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Nell’era covid, fintech batte banca. Parola di pmi

Dai crediti erogati in poche ore, all’analisi di solvibilità in tempo reale, fino alle cartolarizzazioni per aumentare il plafond a disposizione d’economia reale. Ecco alcune delle iniziative fintech per alleggerire la fatica delle attività produttive nel 2020, mentre la finanza tradizionale inizia ad aprirsi al nuovo e aumentano le collaborazioni

Nell’era covid, fintech batte banca. Parola di pmi

Il valore della tecnofinanza è emerso quando la finanza tradizionale ha iniziato a dover gestire le erogazioni garantite del decreto Rilancio: 4

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  • Il valore della tecnofinanza è emerso quando la finanza tradizionale ha iniziato a dover gestire le erogazioni garantite del decreto Rilancio: 400 miliardi che, per essere trasferiti alle pmi, richiedevano i tempi normali dell’analisi creditizia. Otto-12 settimane che nessuna impresa poteva permettersi di aspettare
  • Le startup innovative del settore sono arrivate in soccorso, con prodotti ad hoc o mettendo a disposizione le tecnologie proprietarie
  • Con la pandemia è iniziata ufficialmente l’era della collaborazione: banche e istituti finanziari tradizionali cambieranno pelle per sempre

Dove non arriva la banca, si insinua il fintech. La pandemia ha messo in chiara luce le inefficienze degli ecosistemi finanziari e dimostrato con i fatti l’importanza della collaborazione con le startup della tecnofinanza. Che hanno fatto a gara per venire in soccorso dell’economia reale, con prodotti e progetti ad hoc.

Fin dalla pubblicazione del decreto Liquidità ad aprile – che stanziava 400 miliardi di euro di prestiti con la garanzia pubblica – è stato chiaro che ci fosse un problema di sfasamento temporale nel trasferimento dei fondi all’economia reale. In un momento drammatico per l’economia, nessuna impresa a caccia di liquidità, poteva aspettare le 8-12 settimane richieste da qualsiasi istruttoria bancaria.

In questo lag si sono inserire le società di fintech: e sono riuscite, con offerte tempestive e smart, a raddoppiare nel complesso il proprio erogato.
In questo contesto, We Wealth ha parlato di quello che è stato fatto per le pmi, ripercorrendo le iniziative di diverse fintech italiane, con l’aiuto di Antonio Lafiosca, coo e fondatore del marketplace di business lending BorsadelCredito.it, Valentino Peridoda, ad modefinance, Ignazio Rocco di Torrepadula, ceo e founder di Credimi, piattaforma di digital invoice trading, e infine con un anticipo fatture disintermediato come Workinvoice, società fondata da Matteo Tarroni e Fabio Bolognini.

Non è un caso che, secondo PwC – in un aggiornamento straordinario del consueto report sullo status del fintech, pubblicato ad aprile – “la pandemia ha in molti casi favorito le fintech che, avendo fatto dell’agilità il proprio cavallo di battaglia, sono state in media meno danneggiate dalla crisi, riuscendo anche, in alcuni casi, a guadagnare quote di mercato. Da indagini internazionali è emerso come il 20% di queste preveda per il 2020 un aumento del fatturato, soprattutto nell’area del Lending”.

Secondo le stime sono ARisk, 15 giorni di fermo della produzione, bastano per le imprese con fatturato fino a 5 milioni a bruciare l’intera disponibilità di cassa; mentre ne servono 55 per azzerare la cassa della fascia 5-10 milioni e 44 per quella 10-15 milioni. Realisticamente, secondo l’Osservatorio sul working capital di Cribis e Workinvoice, il fabbisogno finanziario aggiuntivo delle pmi sarà di 45 miliardi a tutto il 2020.

Nell’area del credito alle imprese, in Italia, le fintech hanno contribuito in maniera decisiva all’erogazione di credito, affiancandosi alle banche con la loro velocità e la focalizzazione su precisi segmenti e, attraverso partnership, facilitando in modo snello e a costi bassi l’accesso al credito e a nuova liquidità per le piccole e medie imprese.

“Ci siamo messi subito in moto per dare vita a prodotti ad hoc pensati per far fronte prima alle spese fisse delle imprese costrette al lockdown e poi agli investimenti necessari al rilancio – spiega il coo Lafiosca – E non ci siamo fermati, continuando a innovare e semplificando la vita delle imprese in un momento di estrema difficoltà. Il nostro “segreto” è la capacità di anticipare i bisogni delle aziende, prima che esse stesse riescano a manifestarli. Noi adottiamo una logica molto simile a quella del fail fast in voga nella Silicon Valley, dove dal progetto al test e all’eventuale cambiamento di strategia i tempi sono estremamente ridotti”. A marzo, in due settimane, l’azienda ha sviluppate un finanziamento “bullet, della durata di 6 mesi progettato per coprire il 100% delle spese correnti delle pmi per il primo semestre pandemico (salari e stipendi, affitti, utenze). E un secondo lo abbiamo avviato poche settimane dopo, per il rilancio. Si chiama cash anti covid-19 fase 2, fino a 6 anni di durata, di cui 12 mesi di pre-ammortamento, da 50mila euro a 500mila e garanzia personale o del fondo di garanzia”. La fintech ha anche siglato un accordo con Confesercenti Nazionale per fornire alle 350mila pmoi associate un accesso rapido al credito digitale.

