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Dazi Usa, le reazioni internazionali Paese per Paese

Dazi Usa, le reazioni internazionali Paese per Paese

Il nuovo regime tariffario del Presidente degli Stati Uniti nei confronti di tutti i Paesi minaccia di scatenare una guerra commerciale globale. Ecco

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Il nuovo regime tariffario del Presidente degli Stati Uniti nei confronti di tutti i Paesi minaccia di scatenare una guerra commerciale globale. Ecco le reazioni dei singoli Paesi

I mercati globali e le imprese hanno reagito con forte preoccupazione all’annuncio di una nuova ondata di dazi da parte del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Le nuove misure tariffarie, che colpiscono sia i principali partner commerciali che economie emergenti, rappresentano la più grande revisione delle regole del commercio globale dal secondo dopoguerra.

Le nuove politiche prevedono un dazio base del 10% su tutte le importazioni negli Stati Uniti, con picchi superiori al 50% per alcuni paesi. Trump ha giustificato questi provvedimenti affermando di voler correggere decenni di pratiche commerciali sleali che avrebbero penalizzato l’economia statunitense.

Il dazio universale del 10% entrerà in vigore il 5 aprile, mentre i cosiddetti “dazi reciproci”, specifici per alcuni paesi, verranno applicati a partire dal 9 aprile.

Impatto globale e reazioni internazionali

Trump ha imposto un dazio del 20% sui prodotti provenienti dall’Unione Europea, mentre Messico e Canada sono stati risparmiati dal nuovo pacchetto tariffario, ma restano soggetti a dazi del 25% introdotti in precedenza. L’annuncio ha provocato un crollo dei mercati asiatici, mentre le principali economie mondiali stanno valutando contromisure.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha commentato così: “I dazi universali degli Usa costituiscono un duro colpo per l’economia mondiale, che ne soffrirà enormemente: l’incertezza aumenterà a spirale e innescherà ulteriore protezionismo con conseguenze disastrose per milioni di persone: si faranno sentire immediatamente, milioni di cittadini dovranno affrontare bollette della spesa più alte, i farmaci costeranno di più così come i trasporti, l’inflazione salirà. Da una maggiore incertezza all’interruzione delle catene di approvvigionamento alla burocrazia gravosa e il costo delle relazioni commerciali con gli Stati Uniti aumenterà drasticamente”.

Ecco come hanno reagito i singoli Paesi.

Cina

La Cina è tra i paesi più colpiti, con dazi complessivi che superano il 50%. Il ministero del Commercio cinese ha chiesto agli Stati Uniti di “cancellare immediatamente” i dazi, avvertendo che queste misure “minacciano lo sviluppo economico globale”. Pechino ha annunciato contromisure, tra cui possibili ritorsioni tariffarie, la svalutazione dello yuan e restrizioni alle esportazioni di terre rare verso gli Stati Uniti.

Un duro colpo arriva anche con la chiusura della cosiddetta “de minimis rule”, che permetteva l’importazione di beni sotto gli 800 dollari senza dazi. Questa misura colpirà duramente colossi del fast fashion come Shein e Temu, che beneficiano di questo regime per vendere negli Stati Uniti.

Regno Unito

Trump ha colpito il Regno Unito con tariffe del 10%. Downing Street, che si aspettava l’imposizione di un dazio del 20%, ha quindi espresso il proprio sollievo. L’approccio più conciliante di Keir Starmer nei confronti dell’amministrazione Trump sembra quindi aver dato i suoi frutti.

Tuttavia, è probabile che le previsioni di crescita del Regno Unito verranno declassate e le tariffe potrebbero costare migliaia di posti di lavoro e costringere il governo ad attuare ulteriori tagli alla spesa o aumenti delle tasse in autunno.

Corea del Sud

La Corea del Sud, colpita da dazi del 25%, ha definito la situazione “gravissima” e sta preparando un piano di emergenza. L’industria automobilistica, che esporta quasi 35 miliardi di dollari in auto verso gli Stati Uniti, sarà una delle più penalizzate.

“Poiché la situazione è molto grave con l’avvicinarsi della realtà di una guerra tariffaria globale, il governo deve mettere in campo tutte le capacità a sua disposizione per superare questa crisi commerciale”, ha dichiarato il presidente ad interim Han Duck-soo.

Giappone

Il primo ministro Shigeru Ishiba ha dichiarato: “Il Giappone è un Paese che sta facendo la maggior quantità di investimenti negli Stati Uniti, quindi ci chiediamo se abbia senso per [Washington] applicare tariffe uniformi a tutti i Paesi”.

