Quando si accomunano le parole tecnologia e Corea del Nord solitamente vengono in mente solo due cose: i missili nucleari e i gruppi di criminali informatici. Merito o colpa, a seconda di quale parte della penisola coreana si abita, di Kim Jong-un. Il leader supremo ha appena concluso il suo primo decennio alla guida della Repubblica popolare democratica. Eppure, sembra che nel paese immaginato da Kim la tecnologia debba trovare anche altre applicazioni. E già, in realtà, lo sta facendo. Per esempio nel settore dell’educazione.

Robot in classe

I filmati della televisione di stato Krt, infatti, mostrano sempre più spesso con esplicito orgoglio lo schieramento di robot antropomorfi negli istituti scolastici del paese. La prima volta è accaduto a inizio novembre, quando in un video sono stati immortalati dei robot mentre mentre si aggirano per un’aula universitaria nella capitale Pyongyang, in una dimostrazione dei nuovi strumenti in ambito educativo. Con voce femminile, uno dei robot dice che il suo scopo è quello di insegnare la tecnologia educativa che migliora l’intelligenza dei bambini“.

Gli scienziati del paese sono stati spinti a dedicarsi e a sviluppare soluzioni robotiche nel campo dell’istruzione dopo le parole di Kim sulla necessità di puntare sull’intelligenza artificiale in diversi settori della vita economica, sociale e culturale della Corea del Nord. Secondo il leader supremo la riforma dell’educazione passa attraverso l’innovazione scientifica e tecnologica.

La propaganda sulla scienza

Una convinzione che va al di là del settore educativo e che ne abbraccia anche molti altri. La propaganda in tal senso è stata molto forte negli ultimi anni. Kim ama ripetere che la scienza e l’istruzione dovrebbero “servire come base per la costruzione dello stato e un importante indice di forza nazionale” e ha chiesto “una svolta rivoluzionaria dovrebbe essere fatta nel lavoro della scienza e dell’istruzione“, come ha recitato più volte l’agenzia di stampa nazionale Kcna. Il governo avrebbe tra l’altro offerto incentivi a scienziati e ingegneri sotto forma di “sontuosi appartamenti” e altri privilegi.

Inoltre, spesso la tecnologia viene utilizzata non per connettere i nordcoreani al mondo, ma per farli restare fuori.
Dalle telecamere usate come strumenti di controllo al dominio della rete, realizzato in una maniera ancora più estesa e impositiva rispetto al tanto citato sistema cinese, visto all’interno del Great Firewall esiste comunque un emisfero virtuale in continuo movimento e una perenne rinegoziazione degli spazi di espressione e dell’ingaggio tra autorità e utenti.
Nulla di tutto questo dalle parti di Pyongyang, dove la rete serve al governo soprattutto per le operazioni di attacchi informatici funzionali al portafoglio e all’invio di messaggi “diplomatici” verso il mondo esterno. Ecco dunque che il dispiegamento di robot nelle scuole, così come gli altri impieghi dell’intelligenza artificiale nella vita civile, serve per alimentare una narrativa di paese sulla strada di diventare tecnologicamente avanzato. E che si prende cura di tutte le componenti sociali, non solo di quelle militari.