Qualche tempo fa ho visto sui social una foto piuttosto istruttiva: quello che da fuori sembrava un hard disk esterno, una volta smontato, rivelava al suo interno una minuscola card di memoria più due grossi bulloni, il tutto siliconato alla custodia di plastica. Qualcuno aveva ordinato online, da chissà quale sito, un hard disk, pagato per un hard disk, chissà in quale circuito, e ottenuto la scatoletta in plastica di un hard disk, più due bulloni e una memory card. Una sòla, si direbbe dalle nostre parti, un pacco, una fregatura, un “lemon” direbbero gli americani.
L’economia dell’informazione e i suoi effetti
Abbiamo visto varie volte nei Mind the Economy di questi ultimi mesi dedicati all’economia dell’informazione come possano nascere dei veri e propri “markets for lemons” per usare la celeberrima espressione del Nobel George Akerlof e come la presenza di informazioni private, note ad una parte ma non alla controparte, possa portare inefficienze e perfino a far implodere i mercati. Il caso dell’hard disk “tarocco” è un caso estremo di questa inefficienza che assume la forma specifica dell’azzardo morale, di opportunismo post-contrattuale: il contratto prevede una transazione sequenziale nella quale il compratore prima invia il denaro e alla ricezione il venditore invia il bene. L’asimmetria informativa fa sì che una volta inviato il denaro, il compratore non possa verificare in maniera precisa le azioni del venditore, per esempio se invierà o no il bene così come concordato, con le caratteristiche specificate e nei tempi dovuti.