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Il microcredito sociale

Il microcredito uno strumento finanziario o un mezzo di promozione sociale?

Il microcredito sociale

La cultura dello scarto è la potente sintesi che ha fatto Papa Francesco come allegoria del cortocircuito tra la finanza globale e le persone comuni,

Codacons. A Pasqua le famiglie spenderanno 1,1 mld
La ricchezza delle famiglie italiane vale 10.010 miliardi
De “Obligatio est iuris vinculum quo necessitate adstringimur alicuis rei solvenda secondum iura nostra civitatis” ovvero del “Debito”.

La cultura dello scarto è la potente sintesi che ha fatto Papa Francesco come allegoria del cortocircuito tra la finanza globale e le persone comuni, con le loro aspettative e le loro necessità concrete.

La cultura dello scarto e dello spreco è unaforma mentis contemporanea che rende persone, imprese ed istituzioni indifferenti e autoreferenziali, fino a farci considerare come immodificabili le grandi ingiustizie del mondo globalizzato, a partire dalla più grande di tutte, quella per cui i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.

Questa cultura dello scarto sociale è indissolubilmente e ideologicamente legata, come evidenziato proprio nella Enciclica Laudato Sii, al degrado ambientale nel doppio scarto delle cose e degli uomini che rovina la casa comune e chi ci vive dentro.

La risposta è necessariamente una cultura dell’ecologia globale perché la logica perversa, che, in nome del massimo profitto, non protegge la casa comune, come se oltre la terra avessimo a disposizione un altro pianeta dove vivere, è la stessa che considera la presenza degli ultimi degli ultimi un effetto collaterale al nostro personale benessere, dove, purché non venga toccato qualche proprio privilegio, qualche scartato, nazione o persona che sia, è tutto sommato tollerabile, come se davvero si potesse vivere tranquilli nella piccola isola delle nostre sicurezze, dentro un oceano di povertà e di disagio sociale.

Rispetto a questo scenario di potente esclusione sociale, peggiorato a causa della pandemia, la possibilità di accesso al credito diventa un vero e proprio “diritto di cittadinanza”.

Prestare denaro alle persone in marginalità sociale presenta ovviamente delle difficoltà e prevede dei modelli di valutazione del rischio di credito e dei sistemi di supporto, appositamente progettati. Il principale motivo per cui i poveri non ottengono credito è riconducibile al fatto che non hanno garanzie da fornire. Non sono quindi i clienti “tradizionali” delle banche “tradizionali”, ovvero sono definiti non bancabili.

Il Microcredito Sociale è un particolare tipo di finanziamento che nasce proprio per dare una risposta creditizia alle fasce più deboli.

Si tratta di prestiti personali alle famiglie ed ai consumatori, rivolti a promuovere progetti di inclusione sociale destinati a persone che si trovano in condizione di vulnerabilità. I finanziamenti sono destinati all’acquisto di beni o servizi necessari al soddisfacimento di bisogni primari tra cui, per esempio, spese mediche, canoni di locazione, utenze, ecc.

L’importo massimo di tali finanziamenti è di 10 mila euro con una durata massima di 5 anni. Il finanziamento prevede l’erogazione dei servizi ausiliari di assistenza per la gestione del bilancio familiare erogati da un tutor di microcredito. I finanziamenti non sono assistiti da garanzie del cliente, ma a differenza del microcredito imprenditoriale, del quale abbiamo parlato nello scorso articolo, non è stato previsto dal legislatore un fondo di garanzia pubblica.

Questa mancanza di garanzia pubblica limita fortemente, ad oggi, la possibilità di sviluppo di tale strumento creditizio e questa mancanza viene surrogata, in genere, da Enti del terzo settore, che invece di “regalare” dei sussidi economici di prima assistenza, decidono di creare un fondo di garanzia a supporto di piccoli prestiti erogati da intermediari finanziari.

Tale approccio ha due importanti benefici:

  1. Moltiplica le possibilità di aiutare persone in disagio economico, in quanto, man mano, che vengono pagate le rate, la capienza del fondo di garanzia viene ricostituita.
  2. Il soggetto in difficoltà economica smette di essere utente di servizi di assistenza e diventa cliente di un intermediario finanziario, un passaggio non banale di uscita dalla marginalità sociale.

Tra i tanti progetti di microcredito sociale segnalo “MamHabitat”, che si propone il fine ambizioso di ridisegnare a Roma le politiche cittadine di accompagnamento all’inclusione sociale di nuclei «mamma con bambino», attraverso l’implementazione di un sistema di “abitare assistito”, complementare e alternativo all’accoglienza in servizi di casa famiglia, centrato sull’istituto della semi-autonomia e sulla creazione/incremento delle connessioni sociali del nucleo familiare, la cui assenza è spesso la vera origine del disagio sociale.

Il progetto prevede il coinvolgimento di 100 nuclei monogenitoriali e la partnership di 300 insegnanti dislocati su 19 istituti scolastici, 8 parrocchie, 100 assistenti sociali e vari volontari.

Nell’ambito della pianificazione operativa di MamHabitat è stata realizzata una specifica progettualità per una iniziativa di Finanziamenti di Microcredito Sociale, destinati ai fruitori del progetto MamHabitat per agevolare il loro reinserimento sociale, lavorativo ed abitativo.

A tale scopo è stato istituito Il Fondo di Garanzia Microcredito MamHabitat, gestito da Ente Nazionale per il Microcredito, a cui il partenariato promotore dell’iniziativa ha affidato la gestione del fondo di garanzia per consentire le erogazioni dei prestiti di microcredito.

Ma come si fa ad accedere al microcredito per le mamme?

La mamma potrà prendere appuntamento con la facilitatrice comunitaria assegnatale dal progetto MamHabitat, consegnarle i propri documenti ed elaborare con lei una proposta di progetto che rispecchi le proprie aspettative di realizzazione personale e professionale. Poi seguirà la valutazione del tutor di microcredito che, in caso di esito positivo, la convocherà in Banca per la sottoscrizione del finanziamento.

I finanziamenti avranno un importo massimo di 5 mila euro, quindi sensibilmente inferiore al limite massimo consentito dalla norma (10 mila euro).

Sono stati previsti dei meccanismi di controllo, che hanno il fine di innescare un meccanismo di responsabilità collettiva. Chi paga il prestito sa che, oltre ad onorare i suoi impegni, sta contribuendo fattivamente alla possibilità che questo prestito venga concesso ad altre mamme, nella stessa condizione di vulnerabilità.

Mi piace concludere questo articolo con una citazione del sociologo francese Robert Castel che sintetizza lo spirito del microcredito sociale:

Un individuo non sta in piedi da solo, indipendentemente dalla sua iscrizione in ambiti collettivi: non è un atomo, come si credeva agli inizi dell’età moderna. Per essere un individuo dotato di un minimo di indipendenza sociale servono alcuni supporti, uno zoccolo su cui appoggiarsi (Robert Castel, intervista di Maurizio Bergamaschi per “ilmanifestoinrete.it”, 2013).

Con il prossimo articolo parleremo invece dei Finanziamenti Anti Usura uno strumento creditizio dedicato alle famiglie in situazione di sovraindebitamento.

Continuate a seguirci!

Per approfondire:

Il sito dedicato all’iniziativa MamHabitat

Il sito dell’Ente Nazionale per il Microcredito

Fonte: Totapulchranews

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