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Progetto CUSP, quando il compost è a km0

Progetto CUSP, quando il compost è a km0

L’iniziativa sta sperimentando impianti di ultimissima generazione per il compostaggio in loco dei rifiuti organici prodotti a partire dall’area portu

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L’iniziativa sta sperimentando impianti di ultimissima generazione per il compostaggio in loco dei rifiuti organici prodotti a partire dall’area portuale e dalle imbarcazioni.

Il compost a km0 incontra la tecnologia dell’IoT

CUSP sta per Compostaggio Sistemico Urbano e Portuale e riguarda una modalità di gestione e trattamento dei rifiuti organici. Il progetto, premiato in occasione del CETRI Educational Awards 2017, nasce nelle aule di due istituti tecnologici della città di Civitavecchia (RM), l’ITT G. Marconi e l’ITN L. Calamatta. Si inserisce nel filone culturale delle smart cities viste come sistemi complessi, e della visione del prof. Jeremi Rifkin sulla terza rivoluzione industriale. Tra i suoi obiettivi, quello di promuovere sul territorio alcuni valori e competenze di cittadinanza SMART di cui il progetto si nutre.

La gestione a km0 del processo di compostaggio prevista si basa sulla condivisione delle risorse (compostiere industriali, capitale umano) e sulla cooperazione tra cittadini, studenti, imprese pubbliche e private. Tutto il ciclo e le tecnologie utilizzate sono ecosostenibili (mobilità elettrica, compostaggio, produzione elettrica FER) contribuendo a ridurre significativamente l’impatto ambientale derivante dal conferimento dei rifiuti nelle discariche dei rifiuti. La cooperazione, la condivisione in contrapposizione ai valori della competitività aggressiva comportano numerosi vantaggi, tra i quali per esempio la frammentazione degli interessi e la distribuzione di strumenti economici, tecnologici e culturali nelle mani dei cittadini che disinnescando qualsiasi forma di comportamento corruttivo e illecito, spesso presenti nelle cronache di crimini ambientali e/o legati alla gestione dei rifiuti. L’obiettivo comune e condiviso di riduzione dei rifiuti da conferire in discarica funge da collante dei vari interessi tra i diversi soggetti e delle economie prodotte in forma diffusa; il baricentro dei costi si sposta sul versante intellettivo, culturale e sociale, generando nuovi posti di lavoro qualificato.

Nel territorio di Civitavecchia la produzione di rifiuti può essere attribuita a due fonti: cittadina e portuale. In questo articolo trattiamo il ciclo di gestione cittadino poiché quello portuale non è stato oggetto di studio poiché coperto da vincoli di riservatezza.

Il circolo virtuoso del CUSP è illustrato nella figura seguente e risulta molto semplice nella sua struttura:

Si parte dall’obiettivo annuale di una certa quantità di tonnellate di rifiuti da sottrarre al processo tradizionale ovvero raccolta, trasporto e conferimento in discarica. Esso comporta subito benefici sia ambientali che economici. A Civitavecchia si producono nella città quasi 25.000 tonn di rifiuti totali per un costo totale di circa 15 mln di euro ovvero un costo medio stimato di circa 588,00 euro/tonn. Nel porto abbiamo una media di 2 tonn/nave con uno sterilizzatore di 2600 tonnellate .

Il risparmio finanziario derivante nelle casse dell’ente locale può essere scisso in due componenti x e y.  Una componente può essere reinvestita per il processo di gestione e conduzione del sistema di rete delle compostiere. La restante componente x può essere liberata sotto forma di taglio di tasse e girate direttamente agli organismi collettivi ovvero ai cittadini. Le imprese/scuole utilizzano le cifre risparmiate del contributo TARI per l’acquisto degli impianti tecnologici di compostaggio. Si trasforma di fatto una tassa in un investimento di un bene tecnologico aumentando di fatto il valore patrimoniale della propria attività.

Il sistema di compostiere distribuite sul territorio è organizzato in rete, nel senso che ogni organismo collettivo consiste in un nodo a sua volta connesso ai restanti nodi tramite una modalità di gestione da parte dell’ente conduttore che si serve di una app tecnologica, sfruttando le tecnologie IoT oggi disponibili.

La app monitora tutti i dati del processo compresi l’identificazione dell’utenza e lo stato di accumulo dell’umido. Soprattutto la disponibilità a ricevere i rifiuti da parte di ogni compostiera facente parte della rete. L’ente conduttore quindi conferisce il rifiuto organico nelle compostiere che possono riceverlo mitigando gli squilibri tra gli eccessi di umido e sotto utilizzo della singola compostiera. Per esempio la compostiera appartenente all’organismo collettivo fatto da scuole può in estate soccorrere gli eccessi di un altro organismo collettivo fatto da un consorzio di ristoratori del litorale. La mobilità del rifiuto tra le diverse compostiere è assicurata da mezzi a trazione elettrica e in ogni caso nel rispetto della legge. Le compostiere diventano così stazioni di monitoraggio ambientali in quanto potrebbero essere rilevati altri dati come polveri sottili, umidità, temperatura, etc.

Oltre al sistema di compostiere sempre in forma distribuita sarà istituito un processo di raccolta e produzione del residuo secco (sfalci e potature) da utilizzare come strutturante nel processo di compostaggio.

Il compost finale sarà distribuito gratuitamente alla cittadinanza per incentivare la floricoltura da impiegare all’abbellimento dei borghi e degli arredi urbani in generale.

 

 

 

 

 

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