Il ministro del Commercio e dell’Industria Yoji Muto ha definito le tariffe “estremamente deplorevoli” e ha detto che Tokyo sta ancora cercando di convincere l’amministrazione Trump a ripensarci. “Ho comunicato che le misure tariffarie unilaterali adottate dagli Stati Uniti sono estremamente deplorevoli e ho nuovamente esortato con forza Washington a non applicarle al Giappone”, ha detto Muto ai giornalisti.

La borsa di Tokyo hanno reagito negativamente, con il Nikkei Stock Average che a un certo punto è crollato del 4%, portando l’indice di riferimento al livello più basso degli ultimi otto mesi. “Ci aspettiamo un inizio estremamente difficile per i mercati azionari asiatici questa mattina”, ha scritto in una nota Tony Sycamore, analista di mercato presso IG Australia, secondo Nikkei Asia. “Tenetevi forte, gente… ci aspettano acque inesplorate”.

Anche le case automobilistiche giapponesi si stanno preparando a un crollo delle esportazioni. Goldman Sachs ha affermato che i prelievi avrebbero un impatto “significativo” sui produttori giapponesi di auto e di componenti per auto, dato che i veicoli rappresentano oltre il 30% delle esportazioni giapponesi verso gli Stati Uniti.

India

L’India si è svegliata con la notizia di una tariffa del 26% su tutti i beni importati negli Stati Uniti. Trump aveva definito l’India “molto, molto dura” con i propri dazi e aveva detto che il 26% era una “tariffa reciproca scontata” per i dazi del 52% imposti da Delhi.

Il Ministero del Commercio sta analizzando l’impatto delle tariffe, ha dichiarato giovedì un alto funzionario del governo. “Si tratta di un risultato misto e non di una battuta d’arresto per l’India”, ha aggiunto.

Nelle ultime settimane il governo indiano ha lavorato duramente per negoziare concessioni tariffarie. Quasi 14 miliardi di dollari di prodotti elettronici e oltre 9 miliardi di dollari di gemme e gioielli sono tra i settori più colpiti dalle nuove tariffe, così come le industrie tessili e informatiche. Tuttavia, è una buona notizia per l’India che finora i prodotti farmaceutici, una delle sue maggiori industrie di esportazione, siano esenti.

Il deficit commerciale degli Stati Uniti con l’India ammonta attualmente a 46 miliardi di dollari e Trump ha chiarito che le tariffe rimarranno in vigore fino a quando questa “minaccia” non sarà risolta. Secondo quanto riferito, l’India sta valutando la possibilità di ridurre le tariffe su importazioni statunitensi per un valore di 23 miliardi di dollari, tra cui gemme, gioielli, prodotti farmaceutici e ricambi auto.

Australia

Il primo ministro Anthony Albanese ha dichiarato che, pur riconoscendo che “nessuno ha ottenuto un accordo migliore” dell’Australia, il nuovo regime tariffario rappresenta un atto ostile nei confronti di un alleato.

L’Australia è stata relativamente risparmiata dall’impatto delle nuove tariffe imposte da Trump, subendo solo un dazio generalizzato del 10%. Tuttavia, Albanese ha criticato duramente la misura: “Il Presidente Trump parla di tariffe reciproche. Ma una tariffa reciproca dovrebbe essere pari a zero, non al 10%”, ha affermato. “Questi dazi non hanno alcuna logica economica e minano i principi della partnership tra le nostre due nazioni. Non è un gesto da amico.”

Nonostante ciò, Albanese ha chiarito che il suo governo non imporrà dazi di ritorsione nei confronti degli Stati Uniti – attualmente l’interscambio commerciale tra i due Paesi è esente da tariffe – e ha sottolineato che, alla fine, saranno gli stessi consumatori americani a pagare il prezzo delle decisioni di Trump.

Alcuni minerali strategici esportati dall’Australia, e non reperibili negli Stati Uniti, saranno esentati dalle nuove misure tariffarie.

Nuova Zelanda

Il primo ministro Christopher Luxon ha dichiarato che, rispetto ad altri Paesi, la Nuova Zelanda ha subito un impatto relativamente contenuto con una tariffa del 10%, ma ha criticato le guerre commerciali definendole “una strada sbagliata”.

“Saranno circa 900 milioni di dollari di dazi a gravare sugli esportatori neozelandesi, costi che inevitabilmente ricadranno sui consumatori americani”, ha dichiarato Luxon. “Ciò comporterà un aumento dei prezzi, alimenterà l’inflazione e rallenterà la crescita economica, creando ripercussioni a livello globale.”

