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Esce il primo videoclip italiano realizzato interamente con l’intelligenza artificiale

Esce il primo videoclip italiano realizzato interamente con l’intelligenza artificiale

Esce il primo videoclip italiano realizzato interamente con l'intelligenza artificiale Il video di "Cold Moon In Deep Water" nasce dalla coll

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Esce il primo videoclip italiano realizzato interamente con l’intelligenza artificiale

Il video di “Cold Moon In Deep Water” nasce dalla collaborazione tra il gruppo Underdog e l’Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie

primo videoclip italiano realizzato con intelligenza artificiale

Dalla collaborazione tra il gruppo Underdog e l’Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie nasce il primo videoclip musicale realizzato interamente con l’intelligenza artificiale (AI). A oltre 10 anni di distanza dalla pubblicazione del disco “Keep Calm” (Altipiani/MArteLabel, 2012) gli Underdog tornano sulla scena musicale con il nuovo singolo “Cold Moon In Deep Water”, preludio al terzo album “Underdog vs Underdog” in uscita il prossimo 21 aprile per Phonosphera Records. Per la prima volta in Italia, un video viene realizzato sfruttando le potenzialità dell’AI, grazie alla collaborazione con la farm Contaminazioni dell’Accademia delle Arti e delle Nuove Tecnologie di Roma, ideata dal Prof. Davide Cardea: un laboratorio sperimentale di comunicazione che, con un gruppo selezionato di giovanissimi studenti dei dipartimenti di Graphic Design, Design e Videomaking, esplora innovativi percorsi di comunicazione.

“Il videoclip di Cold Moon In Deep Water, in uscita il 16 marzo, nasce come un soggetto scritto, ispirato al testo della canzone, che è stato tradotto prima in sceneggiatura e poi in uno storyboard. Questa è stata la nostra griglia di partenza, la nostra comfort zone per iniziare a sperimentare con l’AI, in questo caso Stable Diffusion, che abbiamo utilizzato per disegnare le scene – spiega Davide Cardea, docente di AANT che ha seguito la realizzazione del video -, per rimanere aderenti a come avevamo immaginato il video, abbiamo dovuto operare profonde personalizzazioni del software e delle sue librerie, passando per script a riga di comando e interfacce ai limiti dell’usabilità”.

L’Accademia delle Arti e delle Nuove Tecnologie come ente di formazione, ricerca e sperimentazione non può non interrogarsi sulle implicazioni e sulle potenzialità di uno strumento che si muove in assenza di regolamentazione e sul quale sono molte le riflessioni in atto. “Il nostro approccio è stato, fin dall’inizio del percorso progettuale, quello di collocare l’AI nella sfera dei tool, degli strumenti disponibili, cercando di farne un uso più professionale possibile, andando aldilà dei risultati facilmente ottenibili e comprendendone, proprio usandola, quali fossero le potenzialità e i limiti” riflette la Direttrice di AANT, Rossana Quarta che aggiunge “consapevoli del fatto che siamo all’inizio di una nuova epoca e che certamente molte regole in quest’ambito devono ancora essere scritte, il contributo di AANT vuole consistere proprio nella presa di coscienza della potenza del mezzo e delle implicazioni che l’utilizzo dell’AI comporta, anche in senso etico e morale.

Ma, soprattutto, è stata la natura pionieristica dell’Accademia a guidare l’indagine, l’occhio orientato al piacere della scoperta a dettare il tipo di approccio, ponendo delle domande nate in itinere alla base di un percorso che prima di tutto è culturale e orientato a definire in che direzione si evolveranno le figure creative del futuro. Un futuro in cui essere creativi consisterà sempre di più nella capacità di adattare le proprie competenze tecniche ad un immaginario visivo e culturale da studiare, affinare e sviluppare, in cui la cultura del progetto e la curiosità del creativo permetteranno di definire la valorizzazione dei prodotti di comunicazione e design. Non possiamo sapere oggi quale sarà il futuro dell’AI, ma come tutte le cose nuove è stata accolta in AANT e messa sotto la lente dell’osservazione, per capirla prima di giudicarla, per restarne affascinati ma anche esplorarne i limiti. E farci domande”.

“Cold Moon In Deep Water è per me l’occasione di affermare questa posizione: avremmo potuto scrivere due cose a caso e lasciar fare l’AI, o utilizzare alcune piattaforme che oggi con un click ti permettono di creare qualcosa senza grande impegno: questo lo possono fare tutti o quasi ma credo che questo tipo di proposte avranno vita breve, un fuoco di paglia che si spegnerà finito l’entusiasmo per il nuovo gioco” conclude Cardea.

Fonte : AGI

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