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Lo sguardo delle banche estere: l’Italia è un obiettivo interessante

Lo sguardo delle banche estere: l’Italia è un obiettivo interessante

La pandemia preoccupa. Al punto che, ironizza Guido Rosa, presidente dell’Aibe, l’Associazione delle banche estere operanti in Italia, «hanno il cov

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La pandemia preoccupa. Al punto che, ironizza Guido Rosa, presidente dell’Aibe, l’Associazione delle banche estere operanti in Italia, «hanno il covid anche le banche. Per ora sono asintomatiche, grazie alle varie moratorie che sono intervenute, ma domani, quando queste precauzioni verranno meno, quale situazione ci troveremo davanti?».

Guido Rosa, presidente dell’Aibe, l’Associazione delle banche estere operanti in Italia

Secondo Rosa, saranno alcuni settori che ne risentiranno particolarmente: «Temo sarà il caso del credito al consumo, dove le parti più fragili si troveranno a dover fronteggiare impegni che l’assenza di reddito, in alcuni casi, renderà insormontabili. La preoccupazione è per i più piccoli, per le aziende che finanziano gli artigiani, i piccolissimi imprenditori, le start up. Vedremo a quel punto quale sarà la bolletta da pagare. Ma non ne risentiranno tanto i grandi gruppi, quanto i piccoli. Le banche dell’Aibe sono generalmente strutturate, hanno diverse aree di business, chi fa solo retail, il retail vero, come è il caso di molte banche italiane, avrà probabilmente da affrontare delle complessità non banali».

Una possibile via d’uscita porta a un bivio: da un lato un intervento sempre più concreto e stringente dello Stato, che arriva in soccorso delle situazioni più complesse e consente ricapitalizzazioni impegnative, come è successo in passato con il Monte dei Paschi di Siena; dall’altro operazioni di fusione e acquisizione tra operatori privati. «Personalmente – continua Rosa – le fusioni tra zoppi non mi piacciono. Ritengo non siano destinate a durare. Vedo invece possibile che alcuni gruppi esteri si muovano, visto che il mercato italiano è comunque di estremo interesse per i grandi gruppi internazionali. E oggi la situazione è tale che taluni di questi potrebbero intervenire. Le grandi banche statunitensi al momento non sono interessate e neppure le britanniche, anche se per motivi sostanzialmente diversi. I francesi invece sono molto attivi. Lo sono stati in passato e lo sono anche adesso, con un atteggiamento di apertura e collaborazione che va loro riconosciuto. I tedeschi invece appaiono assai meno attivi. Forse distratti da problemi interni, al settore e al loro mercato domestico. Gli spagnoli sono a metà strada, ma anche loro concentrati maggiormente sulle problematiche di casa».

Il ruolo della Bce

Un ruolo non secondario è giocato dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali dei singoli stati, chiamate frequentemente a svolgere una funzione di mediazione tra le rigidità delle richieste di Francoforte e le complessità locali. «Fin qui la Bce – continua Rosa – ha attuato una politica volta a rafforzare patrimonialmente gli istituti di credito. Norme che hanno pesato particolarmente per le banche italiane che sono per loro struttura tra le più commerciali del panorama europeo. Inoltre, sugli istituti italiani pesano anche gli Npl non solo per le singole posizioni, ma soprattutto per il complesso meccanismo della giustizia civile italiana che in tema di procedure concorsuali non aiuta la vita delle imprese. Anzi, come più volte sottolineano gli osservatori esteri, quello della giustizia civile è il problema fondamentale di molti business in Italia. Lo è di sicuro nel campo degli Npl e degli Utp. Le procedure che minano la vita aziendale nel momento delle difficoltà».

Debito pubblico

L’Aibe ha recentemente presentato il report annuale delle attività. «Nel report evidenziamo come – ha detto Rosa – lo stock di debito pubblico detenuto da investitori non-residenti, a fine dicembre 2019, è risultato pari a circa 760 miliardi di euro (32% del totale), in aumento di circa 3 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Una conferma dell’attività crescente delle istituzioni internazionali la troviamo poi nelle emissioni di strumenti di debito dove i bookrunner esteri hanno assistito circa il 91% delle operazioni in valore. A tale proposito è da segnalare, in quanto particolarmente rilevante, il finanziamento di 1,8 miliardi di euro erogato a Euronext da un pool di banche estere (Bank of America Merrill Lynch, Crédit Agricole corporate and investment bank, Hsbc France e Jp Morgan Securities) per l’acquisizione di Borsa Italiana».

Fonte : www.corriere.it

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