HomeAgriculture, Automotive, Texiles, Fashion & Other

Solo una buona politica può curare la demenza senile che c’è in Italia

Sondaggio Demos, oltre la metà degli italiani è convinta che per i giovani l’unica speranza di carriera sia “andare all’estero”

Solo una buona politica può curare la demenza senile che c’è in Italia

No, decisamente, l’Italia non è un paese per giovani. Un sondaggio condotto da Demos nelle ultime settimane racconta di un paese in cui due terzi degl

Come si sta evolvendo la situazione italiana in Libia? L’ ospedale militare a Misurata
Attacchi hacker in Ucraina: hanno effetti anche in Italia. I consigli dell’ Agenzia cyber
Come sarà la globalizzazione tra 10 anni?

No, decisamente, l’Italia non è un paese per giovani. Un sondaggio condotto da Demos nelle ultime settimane racconta di un paese in cui due terzi degli italiani ritengano che “nel prossimo futuro i giovani avranno una posizione sociale peggiore rispetto a quella dei genitori”. E in cui oltre la metà degli italiani è convinta che per i giovani l’unica speranza di carriera sia “andare all’estero”. Di emigrare.

No, decisamente, l’Italia non è un paese per giovani. E non è un paese giovane. Ce lo dice Ilvo Diamanti oggi su Repubblica: “L’età media è intorno a 46 anni. Gli ultra 65enni hanno raggiunto il 14% e sono destinati a crescere. La popolazione appare in calo quasi dovunque. Ormai da un decennio. E non c’è motivo per credere che la tendenza cambi di segno”.

Fin qui “il cosa”, la triste fotografia di una nazione chiusa in se stessa, impaurita, rallentata da un’artrosi psicologica che la immobilizza culturalmente ed economicamente. Un “cosa” che gli italiani conoscono benissimo. Eh sì, perché, va detto, l’Italia non è un paese per giovani da troppi anni per far finta di meravigliarsene.

Tutti conosciamo la malattia, una demenza senile dai sintomi chiarissimi: un paese senza memoria e senza speranza, apatico, passivo, inattivo, lamentoso, senza capacità d’iniziativa, senza coraggio. Un paese bloccato. Un paese il cui il futuro non ha più cittadinanza. Ma la cura?

La cura l’ha indicata alla perfezione Alessandro Barbano su queste pagine: “Ricordate la formula del debito buono e del debito cattivo? Divideva le riforme e gli investimenti, per i quali era lecito e giusto accumulare deficit, dai sussidi e dai bonus, per i quali si è prodotto il furto generazionale dei padri a danno dei figli”. Ecco, spiega Barbano, quella formula sacrosanta sembra purtroppo sempre più debole anche se al governo c’è chi l’ha spiegata al meglio: Mario Draghi.

La malattia, è evidente, è così forte che non basta un uomo solo al comando per sconfiggerla. Quel che serve – sempre secondo Barbano – è una “politica egemone” che si intesti una stagione di riforme, che si intesti il ringiovanimento culturale dell’Italia.

“Se il re è malato, la terra è malata”: così si diceva secoli fa. Ma a ben pensarci la metafora è ancora valida: se la politica è malata, la società è malata. Ed è per questo che per curare l’Italia serve una politica sana, una politica capace di prendere decisioni, capace di non rincorrere il presente ma costruire futuro, una politica capace di dire dei no. Il medico pietoso fa la ferita infetta, mai frase più vera.

E per guarire l’Italia da un immobilismo egoistico che distrugge il futuro serve una politica forte, una politica taumaturgica capace di indicare la strada senza farsela indicare. Una politica capace di darsi e dare una strategia di lungo periodo, capace di fare investimenti. In bellezza, infrastrutture, ricerca, scuola. Una politica che sia finalmente capace di scegliere merito e qualità. Capace, in fin dei conti, di lasciare un’eredità ai nostri figli.

Fonte: Huffingtonpost.it

Commenti