Smart working, e.commerce, pagamenti e certificati digitali, Spid, app IO e tanto altro ancora. Dopo l’accelerazione digitale conseguente alla pandemi
Smart working, e.commerce, pagamenti e certificati digitali, Spid, app IO e tanto altro ancora. Dopo l’accelerazione digitale conseguente alla pandemia, il 2021 è stato un anno di assestamento, consentendo a tutti di adeguarsi al presente, ma sono le amministrazioni che già in passato avevano avviato radicali processi di innovazione a mostrare i risultati migliori. Nel 2021 Firenze si conferma per il secondo anno consecutivo il capoluogo più digitale d’Italia, davanti a Milano e Bologna. A completare la top ten delle “smart cities”: Roma, Modena e Bergamo, Torino, Trento, Cagliari, Parma. Sono i risultati di ICity Rank 2021, l’indagine sulla digitalizzazione delle città italiane di FPA, società del gruppo Digital360, presentata in occasione di Forum Pa Città.
La ricerca valuta il posizionamento dei comuni capoluogo nell’indice di trasformazione digitale, tenendo in considerazione otto indicatori: disponibilità online dei servizi pubblici, disponibilità di app di pubblica utilità, integrazione delle piattaforme digitali, utilizzo dei social media, rilascio degli open data, trasparenza, implementazione di reti wifi pubbliche e diffusione di tecnologie di rete.
Fanalino di coda, invece, una ventina di capoluoghi in ritardo in quasi tutti gli indicatori: chiudono la classifica Caltanissetta (88° posto), Potenza (89°), Fermo e Teramo (90°), Chieti (93°), Catanzaro (94°), Crotone e Benevento (95°), Cosenza e Rieti (97°), Trapani (99°), Caserta (100°), Nuoro (101°), Foggia (102°), Agrigento (103°), Avellino (104°), Carbonia (105°), Isernia (106°) e ultima Enna al 107°.
In conclusione la ricerca conferma il divario digitale tra Nord e Sud, ovviamente con qualche eccezione. I capoluoghi meridionali evidenziano un ritardo nella trasformazione digitale, collocandosi perlopiù nella fascia bassa delle graduatorie. Ma qualcosa si sta smuovendo anche al Sud: oltre a Cagliari al 9° posto, troviamo Palermo al 12°, con il massimo dei voti nell’ambito degli Open Data, al pari di Milano e Pisa, e in ottima posizione nelle classifiche settoriali che riguardano apertura e servizi online. E Bari al 20°nella classifica generale che eccelle soprattutto nell’apertura e nei servizi online. Da segnalare il recupero di Napoli che scala 11 posizioni grazie al massimo dei voti nelle app municipali e il buon piazzamento nei social, e di Messina, che passa dall’89°posto del 2020 al 62°attuale, salendo di quasi 30 posizioni.
Sembrerebbe che a incidere sulle performance generali ci siano anche le dimensioni: tra le prime 22 città del ranking, ben 10 sono città metropolitane. Mentre i capoluoghi con meno di 50mila abitanti hanno uno scarto complessivo del 25% rispetto alla media nazionale. Per i piccoli, il ritardo medio è notevole in particolare negli open data, mentre le performance sono migliori nell’utilizzo dei social e nella diffusione delle reti wifi. In alcuni ambiti si segnalano però alcuni risultati di eccellenza di realtà di media dimensione, come il primo posto ottenuto da Pisa nelle piattaforme abilitanti, da Cremona nei servizi online o da Bolzano nell’IoT e tecnologie di rete.
Gianni Dominici, Direttore generale di FPA, ha sottolineato che “nel gruppo più avanzato si trovano soprattutto grandi città del Nord, ma non mancano eccezioni di piccole dimensioni, come Pisa o Cremona, e alcune città del Sud, come Cagliari, Palermo o Bari, che dimostrano come un uso sapiente del digitale possa modificare le tradizionali geografie dell’innovazione”.
“Entriamo nella fase di attuazione del Pnrr che ha definito una visione strategica del futuro fondata sulla trasformazione digitale, e in questa fase sarà fondamentale il ruolo delle realtà urbane – ha aggiunto Andrea Rangone, Presidente di Digital360 -. Le città oggi sono le porte di ingresso per la partecipazione attiva, autonoma e responsabile di cittadini e imprese, in un momento in cui serve il massimo coinvolgimento di tutti. Le realtà più innovative vanno messe in condizione di sfruttare al massimo le loro capacità, mentre le più statiche dovranno essere sostenute per riattivarne le capacità di innovazione”.