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Le piante in classe purificano l’aria e migliorano l’apprendimento: l’esperimento a Firenze

Le piante in classe purificano l’aria e migliorano l’apprendimento: l’esperimento a Firenze

In due classi dell’Alberghiero Saffi sono state introdotto 40 piante “mangia smog”: i risultati, in particolare su mal di testa e difficoltà di concen

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In due classi dell’Alberghiero Saffi sono state introdotto 40 piante “mangia smog”: i risultati, in particolare su mal di testa e difficoltà di concentrazione, sono sorprendenti.

Novità significativa in vista nel mondo della scuola: una sperimentazione sul campo dimostra che le piante in classe purificano l’aria, rendendo più salubre e pulito l’ambiente per studenti, personale docente e ATA. L’esperimento è condotto all’Istituto Alberghiero Saffi di Firenze da Coldiretti Toscana e dall’Istituto per la BioEconomia (IBE) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con il sostegno della Regione e in collaborazione con Coldiretti Donne Impresa, l’Associazione Floricoltori e Fioristi Italiani (AFFI) e AssoFloro.

Piante in classe purificano l’aria: l’esperimento

La sperimentazione va avanti al Saffi da cinque mesi e coinvolge quattro classi con le stesse caratteristiche. In due sono presenti quaranta piante in vaso di diverse specie, già riconosciute come filtri naturali; nelle altre due non c’è nessuna pianta. I primi esiti rivelano che l’introduzione delle piante sta riducendo l’inquinamento atmosferico: la CO2 è crollata del20% e le PM2,5 (le polveri sottili) del 15%. Sono proprio l’anidride carbonica e il particolato a causare il mal di testa e a provocare un calo della concentrazione.

I vegetali – sansevieria, piccole palme (la Chamaedorea), schefflera, ficus e yucca – stanno assorbendo le emissioni, contribuendo così al miglioramento della qualità dell’aria nella classe e soprattutto a rendere la vita scolastica più rilassante e piacevole. Il risultato è meno inquinamento e più apprendimento. Non a caso l’esperimento del Saffi si basa su un precedente caso sperimentato dalla NASA per ripulire l’ambiente all’interno delle stazioni spaziali.

Il protocollo siglato da Coldiretti Toscana, IBE-CNR e Ufficio Regionale Scolastico dimostra che le piante da interno sono dei “mangia smog” naturali. Questa soluzione rapida, accessibile ed economica può curare la cosiddetta sindrome dell’edificio malato (Sick Building Syndrome), quella particolare situazione in cui chi occupa gli spazi di un edificio con inquinamento interno o condizioni ambientali insalubri manifesta problemi di salute o malattie senza apparenti cause specifiche.

La scarsa ventilazione, la presenza di polveri e composti organici come formaldeide, benzene e xilene presenti in arredi, vernici, fotocopiatrici, stampanti e computer, le muffe sulle pareti e l’elevata concentrazione di anidride carbonica sono i fattori scatenanti della SBS. La sindrome accomuna le scuole agli uffici, gli ospedali, le case di riposo per anziani e gli ambienti al chiuso in generale. I sintomi più frequenti sono il mal di testa, la difficoltà di concentrazione, le reazioni allergiche alla pelle, l’irritazione a occhi, naso e gola.

Sindrome dell’edificio malato: la cura nelle piante

La sindrome dell’edificio malato colpisce soprattutto i bambini e gli adolescenti. “Se consideriamo che la maggior parte delle nostre scuole si trova in un contesto urbano dove all’aria viziata si aggiunge lo smog proveniente dall’esterno – spiega la vicepresidente Stefania Saccardi –, la soluzione proposta va nella giusta direzione. Piante in classe non solo significano salute, al primo posto, ma abituano i nostri giovani studenti e studentesse a comprendere valore delle piante che, oltre ad abbellire l’ambiente e il paesaggio, purificano l’aria. Non solo, le piante hanno anche un valore economico. La perdita di un albero o di un arbusto può corrispondere ad una perdita anche in termini monetari per l’intera comunità”.

Questa sperimentazione – aggiunge Angelo Corsetti, il Direttore di Coldiretti Toscana – conferma ciò che sappiamo sulle piante ma ci mette per la prima volta di fronte ai risultati oggettivi in un contesto ben preciso. Le piante in classe ci aiutano a ridurre i rischi per la nostra salute e favorire l’apprendimento che l’inquinamento condiziona. Vale per gli ambienti al chiuso così come per le nostre città strette nelle morse delle polveri sottili e del biossido di azoto ancora lontane dagli obiettivi della direttiva UE sulla qualità dell’aria previsti entro il 2030”.

 

Fonte: leonardo.it

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