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Cosa succede al Forum Eastmed senza più il gasdotto?

l vantaggio è quello di fare massa politica su un tema ormai strategico e rafforzare il ruolo dell’Italia come player nel costone balcanico, dice Basseghini di Arera a Formiche.net. Ma le evoluzioni geopolitiche di quest’anno diranno di più

Cosa succede al Forum Eastmed senza più il gasdotto?

C’era anche l’Italia con Arera alla prima riunione delle autorità dell’energia dei paesi dell’Eastmed Gas Forum (Emgf) la grande assise internazionale

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C’era anche l’Italia con Arera alla prima riunione delle autorità dell’energia dei paesi dell’Eastmed Gas Forum (Emgf) la grande assise internazionale seduta intorno al gas che prevede la partecipazione delle rispettive Autorità di Regolazione dell’energia e del gas naturale ciascun Paese membro: per l’Italia, Stefano Besseghini, presidente di Arera. Una presenza finalmente strategica per il nostro paese, che ha così la possibilità di “fare” massa politica su un tema ormai primario e rafforzare in ruolo italiano come player nel costone balcanico. Ma le evoluzioni geopolitiche di quest’anno diranno di più.

Il ruolo dell’Italia
L’Italia, è utile ricordarlo, ha tutte le carte in regola per essere l’attore protagonista di questa partita, sia in riferimento alla fortissima presenza industriale di Eni (che gestisce il maggiore giacimento di pertinenza egiziana) sia al capitolo delle policies orientate alla cooperazione ed alla convergenza normativa e regolamentare, con Arera, l’autorità di regolazione italiana.

Questa la ragione per cui se possibile la presenza italiana a quel tavolo può solo apportare ulteriori benefici, dal momento che dalla Croazia all’Egitto, il nostro paese può essere pivot in un settore come quello del dossier energetico. Al forum sono presenti i Governi di Italia, Egitto, Giordania, Israele, Cipro, Grecia e Autorità Nazionale Palestinese, non la Turchia e il Libano a causa delle persistenti tensioni con Grecia e Cipro e della presenza di Israele. Tra i membri si è aggiunta di recente anche la Francia, mentre tra gli osservatori figurano Unione Europea, World Bank e Stati Uniti.

Il punto dell’Arera

Secondo il presidente di Arera Besseghini, è particolarmente importante che l’Eastmed gas forum abbia ritenuto di avviare sin dall’inizio una collaborazione strutturata con i regolatori dei paesi coinvolti, dice a Formiche.net.

“L’evoluzione delle infrastrutture necessarie e delle iniziative di mercato che permetteranno lo sviluppo efficiente delle risorse disponibili potrà così capitalizzare i tratti di indipendenza e competenza tecnica propri della regolazione. L’Italia vanta una lunga esperienza nel dialogo tra i regolatori del mediterraneo grazie al più che decennale supporto a Medreg (Associazione dei Regolatori del Mediterraneo) e saprà giocare un ruolo attivo anche in questo nuovo contesto. Le tensioni sui prezzi dell’energia di questa fase storica impongono una azione a tutto campo per assicurare le migliori condizioni di diversificazione e sicurezza della fornitura di tutte le risorse energetiche”.

Scenari

Da un lato il Forum rappresenta un punto di osservazione privilegiato in un momento di fluttuazioni di prezzo mai registrate in precedenza. Conseguenza primaria di tale scenario è garantire la sicurezza dell’offerta e della domanda di gas nell’area del Mediterraneo utilizzando le infrastrutture internazionali con un dialogo strutturato tra i Paesi.

Dall’altro vanno pesate le decisioni internazionali: Washington adesso considera una priorità altri progetti come l’interconnessione elettrica sottomarina EuroAfrica, che collegherà l’Egitto con Creta e la Grecia continentale, nonché il progetto EuroAsia, che collegherà le reti elettriche israeliana, cipriota ed europea. Il Dipartimento di Stato ha fatto sapere che gli Usa restano impegnati per un’interconnessione fisica dal Mediterraneo orientale all’Europa in termini di energia, ma “ora ci stiamo concentrando su interconnessioni elettriche in grado di sostenere sia il gas che le fonti di energia rinnovabile”. Inoltre questa decisione andrà tarata anche alla luce della crisi in Ucraina, dove i venti di guerra spirano fortissimi e incidono direttamente sull’approvvigionamento energetico.

Fonte: Formiche.net

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