assemblare al meglio tutti i pezzi”. L’anno scorso Stamplay è risultata tra i vincitori della seconda edizione di “Everywhere Initiative”, competizione organizzata da Visa, il colosso delle carte di credito e di debito, dove le startup sono messe di fronte a tre specifiche sfide e viene chiesto loro di sviluppare potenziali soluzioni. Quest’anno una delle sfide riguardava Visa Developer, la nuova piattaforma aziendale di API. Gli altri due challenge erano relativi ai pagamenti cardless e al coinvolgimento dei partecipanti agli eventi. In particolare Stamplay è risultata vincitrice del contest sulle API, conquistandosi un premio di 50mila dollari in finanziamenti e l’opportunità di collaborare con Visa a un progetto pilota. La società sta sviluppando il progetto, ma il percorso con Visa si è temporaneamente arenato anche a “causa di un cambio di organizzazione” all’interno della multinazionale. “Attendiamo risposte” dice Iacobelli.

► Come è nata la collaborazione con Cisco – La startup ha colto l’opportunità l’anno scorso quando è stato lanciato il Cisco Spark Innovation Fund, fondo destinato a facilitare gli investimenti di startup e realtà innovative. “Abbiamo incontrato Enrico Mercadante, il manager che guida le attività di innovazione in Cisco Italia: ha creduto in noi e ci ha messo in contatto con altri dirigenti con i quali abbiano stretto l’accordo” spiega Iacobelli. Dall’estate 2016 è partita la partnership. L’accordo economico tra Stamplay e Cisco, siglato attraverso un contratto di collaborazione, mira a coprire costi di sviluppo per la collaborazione e al contempo apre alla società italiana un importante canale di comunicazione che le dà visibilità e la mette in contatto con persone all’interno dell’azienda, generando opportunità di networking. “Per Cisco siamo un partner tecnologico, ma siamo diventati anche fornitore perché la società ha acquistato alcuni nostri servizi”, chiarisce Iacobelli. “Stiamo collaborando per dimostrare – prosegue – come gli strumenti di questo colosso dell’IT si possano integrare con quelli delle aziende dei loro clienti. In sostanza permettiamo di integrare i sistemi di Cisco con altri sistemi aziendali, per esempio con IBM Watson, la parte di intelligenza artificiale di IBM”. IBM Cisco hanno infatti stretto una collaborazione l’anno scorso per combinare i punti di forza tecnologici di ciascuna delle due aziende e trasformare il modo di collaborare e lavorare dei cosiddetti knowledge-workers. Insieme hanno annunciato la creazione di una suite di strumenti di lavoro basati su cloud e applicazioni ispirate da IBM Watson. Alla base di questa trasformazione ci sono le piattaforme di collaborazione Cisco Spark e WebEx, destinate ad essere integrate con le soluzioni di collaborazione di IBM, tra cui Verse e Connections, e supportate dalle funzionalità di Cognitive Computing di IBM.

“Per Cisco è interessante collaborare con noi – continua il co-founder di Stamplay – perché facilitiamo l’introduzione di nuovi prodotti che l’azienda ha lanciato ma che deve ‘collegare insieme’. Quando acquisti un nuovo tool devi poter farlo ‘parlare’ con quelli già in uso. In particolare noi facciamo questo con Spark, suite di collaborazione cloud completa e interoperabile che connette utenti, sistemi video ed offre tutti i servizi di messaggistica, conference e condivisione con la massima garanzia di sicurezza all’utente. È un sistema di collaborazione aziendale, una sorta di grande chat interna all’azienda, dalla quale si possono recuperare informazioni da sistemi terzi, per esempio il sistema che conserva i documenti, o quello sullo stato delle vendite o dell’HR. Il nostro ruolo è facilitare la comunicazione con sistemi terzi”.

► L’open innovation vista da una startup – “Diventare abilitatori di grandi aziende come Cisco, Visa o IBM ci permette di guadagnare in visibilità e conquistare gradualmente la fiducia di un mercato nel quale l’asticella è collocata molto in alto e una società di piccole dimensioni fa fatica ad essere ascoltata da un big. L’importante è farlo con player molto vicini alla propria industria e che siano seriamente motivati a collaborare con una startup per la realizzazione di specifiche soluzioni. A nostro parere ci sono tante aziende che, con il pretesto dell’open innovation, stanno facendo solo comunicazione: la startup ci prova, perché quando sei piccolo insegui ogni opportunità, ma se poi fallisce all’azienda non importa. Un consiglio ai colleghi startupper: non lavorare gratis per grandi aziende, che sicuramente si possono permettere un budget destinato a una startup e che, proponendolo, dimostrano il proprio commitment”.

 

 

 

economyup.it

Commenti