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Sale, scoperto per la prima volta come agisce sui neuroni del tuo cervello

Una recente ricerca ha messo in evidenza come il consumo eccessivo di sale possa influenzare alcune aree profonde del nostro cervello

Sale, scoperto per la prima volta come agisce sui neuroni del tuo cervello

Uno studio unico nel suo genere rivela nuove sorprendenti informazioni sulla relazione tra l’attività dei neuroni e il flusso sanguigno nel

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Uno studio unico nel suo genere rivela nuove sorprendenti informazioni sulla relazione tra l’attività dei neuroni e il flusso sanguigno nel cervello, nonché su come il cervello è influenzato dal consumo di sale.

Quando i neuroni vengono attivati, in genere producono un rapido aumento del flusso sanguigno. Questa relazione è nota come accoppiamento neurovascolare o iperemia funzionale e si verifica tramite la dilatazione dei vasi sanguigni nel cervello, chiamati arteriole.

Per studiare questa relazione nelle regioni profonde del cervello, un team interdisciplinare di scienziati ha sviluppato un nuovo approccio che combina tecniche chirurgiche e neuroimaging all’avanguardia. Il team si è concentrato sull’ipotalamo, una regione cerebrale profonda coinvolta in funzioni corporee critiche, tra cui bere, mangiare, regolare la temperatura corporea e riprodurre.

Lo studio ha esaminato come il flusso sanguigno all’ipotalamo è cambiato in risposta all’assunzione di sale. Perché proprio il sale? Perché il corpo ha bisogno di controllare i livelli di sodio in modo molto preciso. Quando si mangia cibo salato, il cervello lo percepisce e attiva una serie di meccanismi compensatori per riportare i livelli di sodio verso il basso.

Se ingerisci cronicamente molto sale, infatti, avrai un’iperattivizazzione dei neuroni della vasopressina, questo meccanismo può quindi indurre un’eccessiva ipossia, che potrebbe portare a danni ai tessuti nel cervello. Attraverso questa ricerca si spera di utilizzare lo stesso approccio per studiare altre regioni e malattie del cervello, tra cui depressione, obesità e condizioni neurodegenerative.

Fonte: Greenme

 

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