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Un suggestivo “ventifatto” marziano

Spopola da diversi giorni sui social e sul web una foto scattata dal rover della Nasa Curiosity che ritrae una strana formazione rocciosa sulla superficie del Pianeta Rosso. Abbiamo chiesto a Valentina Galluzzi, geologa planetaria all’Inaf Iaps di Roma, quali processi possano aver plasmato un sasso dalla forma così levigata

Un suggestivo “ventifatto” marziano

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Scattata dalla Left Navigation Camera a bordo del robot a sei ruote l’11 febbraio 2022, il  Sol 3383 della missione, l’immagine mostra in basso una parte del rover e al centro verso destra una grande roccia sulla quale giace il piccolo sasso in questione. Immortalato nei giorni seguenti a maggior ingrandimento dalla Mast Camera (Mastcam), il 14 febbraio l’astronomo amatoriale e scrittore scientifico Stuart Atkinson  ne pubblica sul suo profilo twitter un’immagine da lui stesso processata, che in poco tempo ha ricevuto un elevato numero di “mi piace”, retweet e tweet di citazione, spopolando poi sul web.

“Seguo le missioni su Marte dai tempi delle missioni Viking, e ho visto un sacco di rocce strane, sulle pianura, dentro i crateri, sulle cime delle montagne, ma questa ripresa da Curiosity è semplicemente… pazzesca. Bella, ma pazzesca…”, scrive nel tweet Atkinson.

I commenti al post per attribuire una forma alla strana roccia non si sono fatti attendere: c’è chi ci ha visto le fattezze di una balena, chi di una papera, chi di una scultura e chi di un liuto. E ancora, chi pensa che sia lo specchietto della Tesla di Elon Musk, la scarpetta di una cenerentola marziana o una paletta per cani e chi invece si chiede se non possa essere un resto di una precedente civiltà. Ma il commento memorabile lo si trova sotto a un post datato 15 febbraio nella pagina Facebook Mars Rovers: Mosaics, Panoramas & Updates, dove un utente non ha dubbi: è “uno zoccolo lanciato da una madre italiana venticinque anni fa”. Quale che sia l’oggetto che ricorda alla mente, è certo che si tratti di una pietra marziana. Ma qual è il processo, o i processi, che possono avergli  impresso questa forma così perfettamente levigata da sembrare scolpita?

«La “strana” roccia in questione sembrerebbe essere un bellissimo esempio di erosione eolica, o in altre parole un “ventifatto” marziano», spiega a Media Inaf  Valentina Galluzzi, geologa planetaria all’Inaf Iaps di Roma. «A differenza dell’acqua, che tipicamente arrotonda completamente le morfologie, il vento leviga le rocce nei modi più particolari, lasciando spazio anche alla presenza di spigoli vivi come la cresta sinuosa che si nota su questa roccia».

«Sulla Terra», continua la ricercatrice, «alcuni dei paesaggi più spettacolari sono stati creati proprio grazie all’erosione eolica (ad esempio il Sahara El Beyda). Non è raro che le morfologie create dal vento (ventifatti, appunto) scatenino la fantasia dell’uomo. Su Marte, grazie alla ridotta forza di gravità i venti possono raggiungere velocità molto elevate, ma essendo l’atmosfera molto rarefatta questi non esercitano mai un’elevata forza sulle superfici. Tuttavia, la presenza ubiquitaria di polvere sulla superficie marziana fa sì che questa venga trasportata dai venti agendo poi sulle rocce come carta vetrata. Quindi, anche se con una debole pressione, immaginate un’azione erosiva che continua, nel caso del cratere Gale (dove si trova Curiosity), con ogni probabilità da oltre tre miliardi di anni. Sembrerebbe che la roccia in questione, che forse si approssima alla ventina di centimetri, non sia ancorata all’affioramento sottostante. In questo caso, i venti potrebbero averla fatta addirittura ruotare permettendo un’erosione continua su più lati contribuendo così alla forma sinuosa che osserviamo in questa foto».

Fonte: Media.inaf.it

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