Il premier ha poi annunciato che chiederà chiarimenti agli Stati Uniti sulla loro affermazione secondo cui la Nuova Zelanda imporrebbe un dazio del 20% sulle importazioni americane: “Non comprendiamo come sia stata calcolata questa cifra”, ha commentato.

Gli Stati Uniti rappresentano il mercato di esportazione in più rapida crescita per la Nuova Zelanda e, nel 2024, diventeranno il secondo più grande, superando l’Australia e rimanendo dietro solo alla Cina. Le esportazioni verso gli USA supereranno i 9 miliardi di dollari neozelandesi, trainate da carne, latticini e vino. Con le nuove tariffe, gli esportatori neozelandesi dovranno far fronte a un costo aggiuntivo di circa 900 milioni di dollari.

Canada

Il Canada è stato esentato dai nuovi dazi, ma continua a subire imposte del 25% su acciaio, alluminio e automobili, entrate in vigore a mezzanotte (ora orientale). Il primo ministro Mark Carney ha promesso una risposta forte: “Combatteremo queste tariffe con contromisure adeguate e lavoreremo per costruire l’economia più forte del G7”.

Carney ha riconosciuto che Trump ha mantenuto alcuni elementi chiave delle relazioni bilaterali, ma ha sottolineato che le tariffe del 25% – giustificate da Trump come una misura punitiva per il presunto mancato contrasto al traffico di fentanyl verso gli Stati Uniti – restano in vigore.

Messico

Come il Canada, anche il Messico è stato esentato dall’ultima serie di dazi, ma resta soggetto ai prelievi già annunciati dall’amministrazione Trump. La presidente Claudia Sheinbaum ha dichiarato che il Messico non intende rispondere con misure punitive: “Non faremo una guerra dei dazi”, ha affermato, annunciando però un “programma completo” che verrà svelato nei prossimi giorni.

Taiwan

Il governo taiwanese ha definito le nuove tariffe imposte dagli USA “del tutto irragionevoli” e ha annunciato l’intenzione di affrontare la questione con Washington. Il dazio del 32% imposto da Trump sull’isola avrà un impatto significativo sulla sua economia, considerando che oltre il 60% del PIL taiwanese dipende dalle esportazioni. Nel 2023, Taiwan ha registrato un surplus commerciale di quasi 74 miliardi di dollari, e secondo le previsioni di Bloomberg, l’aumento delle tariffe potrebbe ridurre il PIL del 3,8%, a causa del calo delle esportazioni verso gli Stati Uniti.

Prima dell’annuncio di Trump, il presidente Lai Ching-te aveva sottolineato il ruolo fondamentale di Taiwan nella catena di approvvigionamento globale e aveva assicurato che il governo avrebbe adottato misure per proteggere le imprese locali.

La Camera di Commercio Americana a Taiwan ha esortato entrambe le parti a mantenere un dialogo costruttivo. “In un contesto geopolitico sempre più complesso, la partnership tra Stati Uniti e Taiwan non è solo essenziale per la prosperità economica, ma anche per la stabilità della catena di approvvigionamento e della regione”, si legge in una nota.

Secondo fonti locali, il governo taiwanese stava preparando da mesi una strategia di risposta alle tariffe, valutando l’opzione di incrementare le importazioni di energia dagli USA e ridurre le proprie tariffe per riequilibrare il commercio bilaterale. In precedenza, Taiwan aveva cercato di attenuare le tensioni con Washington, anche attraverso un investimento di 100 miliardi di dollari della TSMC negli Stati Uniti. L’accordo, annunciato alla Casa Bianca da Trump e dal presidente dell’azienda, sembrava poter garantire un’esenzione dai dazi. Tuttavia, le nuove misure hanno smentito questa ipotesi.

Thailandia

Il governo thailandese ha espresso preoccupazione per l’impatto economico dei nuovi dazi, affermando che le misure di Trump “colpiranno non solo i partner commerciali, ma anche il potere d’acquisto dei consumatori americani, incapaci di assorbire l’aumento dei prezzi”. Le autorità thailandesi hanno invitato gli esportatori locali a diversificare i mercati per ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti e hanno annunciato misure di sostegno per i settori più colpiti. Il governo ha inoltre ribadito la propria volontà di avviare un dialogo con Washington per trovare un equilibrio commerciale che riduca al minimo gli effetti negativi per entrambe le economie.

di Silvia Martelli

Fonte: ilsole24ore.com

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