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Disturbi mentali legati ai social network: giovani in cura cresciuti del 30%

Disturbi mentali legati ai social network: giovani in cura cresciuti del 30%

I social network sono importanti strumenti di comunicazione ma possono portare a disturbi mentali meritevoli di cura. La conferma arriva dalla psichia

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I social network sono importanti strumenti di comunicazione ma possono portare a disturbi mentali meritevoli di cura. La conferma arriva dalla psichiatria dell’ospedale di Santorso dove, negli ultimi due anni, l’accesso di ragazzi in fase pre adolescenziale ed adolescenziale, tra i 12 e i 24 anni per problemi legati all’uso dei social è cresciuto del 30 per cento. Apparire, ricevere consensi, rapportarsi con il mondo attraverso la realtà virtuale sono desideri che si stanno trasformando in vere e proprie patologie, come l’emulazione da comunicazione virtuale. «Esistono delle patologie emergenti tra i giovani che cominciano a causare disagi di personalità e che purtroppo hanno delle modalità di presentazione molto più complesse rispetto al passato – spiega Tommaso Maniscalco, direttore del dipartimento di salute mentale dell’Ulss7, a margine della cerimonia di inaugurazione della panchina gialla in memoria di Eugenio Carpanedo (si veda l’articolo a lato) – Spesso di presentano con autolesionismo, come tentativi di suicidio, ma anche e molto frequenti degli aspetti di tagliuzzamento o l’assunzione di sostanze stupefacenti. Sulle sostanze da qualche anno è difficile parlare di tossicodipendenza perché si parla molto spesso di “smart drug”, cioè droghe sintetiche a bassissimo costo e facilmente reperibili che hanno effetti sulla psiche e vanno ad ingigantire gli aspetti di personalità», osserva il direttore della salute mentale. Il mondo dei social, da Instagram a Facebook ma specialmente TikTok, spinge molto facilmente all’emulazione di atteggiamenti spesso pericolosi. Una sfida per i servizi sanitari che si trovano ad affrontare persone molto giovani con manifestazioni di disagio particolari e che necessitano di interventi. «Nel nostro dipartimento già da qualche anno abbiamo una struttura dedicata al fenomeno che è in crescita con numeri importanti. Ci siamo organizzati con un progetto che coinvolge degli psicologi formati e dedicati proprio a questo tipo di patologia». I casi che arrivano all’ospedale di Santorso sono spesso per urgenze, assunzione di sostanze, tentativi di autolesionismo e suicidio. Altri arrivano al centro di salute mentale perché mandati dai medici di base, ma come conferma la direzione, se arrivano, arrivano perché c’è in atto una fase acuta. «Il lockdown ha peggiorato la situazione per due motivi: il disagio da isolamento che ha reso difficile la crescita e maturazione dei ragazzi che hanno bisogno del contatto e della frequentazione dei coetanei e il secondo motivo proprio legato all’uso incontrollato dei social». La prevenzione si può fare, dal mondo della scuola agli ambienti giovanili. «Una recente delibera regionale ha istituito concretamente delle unità funzionali che di fatto lavoreranno per intercettare il disagio giovanile prima che diventi patologia con psicologi dedicati», conclude Maniscalco.

Fonte: Il Giornale di Vicenza.it

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