Il fintech non si pone necessariamente come alternativa, ma come alleato del credito tradizionale. Offrendo agli operatori di quel mondo strumenti agili per rendere fluida l’erogazione del credito. Per esempio strumenti per la valutazione e la gestione del rischio di credito. Lo fa modefinance, agenzia di rating finetch che “integra diverse competenze e discipline – dalla fisica all’economia, dall’ingegneria all’information technology – per lo sviluppo di soluzioni fintech volte a migliorare e automatizzare le procedure di analisi e a semplificare la gestione economico-finanziaria – come spiega l’ad Valentino Pediroda  – Tra le dinamiche che il covid ha contribuito ad accelerare ce n’è una che fa tremare le imprese: ed è il credit crunch. Tuttavia, le imprese hanno diverse frecce al proprio arco per rendersi più appetibili agli occhi di banche o altri soggetti eroganti finanziamenti. Una di queste è il rating”.

Modefinance ha sviluppato more, uno strumento di Ai che consente di assegnare un merito di credito basato su dati realistici della situazione corrente. “Un rating può essere un primo passo per l’accesso a fonti di finanziamento anche alternative al credito bancario, come i minibond. In seguito al lockdown, sono stati alleggeriti molti dei requisiti di accesso al credito bancario, tra cui i requisiti di eleggibilità alla garanzia pubblica erogata da Sace e dal Fondo centrale di garanzia”.

L’avanzare di collaborazioni banche-fintech è l’altro grande trend in atto. Sempre più istituti di credito tradizionali si rivolgono al fintech per usarne algoritmi e potenzialità e snellire processi e operatività. Lo ha confermato l’Osservatorio fintech & insurtech della School of management del Politecnico di Milano. L’emergenza Covid19 ha accelerato la digitalizzazione del settore finanziario e assicurativo, cambiando esigenze e abitudini di clienti e pmi nell’interazione con le banche (e le assicurazioni), spingendo gli operatori tradizionali ad aprirsi a collaborazioni con un ecosistema di startup e attori non finanziari, mentre sono nate nuove opportunità di business per le nuove imprese innovative fintech e Insurtech. “Nel lockdown il 51% dei clienti italiani ha avuto necessità di interagire con la sua banca e il 73% di questi si dice soddisfatto del servizio ricevuto grazie a strumenti digitali, in particolare della possibilità di eseguire facilmente bonifici e pagamenti online, di interagire con il personale e di firmare documenti in digitale”.

Un caso emblematico di questa collaborazione arriva da Credimi, che ha strutturato l’emissione Italianonsiferma (sottoscritta da Banca Generali, che ha investito in una junior tranche pari al 10%). L’obiettivo con cui l’iniziativa nasce è di fornire in poche settimane 100 milioni di euro all’economia reale. Se replicata su larga scala da altre fintech e dalle stesse banche, potrebbe portare alle imprese la cassa che oggi manca, secondo Ignazio Rocco di Torrepadula, ceo & founder di Credimi. «I 100 milioni iniziali di questa emissione saranno replicati. Insieme al nostro partner Banca Generali prevediamo altre emissioni, anche tematiche, sostenute per esempio da investitori istituzionali locali e dedicate a specifici territori o da investitori corporate. L’idea è di arrivare a un volume complessivo di raccolta di almeno 500 milioni di euro, che equivale a sostenere circa 100mila piccole aziende, e complessivamente un milione di posti di lavoro. Con risorse interamente private».

Non strettamente legato al covid, ma al tema della liquidità il servizio nato dalla partnership tra DocuMI e Workinvoice. AnticipaMI è un servizio di anticipo fatture digitale che integra in unico prodotto i servizi di fatturazione elettronica, analisi del rischio, gestione dei crediti commerciali e cessione del credito e consentirà alle pmi italiane di incassare subito le loro fatture ottenendo liquidità immediata con una sola operazione (e un solo costo), proteggendosi dal rischio dei ritardi di pagamento. “Grazie a questo accordo con DocuMI aggiungiamo un nuovo elemento alla strategia di convergenza digitale con operatori che forniscono servizi di eccellenza alle PMI e che come noi credono in una digitalizzazione più spinta dei processi gestionali, contabili e finanziari – spiega Matteo Tarroni, ceo di Workinvoice – L’impatto del lockdown sul sistema italiano è ancora da valutare e assorbire, ma sicuramente ha evidenziato l’importanza di soluzioni rapide e digitali al fabbisogno finanziario delle imprese”. Workinvoice ha messo la firma anche sul primo mercato digitale dove saranno negoziati i crediti fiscali, a partire da quelli rinvenienti dal cosiddetto “superecobonus”. Anche in questo caso il marketplace nasce dalla collaborazione con Crif, azienda leader nei sistemi di informazioni creditizie e si inserisce nel quadro delle agevolazioni previste dal decreto Rilancio, in particolare nell’ottica del nuovo econobus 110%: sul marketplace sarà possibile cedere e acquistare, come credito di imposta, le detrazioni fiscali previste dalla normativa, creando, per la prima volta, un mercato dedicato ai crediti fiscali (ora aperto a quelli riferiti all’ecobonus, in futuro anche ad altre tipologie), agevolando la trasformazione in liquidità del credito a prezzi di mercato, accelerando la diffusione dell’utilizzo degli incentivi e, in ultima istanza, sostenendo il settore dell’edilizia.

“Workinvoice gestisce da anni il più importante marketplace digitale per i crediti commerciali. A fronte dell’opportunità creata con il varo del superecobonus abbiamo deciso di far evolvere il nostro modello di marketplace nella direzione dei crediti fiscali, con l’obiettivo di trasformarli, anche in questo caso, in un’asset class innovativa. Un vero e proprio mercato secondario che si estenderà ai crediti fiscali trasferibili”, conclude Tarroni.

Fonte : www.we-wealth.com

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