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Le imprese italiane guadagnano posizione nel rating ambientale

l Gruppo Maire Tecnimont ha ottenuto il giudizio AA da Morgan Stanley Capital International e il Gold da Ecovadis

Le imprese italiane guadagnano posizione nel rating ambientale

Si rafforza il gruppo delle imprese italiane che guadagnano posizione nel campo della sostenibilità. Il Gruppo Maire Tecnimont – che con la contro

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Si rafforza il gruppo delle imprese italiane che guadagnano posizione nel campo della sostenibilità. Il Gruppo Maire Tecnimont – che con la controllata NextChem opera nel campo della chimica verde e delle tecnologie a supporto della transizione energetica – ha ottenuto il rating AA da Morgan Stanley Capital International (MSCI) Research e il rating Gold da Ecovadis, due agenzie che danno un punteggio alle aziende in base alle prestazioni ESG (Environment Social Governance), cioè che valutano le performance ambientali, sociali e di governance delle maggiori aziende.

Il perché di questo piazzamento è spiegato nel bilancio di sostenibilità appena uscito. Un bilancio che affronta i tre campi delle valutazioni ESG. Tra le principali iniziative in campo ambientale: il lancio del progetto Green Village; le campagne per ridurre le emissioni negli uffici, nei cantieri, nella mobilità, negli imballaggi; le 40mila tonnellate di emissioni di CO2 evitate grazie all’impianto di riciclo dei rifiuti plastici di MyReplast Industries; gli oltre 1.800 brevetti totali e gli 81 progetti di innovazione.

Dal punto di vista sociale sono state evidenziati oltre 1,6 milioni di ore di formazione per i dipendenti e collaboratori del Gruppo, con una media di 23,8 ore di formazione per dipendente, oltre a 600 ore di workshop sulla normativa Ue in materia di clima. Inoltre è stato creato un Centro di ricerca sul riciclo dei rifiuti e sull’economia circolare con il National Institute of Technology Karnataka, (India) e il 57% degli acquisti relativi ai 29 progetti principali in corso è stato effettuato localmente.

Infine per la governance c’è da registrare l’adozione della Business Integrity Policy, il lancio della “Fondazione Maire Tecnimont Evolve”, gli oltre 1.300 fornitori classificati secondo criteri ESG.

Anche sul fronte della classificazione di CDP troviamo sei aziende incluse nella “Climate A List”: Brembo, Enel, Leonardo, Pirelli, Salvatore Ferragamo e Sofidel.

Unica azienda a ricevere una A in più di una categoria, precisamente nella “Climate Change” e in quella “Water Security”, è Brembo, mentre le altre hanno ottenuto il punteggio più alto solo rispetto a “Climate Change”.

Sempre da Cdp è arrivato anche un riconoscimento per Terna, l’azienda italiana impegnata nella trasformazione del mercato elettrico. Il gruppo guidato da Stefano Donnarumma ha ottenuto la valutazione A- (in una scala che va da D- ad A), la categoria assegnata alle società che hanno messo in campo le best practice. Un posizionamento di eccellenza calcolando che la media del settore è B, la media europea B e la media globale B-. Tra i punti di forza della società regista della transizione energetica in Italia ci sono l’organizzazione e la gestione aziendale sul tema del cambiamento climatico, le iniziative messe in campo per la riduzione delle emissioni e l’impegno per il raggiungimento di target ambiziosi, ribadito dall’adozione dello Science Based Target, attraverso cui Terna si è impegnata a tagliare di circa il 30% le proprie emissioni inquinanti.

Sono un numero consistente (18) anche le società italiane che hanno ottenuto il secondo punteggio migliore, B, nella categoria “Climate Change”: Assicurazioni Generali, Atlantia, BPER Banca, Banca Generali, Banco BPM, Esselunga, Ferrari, Gruppo Ferrovie dello Stato, Inwit, Maire Tecnimont, Neodecortech, Piaggio & C, Prysmian, Rai Way, Saipem, Unipol Gruppo, Webuild e Zignago Vetro.

Ci sono però anche aspetti preoccupanti nel rating ambientale. Solo il 2% di tutte le aziende valutate a livello internazionale ha ottenuto il punteggio A, e il 58% ha ottenuto un punteggio tra C e D, che significa che stanno solo iniziando a riconoscere il loro impatto ambientale. È anche preoccupante che 16.870 aziende che valgono 21mila miliardi di dollari non hanno risposto alla richiesta di informazioni dei loro investitori e clienti, o hanno fornito informazioni insufficienti.

Fonte: Huffpost.it

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