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Anche Pinotti apre al polo militare italiano, ma Leonardo e Fincantieri non si scaldano in borsa

Dopo che il ceo di Fincantieri, Folgiero, ha aperto all'ipotesi di un polo militare italiano con Leonardo, oggi la presidente della commissione Difesa del Senato, Roberta Pinotti, ha spiegato che la sinergia tra i due gruppi parte da Orizzonte Sistemi Navali. Con una fusione ai prezzi attuali, occhio al rapporto debito/ebitda | Il mercato non apprezzerebbe una fusione tra Leonardo e Fincantieri, per più di un motivo, spiega Akros

Anche Pinotti apre al polo militare italiano, ma Leonardo e Fincantieri non si scaldano in borsa

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Si moltiplicano le dichiarazioni a favore di un polo militare italiano. Ieri il ceo di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, ha aperto all’ipotesi di un polo militare italiano con  Leonardo. Lo scenario non è nuovo, è stato rilanciato la scorsa settimana dal Ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, che, durante una visita presso Fincantieri, ha parlato dell’ipotesi di “un polo militare italiano” e tutti, naturalmente, hanno pensato al duo Leonardo- Fincantieri. Ci crede anche Roberta Pinotti, senatrice Pd, già ministra della Difesa e oggi presidente della commissione Difesa del Senato, la quale oggi ha rimarcato la necessità che l’Italia abbia una maggior forza e capacità militare. “Ed è giusto evitare concorrenze interne, con i nostri gruppi che si presentano in gara con gli stessi prodotti negli stessi Paesi”, ha detto.

C’è bisogno di più sinergie fra i due gruppi e la scatola, lo strumento su cui ragionare di coproduzione navale esiste già, “si chiama Orizzonte Sistemi Navali (51% Fincantieri, 49 Leonardo ndr). Questa società ha già dato grandi risultati, ad esempio con le Fremm e quindi se vogliamo cercare una maggior sinergia fra i due gruppi, sfruttiamola, rafforzandone le competenze”, ha spiegato Roberta Pinotti, parlando di tempi “immediati, perché altrimenti osserveremo fibrillazioni sempre più evidenti fra il management, ma anche fra i sindacati. L’Italia deve muoversi in uno scenario globale ma deve farlo in un’ottica europea”.

In borsa i titoli Leonardo e Fincantieri non si scaldano

D’altra parte, l’ipotesi di un polo militare Fincantieri- Leonardo, come ha sottolineato lo stesso Folgiero, è ad appannaggio degli azionisti delle due sicietà: Cdp che ha il 71% di Fincantieri e il Mef che ha il 30% di Leonardo, che stanno sviluppando una visione industriale di lungo periodo. Da parte sua il managament è concentrato sugli aspetti iniziali, sullo studio delle sinergie e dei vantaggi commerciali, produttivi e occupazionali di lungo periodo. L’operazione ci sarà se ci sarà creazione di valore.

È, però, un dato di fatto, come ha osservato oggi Equita Sim, che nelle ultime settimane le dichiarazioni da parte di esponenti politici in merito a una possibile fusione o al rafforzamento di collaborazioni tra Leonardo e Fincantieri si stanno moltiplicando, inducendo a pensare che qualcosa si stia effettivamente muovendo in questa direzione. Resterebbero, comunque, da chiarire le sinergie e le modalità di realizzazione.

Equita Sim: con una fusione occhio al rapporto debito netto/ebitda 2022

“Assumendo una semplice fusione ai prezzi attuali, la quota di controllo dello Stato andrebbe intorno al 36% e il rapporto debito netto/ebitda 2022 sarebbe nel range 2/2,4 volte a seconda del metodo di calcolo del debito di Fincantieri, un livello che richiederebbe un’attenta valutazione”, ha avvertito Equita Sim che sul titolo Leonardo ha un rating buy e un target price a 11 euro, invece su Fincantieri un rating hold e un prezzo obiettivo a 0,67 euro.

Fonte: Milano Finanza

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