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Patuelli. Salvataggi alle banche per 10,5 mln

Patuelli. Salvataggi alle banche per 10,5 mln

Il presidente dell'Abi Antonio Patuelli, nel corso di un seminario a Ravenna, ha detto che il conto a carico delle banche per i salvataggi degli altri

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Il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, nel corso di un seminario a Ravenna, ha detto che il conto a carico delle banche per i salvataggi degli altri istituti di credito fra il 2015 e il 2017, è salito oramai a 10,5 miliardi di euro: “non ne possiamo più” e speriamo che nel “2017 non siano attesi nuovi interventi”. La somma è il risultato dei contributi al Fondo risoluzione, ad Atlante, al Fitd sia volontario che non, al fondo europeo e, per ultimo, alla quota per i rimborsi agli obbligazionisti delle banche venete. Dal luglio scorso, quando si attestava a 9,1 miliardi, il conto è salito a seguito della vicenda delle banche venete di fine giugno che concede ai subordinati rimborsi al 100% (80% a carico dello Stato più 20% saldato da Intesa Sanpaolo). A carico degli istituti di credito in questi anni sono arrivati una serie di esborsi ordinari e straordinari. Patuelli ha spiegato: “È chiaro che c’è un elevato livello di nervosismo che è frutto di crisi bancarie scoppiate nel secondo quinquennio del decennio di crisi in Italia che ha avuto un’avventura diversa dagli altri Paesi”. Ma ha anche sottolineato come non bisogna generalizzare la crisi di alcuni istituti: “È chiaro che quando uno ha preso la febbre, se vede una fessura ha timore e chiude la finestra e si copre; non bisogna pensare che ci sia un’epidemia se qualcuno ha qualche acciacco”. Patuelli ha parlato anche delle fusioni: “La fusione tra Banco e Bpm è stata l’unica non in Italia ma in Europa. Nel 2018 avremo tre nuovi gruppi bancari delle banche di credito cooperativo. Avevo fatto una previsione all’assemblea di luglio che nel 2018 ci sarebbero stati 118 gruppi bancari, alla giornata del Risparmio ho detto che ero stato abbondante e che il numero sarà inferiore. Comunque l’Italia nel contesto europeo è il Paese in cui sono state effettuate più aggregazioni. E il risultato al 2018 sarà che l’Italia avrà un numero di soggetti bancari che sarà paragonabile a Stati che hanno 10 milioni di abitanti e non 60 milioni”.

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