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Banche, sindacati: inaccettabili nuovi tagli all’occupazione

Banche, sindacati: inaccettabili nuovi tagli all’occupazione

Le ferite della crisi pandemica hanno lasciato il segno anche sulle semestrali delle banche italiane, ma si tratterebbe di contrazioni contenute

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Le ferite della crisi pandemica hanno lasciato il segno anche sulle semestrali delle banche italiane, ma si tratterebbe di contrazioni contenute che non giustificherebbero ulteriori tagli all’occupazione. Secondo un’analisi condotta dall’Ufficio studi di First Cisl sui primi cinque istituti attivi sul territorio nazionale – Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Ubi – i ricavi operativi hanno subito una riduzione del -4,2% rispetto ai primi sei mesi dello scorso anno e ancora più contenuto è il calo del margine primario per dipendente, pari al -2,5%.

Il risultato netto aggregato ha chiuso il primo semestre con il segno meno, ma crescono del 72% le rettifiche su crediti alla clientela, pari a 5,3 miliardi di cui 2,7 miliardi di accantonamenti per fronteggiare l’impatto dello shock epidemiologico sull’attività economica. Dal punto di vista dell’offerta di credito, i prestiti alla clientela ordinaria crescono dello 0,9% a circa 10 miliardi nel periodo considerato, mentre si contrae l’incidenza netta dei crediti deteriorati, pari al 3,3% contro il 3,4% del mese di dicembre 2019.

“I conti presentati dai primi cinque istituti italiani ci dicono che la pandemia non ha scosso il sistema, che anzi ha dimostrato grande resilienza – commenta Riccardo Colombani, segretario generale di First Cisl – Le decisioni prese dalla Bce e dal governo consentono alle banche di assumere un ruolo decisivo per il rilancio dell’economia”. Secondo Colombani, ora è necessario un “salto di qualità”, che preveda una crescita del credito a imprese e famiglie, con “più lavoratori dedicati e adeguatamente qualificati”. “Abbiamo assoluto bisogno di politiche anticicliche del credito, in grado di riattivare gli investimenti. In caso contrario rischieremmo di perdere una parte rilevante del nostro tessuto produttivo e dell’occupazione connessa”, aggiunge. Per Colombani, la pandemia deve “spingerci a riflettere sul ruolo delle banche e sulla loro funzione sociale” ma, affinché ciò avvenga, le “banche devono divenire strumenti di politica pubblica” e la “presenza dello Stato nel sistema bancario non può più essere considerata un tabù”.

Alla luce di questo scenario, per l’Ufficio studi First Cisl non sono più accettabili nuovi tagli all’occupazione, dopo che da inizio anno il personale è stato ridotto di oltre 5mila addetti con la chiusura di 545 filiali e una conseguente contrazione dei costi operativi del -2,1%. Ma secondo l’European banking outlook 2020 di Oliver Wyman, il panorama bancario europeo non è privo di nubi. Per la società di consulenza, circa il 25% del capitale resterà allocato in istituti con Core tier 1 (l’indicatore della solidità patrimoniale delle banche, ndr) e rendimenti inferiori rispettivamente al 12 e all’8%, molti dei quali dovranno andare incontro a operazioni di ristrutturazione.

Dall’altro lato, alcune banche per raggiungere un Roe (return on equity, misura la redditività del patrimonio netto, ovvero il rendimento del capitale investito nell’azienda dagli azionisti, spiega Borsa Italiana) dell’8% dovranno ridurre i costi mediamente del 15%. “L’errore più grande che possiamo fare è tornare al nostro precedente modello di business; quello che ho imparato è che possiamo fare lo stesso (o anche di più) con molto meno”, aggiungono i ricercatori, riportando le parole del ceo di un’importante banca mondiale.

Intanto, arriva l’accordo tra il gruppo Mps, la Federazione autonoma bancari italiani e altre organizzazioni sindacali su un nuovo pacchetto di esodi agevolati. Si parla di 500 uscite su base volontaria entro il prossimo ottobre, a fronte di 250 nuove assunzioni che, secondo quanto riportato dalla Fabi, scatteranno entro gennaio e andranno in gran parte a rafforzare la rete commerciale. Dopo l’annuncio dello scorso febbraio di 6mila esuberi, Unicredit ha invece contratto i tagli a 5.200 entro il 2023, prevedendo un nuovo assunto ogni due uscite. Infine, lo scorso marzo Banco Bpm ha previsto nel piano industriale 2020-2023 una razionalizzazione dei costi, con la chiusura di 200 filiali (su un totale di 1.727) e 1.100 esuberi pari al 5% della forza lavoro.

Fonte : www.we-wealth.com

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