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Estinzione di massa: gli scienziati lanciano un nuovo allarme

Estinzione di massa: gli scienziati lanciano un nuovo allarme

Si parla da anni del rischio di una nuova estinzione di massa, causata dall'impatto dell'azione umana sull'ambiente. La Terra ha conosciuto cinque gra

L’estinzione dei grandi erbivori ha fatto aumentare gli incendi
Riportare in vita specie estinte è tecnicamente impossibile
La (triste) storia della specie di pinguini che depone due uova ma ne cova solo uno

Si parla da anni del rischio di una nuova estinzione di massa, causata dall’impatto dell’azione umana sull’ambiente. La Terra ha conosciuto cinque grandi estinzioni di massa (sei, per alcuni scienziati), identificate come le Big Five dai paleontologi Jack Sepkoski e David Raup nel 1982. La più grande di tutti i tempi, informalmente detta la Grande Morte, risale circa 252 milioni di anni fa, eliminò il 95 per cento delle specie viventi e segnò la fine del periodo Permiano.

Di recente, lo spettro della Grande Morte è riapparso nello studio pubblicato su Nature dal gruppo di ricercatori guidato da Chris Mays, paleobotanico presso lo Swedish Museum of Natural History di Stoccolma. A creare un parallelismo tra l’ultima estinzione di massa e quella che rischia di essere la prossima è il fenomeno della fioritura batterica.

Esaminando alcuni reperti fossili nei pressi di Sydney, depositati prima, durante e dopo la fine del Permiano, gli studiosi hanno notato una fioritura di alghe tossiche e di batteri durante la Grande Mortesimili alla proliferazione microbica che si riscontra oggi nei laghi e nei fiumi. Le cause, oggi, sono ricondotte alle attività umane, come l’emissione di gas serra (in primo luogo anidride carbonica), la deforestazione e l’inquinamento del suolo.

I batteri che proliferano nelle acque dolci possono causare la morte delle forme di vita che le abitano, ma anche incidere su altre specie e ritardare di milioni di anni la ripresa dell’ecosistema, sottolineano i ricercatori. Il ragionamento quindi è semplice: se c’è una correlazione tra la fioritura batterica e l’estinzione di massa, il fatto che oggi si riscontri un fenomeno simile è tutt’altro che incoraggiante. Al contrario, è un segnale che dovrebbe mettere ulteriormente in allarme: non siamo ancora arrivati alle stesse condizioni riscontrate nella fine del periodo Permiano, ma siamo sulla buona strada:

Probabilmente l’anidride carbonica è aumentata di sei volte durante la fine del periodo Permiano, ma oggi i livelli non sono ancora raddoppiati dai tempi preindustriali. Ma con l’attuale forte aumento di anidride carbonica, stiamo recuperando abbastanza bene. E crescono anche le possibilità di eventi dannosi legati alla fioritura microbica, insieme a molti altri aspetti deleteri del cambiamento (per esempio, forti uragani, inondazioni, incendi).

A rendere tutto lo scenario un po’ meno cupo ci sono un paio di considerazioni da fare: le cause esatte della Grande Morte sono ancora dibattute, si prospetta che il fattore scatenante possa essere stato la serie di intense eruzioni vulcaniche che ha generato un aumento delle temperature e delle emissioni di gas serra. Inoltre, a differenza delle fioriture batteriche che possono aver contribuito all’estinzione di massa oltre 250 milioni di anni fa, quelle dei nostri giorni sono causate dall’attività dell’uomo che può ancora avere la possibilità per porre rimedio:

A differenza delle specie che hanno subito le estinzioni di massa del passato, abbiamo l’opportunità di prevenire queste fioriture tossiche mantenendo puliti i nostri corsi d’acqua e riducendo le nostre emissioni di gas serra.

Fonte: HD blog.it

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