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Bankitalia rassicura sulle nuove regole per il credito

Per via Nazionale la nuova definizione di default che entrerà in vigore dal 1° gennaio non vieterà gli sconfinamenti. La lettera di Abi e Confindustria per chiedere elasticità

Bankitalia rassicura sulle nuove regole per il credito

Le nuove regole europee per il credito allarmano gli istituti e il tessuto produttivo italiano, ma Banca d'Italia rassicura: non ci saranno cambiament

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Le nuove regole europee per il credito allarmano gli istituti e il tessuto produttivo italiano, ma Banca d’Italia rassicura: non ci saranno cambiamenti radicali. Nel pomeriggio via Nazionale ha fornito alcuni chiarimenti sulla nuova definizione di default che entrerà in vigore dal primo gennaio. La nuova normativa, spiega una nota, non introduce un divieto a consentire sconfinamenti: «come già ora, le banche, nel rispetto delle proprie policy, possono consentire ai clienti utilizzi del conto che comportino uno sconfinamento oltre la disponibilità presente sul conto ovvero, in caso di affidamento, oltre il limite di fido». È comunque importante, sostiene la Vigilanza, «che gli intermediari forniscano informazioni e assistenza ai propri clienti, per sensibilizzarli sulle implicazioni della nuova disciplina, aiutarli a comprendere il cambiamento in atto e adottare comportamenti coerenti con la nuova disciplina. Bankitalia ha chiesto nei giorni scorsi a banche e intermediari finanziari di adoperarsi in tal senso».

Tornando alla normativa, per Bankitalia non è corretto dire che è sufficiente uno sconfinamento di 100 euro per essere segnalati in default: «è necessario che lo sconfinamento superi la soglia di rilevanza, cioè che superi contemporaneamente sia la soglia assoluta (100 o 500 euro, a seconda della natura del debitore) sia quella relativa (1% dell’esposizione) e che lo sconfinamento si protragga per oltre 90 giorni consecutivi (in alcuni casi, ad esempio per le amministrazioni pubbliche, 180 giorni)». Le nuove regole, osserva inoltre via Nazionale, «sono il frutto di un compromesso negoziale europeo, con posizioni di partenza molto differenti; per l’Italia esse introducono criteri differenti da quelli attualmente utilizzati dalle banche italiane e, per alcuni aspetti, risultano più stringenti; per altri paesi possono invece risultare più lasche».

Il tema del credito continua comunque a essere sotto la lente di banche e imprese. Proprio oggi l’Abi e le principali associazioni di categoria hanno scritto alle istituzioni europee per chiedere elasticità nell’applicazione del quadro regolamentare. «Di fronte all’emergenza provocata dalla pandemia è necessario ripensare urgentemente su alcune nuove norme in materia bancaria pensate in un contesto completamente diverso da quello attuale», spiega una lettera congiunta firmata da Abi, Alleanza delle Cooperative Italiane (Agci, Confcooperative, Legacoop), Casartigiani, CIAAgricoltori Italiani, CLAAI – Confederazione Libere Associazioni Artigiane Italiane, CNA – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confedilizia, Confesercenti, Confetra, ConfimiIndustria, Confindustria.

Nel documento torna proprio il tema della nuova definizione di default. “È urgente, spiega la lettera, intervenire sulle regole relative all’identificazione dei debitori come deteriorati. Il combinato disposto di una norma restrittiva, come quella che limita a 90 giorni il periodo di ritardo di pagamento ammesso, con l’applicazione, da gennaio 2021, di nuove e più restrittive soglie per gli importi scaduti, nonchè i nuovi criteri per il trattamento dei crediti ristrutturati, rischiano di determinare la classificazione a default di un numero ingentissimo di imprese, comunque sane. Queste imprese perderebbero l’accesso al credito, con quello che ne consegue in termini di prospettive di ripresa. È inoltre indispensabile evitare che, alla classificazione di un credito come deteriorato, consegua in tempi troppo stretti e predeterminati l’imposizione di coperture a carico delle banche fino all’annullamento del valore del credito. Un approccio di questo tipo, insiste la lettera, appare particolarmente dannoso in questo momento, in quanto introduce un incentivo perverso a favore della cessione del credito, al primo segno di deterioramento, al di fuori del circuito del mercato bancario regolamentato, invece di incoraggiare la banca ad accompagnare il cliente in un percorso di ristrutturazione. In ogni caso, queste norme debbono tenere conto dei rallentamenti, osservati in tutta Europa, nell’attività giudiziaria conseguenti alla crisi pandemica”, conclude il documento.

Fonte: www.milanofinanza.it

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