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Mediobanca, Caselli: «Nelle banche i fondi premiano chi crea valore»

Il prorettore della Bocconi, Stefano Caselli, analizza il rapporto con il mercato delle banche public company a partire dal voto alla lista del board d Mediobanca. Ora faro su Banco Bpm e Unicredit

Mediobanca, Caselli: «Nelle banche i fondi premiano chi crea valore»

Con i tassi a zero e la volatilità bassa sui mercati, i fondi istituzionali — cio chi rappresenta i nostri sistemi pensionistici, il nostro welfare —

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Con i tassi a zero e la volatilità bassa sui mercati, i fondi istituzionali — cio chi rappresenta i nostri sistemi pensionistici, il nostro welfare — cercano di creare valore in modo stabile, con poco spazio per il mordi e fuggi. Per questo scelgono società ben gestite, nelle quali conta la qualità del board a cominciare dal capoazienda.

Così Stefano Caselli, prorettore della Bocconi e professore di Intermediari finanziari, analizza l’esito dell’assemblea di Mediobanca — dove il mercato ha votato per la lista del board, che ricandidava i vertici uscenti Renato Pagliaro e Alberto Nagel — e quello che potrebbe accadere in altre banche public company come Unicredit o Banco Bpm.

Leonardo Del Vecchio, primo socio di Mediobanca, non ha espresso consiglieri. Le altre banche non hanno soci di riferimento. Sono in bala dei fondi, senza guida?

E’ vero che i fondi non esprimono la proprietà, essendo società ad azionariato diffuso. Sì, come se la banca fosse in balia del mercato e quindi il consiglio che fa da contrappeso. Se i fondi privilegiano il medio-lungo termine e c’è un board capace, si crea una situazione estremamente positiva perchè l’interesse di tutti creare valore nel tempo. Non uno scenario brutto o pericoloso; sfidante perchè il board deve essere all’altezza ma positivo.

Ma il mercato non premia in Borsa le banche, specie Banco Bpm e Unicredit…

Il famoso giudizio del mercato guarda a fondo il modello di business. Quelle di cui parliamo sono tre banche molto diverse. Mediobanca ha diversi punti di forza: intanto non focalizzata sui prestiti, che sono la cosa più difficile in assoluto. Fa credito al consumo, che il business più redditizio, fa asset management, che non assorbe capitale, e fa corporate finance e consulenza, quindi la meno esposta a rischi macro, perchè in scenari negativi sul Pil a pagare il conto chi fa lending. Banco Bpm non è premiata dal mercato, anche se il management si sta impegnando in tutti i modi, perchè fa lending, un’attività rischiosa e che assorbe capitale, che inevitabilmente viene scontata nei prezzi. Unicredit non premiata perchè il mercato attende di capire che identità vuole avere la banca; ha venduto tanto, forse troppo, e ora deve capire se una banca commerciale europea o di capital market. Finora hanno assecondato il management, ma ora aspettano una scelta.

Ma se le banche non guadagnano con il prestare i soldi, come si fa?

Non ci si può permettere un sistema in cui le banche non fanno le banche. Senza lending i sistemi economici non stanno in piedi. La risposta a questo inevitabilmente saranno le concentrazioni. Meno banche ma con i costi a posto avranno un buon profitto, anche se non alto. Guardiamo Intesa Sanpaolo: ha raggiunto una scala molto importante e quindi può fare lending con profitto. E poi le imprese devono imparare a usare meno i prestiti bancari. Ma non si fa in una notte.

Fonte : www.corriere.it

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